L’Eni, azienda di stato, ci ha lasciato una pesante eredità che continua a manifestarsi con tutta la sua virulenza: inquinamento terra e mare. Il mare che dovrebbe essere una fonte di lavoro e di salute per noi cittadini è causa di danni irreversibili. Questa volta non sono gli ambientalisti esagitati o cittadini bastian contrari a denunciarlo.
In una missiva inviata, dalla Capitaneria di Porto di Manfredonia, al Ministero per l’Ambiente il 14/09/2015 e avente all’oggetto “Sito di Bonifica di Interesse Nazionale di Manfredonia… , si legge : “… nell’ambito delle attività di questa Capitaneria di Porto… avendo riscontrato la presenza di risorgive di acque di odore incerto e sedimenti di colore arancione nel tratto di costa prospiciente lo stabilimento Syndial (all’interno della perimetrazione dell’area S.I.N.), ha provveduto ad effettuare… il prelievo di alcuni campioni… infine… si riferisce che la prefata risorgiva insiste nelle immediate vicinanze dell’area interessata dalla realizzazione di una strutture per l’allevamento ittico (Rombi) per il quale codesto Ministero ha richiesto alla ditta la relazione di un piano di caratterizzazione dell’ambiente marino costiero”.
Dalla lettura delle analisi, la situazione inquinamento dovrebbe preoccupare le istituzioni. Il Ministero dell’Ambiente, invece, affida la redazione del piano di caratterizzazione a coloro che hanno interesse ad insediare una qualsiasi attività imprenditoriale. E’ come affidare a un ladro la propria ricchezza.
La stessa Capitaneria, nell’ambito delle attività di competenza, il 23 febbraio 2016, ha inviato al Comune di Monte Sant’Angelo, una missiva per presunto inquinamento con la quale: “Si informa codesta civica amministrazione che, nel corso di attività di monitoraggio ambientale condotte da personale della scrivente Capitaneria di Porto in località “Macchia” nei pressi dello stabilimento balneare “Bacco a Mare”, agro del Comune di Monte Sant’Angelo (FG) in data 02/02/2016 e 22/02/2016 (in questa seconda occasione il sopralluogo è stato condotto congiuntamente a personale ARPA Puglia, che ha proceduto ad effettuare i campionamenti di competenza), sono state riscontrate potenziali criticità; in particolare:
– intenso odore presumibilmente di zolfo, ammoniaca e/o idrocarburi in tutta l’area;
– Fuoriuscita di acqua maleodorante dalla base della falesia e presenza di una patina di colore rossastro e grigiastro sulle pietre quali scorre tale acqua.
Quando sopra, per permettere a codesta municipalità di mettere in atto le eventuali discendenti azioni di competenza.”
Il Comune di Monte Sant’Angelo, con estrema solerzia, in data 25 febbraio 2016, ha girato la missiva ricevuta a: Ministero dell’Ambiente, Provincia di Foggia, Asl della Provincia di Foggia, Capitaneria di Porto e, p.c. all’Arpa Puglia, con le seguenti dichiarazioni: “E’ pervenuta a questo Ente, da parte della Capitaneria di Porto, una missiva … dalla consultazione della Cartografia risulta che la zona ricade nella nel S.I.N. di Manfredonia – Area a mare prospicienti il sito.
Si resta in attesa dei risultati delle analisi, per l’adozione di provvedimenti volti a garantire la salute pubblica”.
Questi atti, secondo le normative vigenti, dovrebbero essere pubblici e i cittadini interessati dovrebbero essere informati.
Come si può notare, il Comune di Monte Sant’Angelo con atto pilatesco, si limita a girare la missiva ai vari organi istituzionali, facendo presente che trattasi di S.I.N. di Manfredonia. Nonostante tutti sappiano che trattasi di S.I.N. di Manfredonia, questi non risulta mai tra i destinatari delle missive. Stranamente, le questioni che riguardano l’inquinamento, sono di competenza di Manfredonia, mentre gli atti autorizzativi, che interessano l’area S.I.N., sono di competenza di Monte Sant’Angelo.
Di tutto questo i cittadini di Manfredonia sono scientemente tenuti all’oscuro. Si consuma il pescato di quell’area di mare dove molti si vanno anche a bagnare durante l’estate.
Chi ha il dovere, di difendere la salute dei cittadini ed eliminare le cause che la minano, sembra non essere interessato a prevenire certe malefatte.
A distanza di mezzo secolo di continuo inquinamento del territorio e del mare, per i cittadini di Manfredonia, è diventata una chimera la costosissima “decantata” bonifica e l’applicabilità degli articoli 32 della Costituzione Italiana e 35 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea.
Art. 32 della Costituzione Italiana: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività…”
Articolo 35 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea: ”Ogni individuo ha il diritto di accedere alla prevenzione sanitaria e … nell’attuazione di tutte le politiche ed attività dell’Unione è garantito un livello elevato di protezione della salute umana.”.
Puntualmente, i contravventori di questi comandamenti, sono gli attori che si dichiarano europeisti e sostenitori della Carta Costituzionale.
Che fare?
Noi cittadini abbiamo il diritto e dovere di pretendere la bonifica del territorio e del mare.
Responsabilmente non possiamo e non dobbiamo lasciare in eredità, alla future generazioni, il territorio e il mare quale fonte di malattie e di morte. Per questo, oggi più che mai, bisogna ripetere le esperienze vissute per i casi pale eoliche offshore ed Energas.
Oggi più che mai, singoli cittadini, associazioni laiche e cattoliche, scongiurando qualsiasi forma di strumentalizzazione, facciano sentire la loro voce, pretendendo una bonifica radicale del territorio e del mare, vigilando e respingendo la manipolazione di dati per farlocche scagionature di coloro che hanno gravissime responsabilità.
Pino Delle Noci
Egregio sig Le Noci, personalmente concordo con lei, ma purtroppo, per i cittadini vale la famosa frase del marchese del grillo e cioè: Io sono io e voi non siete un cazzo. Per far valere i diritti sanciti dalla nostra costituzione, il popolo italiano, in generale, dovrebbe iniziare a mostrare i denti perché diversamente, dalla politica, a tutti i livelli, non verrà mai ascoltato.
Domande: Sono le “conseguenze” del quarto step della “colonia interna”? Lasciare il sito più colonia, in condizioni peggiori, di quanto era prima “dell’intervento”?