Il 25 Aprile è la Festa della Liberazione. Ricordo glorioso del giorno in cui i nostri nonni si scrollarono di dosso l’infamia di vent’anni di repressione, di dittatura, di guerre coloniali, di leggi razziali e genocidio, di guerre mondiali.
Ma cos’è diventato? Un pallido ricordo, un cimelio impolverato, uno spirito rivoluzionario messo sotto conserva, come le ciliegie, perché non faccia danno. Venti di guerra, polemiche e spettacoli politici da operetta… tutt’attorno disoccupazione, precarietà, miserie ed un silenzio assordante. Oggi più che mai ci sarebbe bisogno di recuperare quello spirito rivoluzionario, ma dov’è finito?
Noi cerchiamo di coltivare una memoria di quei giorni che non sia semplice celebrazione, cerchiamo di coltivare una memoria di quei giorni che sappia essere sprone all’azione e progetto per il futuro. Noi coltiviamo una idea di antifascismo come progetto di libertà e democrazia, come trasformazione radicale di una società e di una politica che respingiamo: il nostro antifascismo è tutt’uno con le lotte ambientaliste, con le lotte contro ogni discriminazione razzista e sessista, con le lotte per un lavoro che significhi diritti, dignità e libertà. Il nostro antifascismo non è soltanto ricordo del passato, è voglia di futuro, allo stato puro.
Il 25 Aprile abbiamo scelto di creare un momento di cultura e di aggregazione autogestita in uno dei tanti luoghi della prima periferia della nostra città: abbiamo scelto un non-luogo, “il canalone”, fatto di cemento, rifiuti ed erbacce perché era ed è il luogo di aggregazione di tantissimi giovani della nostra città. Da quel non-luogo, da un canale di scolo delle acque alluvionali, sono partite tantissime esperienze culturali giovanili della nostra città: street artist, skater, breaker e tanto altro. Un canale di cemento, questa è stata ed è la culla della creatività giovanile a Manfredonia, una città in cui i luoghi di aggregazione e cultura vengono mercificati e asserviti a logiche di clientela elettorale. Abbiamo costruito una commemorazione popolare, partecipata e vissuta dal basso, frutto della solidarietà e dell’impegno di tanti e tante. In una intera giornata abbiamo realizzato una parete di murales dedicata alla memoria degli antifascisti della nostra terra, abbiamo ripulito e reso fruibile uno spazio abbandonato e pieno di rifiuti come tanti nella nostra città, abbiamo condiviso con centinaia di ragazzi musica, socialità, letture e cultura. Il nostro antifascismo non è soltanto ricordo del passato, è voglia di futuro, allo stato puro.
Non ci siamo però limitati all’aggregazione, alla celebrazione: abbiamo voluto documentare e denunciare lo stato di abbandono e degrado in cui si trova l’ex-campo di concentramento di Manfredonia (più conosciuto come ex-macello o ex-mattatoio). In quel luogo 519 persone in carne ed ossa affrontarono la reclusione e la persecuzione del regime fascista, proprio qui, a Manfredonia: trentuno ebrei (di cui diversi morti ad Auschwitz), ma anche tantissimi slavi e un grande numero di prigionieri politici (tra cui Pertini) comunisti, socialisti, sovversivi e anarchici in genere. Questo luogo importantissimo per la storia e la memoria della nostra città è in completo stato di degrado ed abbandono, come documentato dalle foto: soltanto una targa consumata della forza del sole e dagli anni ricorda questa vicenda. Una struttura tanto grande potrebbe essere messa a servizio della comunità come Presidio di Democrazia e di Partecipazione Attiva: chiediamo un tavolo di progettazione condivisa tra le associazioni, le parti sociali ed il Comune per recuperare quel luogo senza gravare sulla spesa pubblica. Molte associazioni della nostra città, all’interno di un progetto comune, potrebbero recuperare all’agibilità quei locali ed offrire servizi alla comunità, oltre che manutenzione e dignità ad un luogo storico: esistono già esempi concreti in circa 130 città italiane di “Regolamenti per l’amministrazione condivisa dei beni comuni”, strumenti ammnistrativi di dialogo e di partecipazione che danno ai cittadini strumenti e diritti per rivitalizzare e prendersi cura dei luoghi abbandonati a cui le amministrazioni da sole non riescono a far fronte, può discuterne e farlo anche la nostra città. Il nostro antifascismo non è soltanto ricordo del passato, è voglia di futuro, allo stato puro.