Chi sono i neofascisti? Per chi li osserva con superficialità da posizioni antifasciste, un gruppo di persone un po’ folkloristiche, dalle idee nostalgiche, dall’animo nero, con giubbotti di pelle rigorosamente nera, dall’espressione truce, tendenzialmente violenti. Per chi, invece, rivendica con orgoglio di essere tale, una comunità di fratelli, unica ancora di salvezza in un mondo alla deriva. L’ottimo servizio di CRASH! (“Viaggio nel mondo neofascista foggiano”), trasmesso su TELEBLU, fa capire come la verità sia più complessa delle visioni semplicistiche di entrambe le parti. Certo, da una rapida analisi fisiognomica ed ambientale è difficile uscire dallo stereotipo dei primi. Effettivamente vi è una profusione nel mondo neofascista, specie maschile, di chiodi rigorosamente neri e di espressioni gravi, un filo minacciose. Effettivamente i luoghi del loro associarsi sono un po’ lugubri, con slogan e manifesti dichiaratamente minacciosi: del resto se si opta per una nuance nera o si vuole apparire eleganti (e un po’ più magri, visto che il nero sfina) o macabri o incutere paura. Alcune loro idee a dir la verità, per pochezza, provocano un certo qual riso. Come la semplificazione di pensiero (sentita però nel profondo anche da qualche antifascista) secondo cui tutti gli extracomunitari, tutti i rom che vivono per strada siano pericolosi; differentemente da chi è professionista ed ha un lavoro (vai a capire in base a questo ragionamento se un poliziotto, massimo emblema dell’ordine tanto agognato, che compia una strage sia un individuo pericoloso oppure meno). O ancora quando coloro che si cimentano come ronde notturne si presentano alla stregua delle Dame della Carità di San Vincenzo, dedite con gli extracomunitari un po’ riottosi ad interventi di assistenza sociale. Pensare però di stare dinanzi a persone a cui nessuno darebbe il pur minimo credito, in virtù di questa baracconaggine un po’ violenta, è il più grave errore che si possa compiere. Molti infatti hanno fiducia nell’ideale neofascista, attratti soprattutto dal loro spirito cameratesco, dal loro concetto di comunità, rigorosamente dalla cultura italica e bianca (l’elemento estetico è superfluo: del resto a Foggia e in provincia si è fisiognomicamente più simili ad un mediorientale che ad un valdostano). E i neofascisti foggiani, una comunità nella comunità, immagine di ciò che la comunità dovrebbe essere e non è più, grazie anche all’onlus Solidarietà Nazionale, prestano soccorso solo a chi, pur rientrando in questo range, si sente escluso o abbandonato: giovani, disoccupati, anziani. Se presso questi hanno un enorme seguito, vi sono delle mancanze nel sistema democratico in cui si vive; da molti di loro per l’appunto rapidamente rinnegabile poiché incapace di offrire risposte concrete. Del resto si dichiarano militanti e sostenitori fieramente fascisti anche perché durante il fascismo, quando le libertà democratiche furono messe fra parentesi, si ottennero importanti conquiste sociali. Allora sì che si poteva dormire con la porta di casa aperta. E i treni anche a Foggia arrivavano in orario.
Domenico Antonio Capone