L’arrivo in città di Salvini lo scorso 9 dicembre ha scatenato un vespaio di polemiche, fra suoi sostenitori e detrattori, che hanno finito per coinvolgere il povero Bambinello collocato in Piazza del Popolo, luogo prescelto per il comizio del leader politico. I contrasti fra le parti sono in realtà iniziati alcuni giorni prima quando sono stati imbrattati da alcuni i manifesti dell’evento, con scritte tese a far ricordare il passato, non troppo remoto, antimeridionalista del segretario del Carroccio. Ora, vada che l’evento sia caduto nei giorni dell’esposizione di volantini in cui a Salvini si augurava la fine di Moro; vada che qualsiasi forma di violenza sia da condannare, sempre e comunque, ma considerare tale atto come un qualcosa di ingiurioso o terroristico è sembrato eccessivo. Così come è sembrata eccessiva la richiesta di quanti non volevano permettere al leader padano alcun tipo di manifestazione poiché, a loro dire, la sua nuova visione del Meridione e dei meridionali sarebbe legata solo ad un mero tornaconto politico: forte della mancanza di memoria storica, deformazione non rara in politica, Salvini in questi ultimi anni si è infatti solo limitato ad esportare oltre la valle del Po un populismo già insito nella Lega delle origini. Più che sul suo cambiamento occorrerebbe forse interrogarsi sul perchè le sue proposte semplicistiche (favorite da un clima elettorale in cui i politici da buoni commercianti tentano di piazzare i loro prodotti alla massa, costruendo spesso sogni e non solide realtà, contrariamente ad un noto spot televisivo); il suo strizzare l’occhio alla democrazia autoritaria di Putin (dimenticando che questi i leader dell’opposizione come Salvini li perseguita) abbiano seguito fra le persone. Anche a Manfredonia. Persone che nonostante il freddo, nonostante l’imminente Juve-Inter, nonostante la prolungata attesa, riempita da una playlist senza nessuna canzone italiana (a riguardo un consiglio al nazionalista Salvini: anziché “Another brick in the wall” dei Pink Floyd non sarebbe stata meglio “L’italiano” di Toto Cutugno, che nella Russia di Putin va giù come il pane?) erano presenti in piazza. Persone che soprattutto non si possono derubricare come fatto da alcuni a soli fans esagitati, a sole groupies (a dir il vero ve ne erano alcune, un po’ attempate ma arzille). Fra gli assenti illustri spicca il Bambinello con il resto del presepe: la fuga della Sacra Famiglia da Piazza del Popolo per il successore di Bossi sarebbe stata dovuta ad una mossa patetica di un sindaco da curare, da T.S.O. In realtà tale assenza, se anche non fosse stata decisa (non dal sindaco ma dal Tavolo per la sicurezza della Questura, come è avvenuto), forse si sarebbe realizzata comunque nel corso del comizio. Dinanzi ad un Salvini pronto a sottolineare ossessivamente il suo essere strumento nelle mani del popolo (un po’ come Madre Teresa lo era per Dio), il non voler realizzare un semplice progetto ma incarnare una missione esistenziale e salvifica, il Bambinello avrebbe raccolto le vesti e se ne sarebbe andato: si sarebbe sentito di troppo.
Domenico Antonio Capone