Giovedì 21 Novembre 2024

Il quarantennale dello scoppio della colonna arsenico Enichem del 26 settembre 1976 (di S.Cavicchia)

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 In una recente trasmissione televisiva su Taranto  e L’Ilva,  il giornalista intervistava una giovane  coppia , girando dentro la città ed intorno alla fabbrica. Il marito 35enne ex operaio ,  pensionato perché  ammalato di tumore per inquinamento Ilva, diceva, guardando le ciminiere ‘’Vorrei tornare a lavorare dentro. L’Ilva è la mia vita’’. E la moglie esterrefatta ,  triste ma decisa :‘’Ma come? L’Ilva sta togliendo a te la vita e a me l’amore e il futuro con te ’’. Cosi in un attimo , in uno sguardo, insieme all’angoscia , si vive e si coglie un sentimento e un senso che tante parole ed analisi non riescono a dare : l’intreccio inestricabile, anche irrazionale, tra la vita , il lavoro e … la morte.

Prima di tutto, perciò , vanno onorati  operai e cittadini ,malati e/o morti , va condiviso dolore e vicinanza con le  persone e con le  famiglie di Manfredonia e comuni circostanti  che hanno sofferto e soffrono in conseguenza dell’Enichem;  contemporaneamente  va anche espressa con tutta la forza possibile solidarietà ai nostri fratelli cittadini e operai di Taranto che stanno vivendo oggi con l’Ilva un’esperienza  di vita e di lavoro cosi drammaticamente simile alla nostra . Va espressa solidarietà a tutte le altre  persone che vivono situazioni simili in Puglia,in Italia e nel mondo ed aderire a tutte le manifestazioni  autonome della cittadinanza e del movimento operaio  e agli scioperi organizzati dalle  organizzazioni sindacali . Ciascuno di noi è solo di fronte a questa logica e pratica di sfruttamento da parte di padroni e dirigenti di   insediamenti industriali che sembrano portare inizialmente ricchezza ma che poi nel tempo si rivelano volano di impoverimento di noi stessi e di distruzione del nostro territorio. Forse questa solidarietà reciproca tra persone sfruttate può farci sentire meno soli, riprendere fiducia e speranza nella possibilità di costruire un futuro migliore.

IL SENSO PROFONDO E PROSPETTICO DEL QUARANTENNALE

Da qui voglio partire per cercare di capire il senso profondo  del QUARANTENNALE , la sua prospettiva d’insieme e la forte spinta unitaria che può dare , pur con i limiti presenti . Questo è possibile  se si assumono due dimensioni , in qualche modo paradossali :1) Il Quarantennale non inizia né finisce nei giorni e nelle iniziative programmate a Manfredonia tra il 23 ed il 30 Settembre 2016. 2) Il Quarantennale appartiene a tutta la nostra comunità, presente e passata,  con tutte le sue diverse  articolazioni .Tali due dimensioni si intersecano e si integrano,  rendono esplicito il fatto che  la ricostruzione di  un processo unitario di visione e di sviluppo della nostra città può avvenire solo attraverso un confronto pubblico , in più occasioni,  su più temi ed in più tempi , tra tutte le parti che  compongono la società manfredoniana , anche  di chi oggi non è formalmente presente nel Quarantennale organizzato .C’è un Quarantennale informale ed invisibile che bisogna far emergere e far camminare con quella necessaria attenzione ed ascolto reciproco . La città non è tuttora pacificata. Tuttora è irrisolta la questione del rapporto tra diritto alla salute e diritto al lavoro , non tanto a livello razionale e costituzionale che è ben chiaramente definita, ma a  livello della vita personale e di gruppo concretamente vissuta.

IERI CONTRO LA NAVE DEI VELENI E L’INQUINAMENTO DELL’ENICHEM, OGGI CONTRO IL VELENO DELL’ENERGAS E L’INQUINAMENTO DELLE COSCIENZE.

Oggi Manfredonia ( ed i comuni circostanti ) sta vivendo una situazione simile alla vicenda Enichem. L’Energas vuole a tutti i costi insediarsi nel nostro territorio, nonostante il rifiuto e l’opposizione della cittadinanza e nonostante sia stato dimostrato sotto tutti i punti di vista il grave danno che tale insediamento produrrebbe per la salute , l’ambiente  e la prospettiva di uno sviluppo sano ed auto propulsivo. L’attuale lotta contro l’Energas ha la stessa valenza simbolica della lotta contro l’Enichem e, paradossalmente alla luce della coscienza acquisita con la vicenda Enichem, può essere utile per dipanare questo apparente conflitto Salute-Lavoro. Specie se  ci si rifà all’etica ed ai valori cosi chiaramente espressi dalla Chiesa Locale , ieri con Monsignor Vailati, oggi con Monsignor Castoro. Il 6 novembre 1988 l’Arcivescovo Vailati  ed i sacerdoti della città di Manfredonia e dei paesi interessati, in un comunicato per la vertenza Enichem  dal titolo :’’ TRE VALORI FONDAMENTALI’’,  così si sono espressi: “il primo valore da difendere è il diritto alla vita. E’ giusto e doveroso rivendicare un ambiente sano e pulito dove l’uomo possa vivere. Lo sviluppo tecnico ed industriale deve essere al servizio dell’uomo per la sua promozione integrale. IL SECONDO E’ IL DIRITTO AL LAVORO. Fermo restando il diritto prioritario all’integrità  delle persone ed alla sanità dell’ambiente , queste stesse persone hanno diritto a continuare e a svolgere un’attività lavorativa per procurarsi le risorse economiche necessarie alla propria vita e a quella della propria famiglia. IL TERZO VALORE E’ LA PACE. Comprendiamo la delicatezza del momento e la difficoltà a capire le ragioni  degli uni e degli altri. Ma siamo convinti che nessuna questione non possa essere risolta con la mutua comprensione, guardandoci in faccia, senza sguardi accusatori, senza violenze aperte o nascoste, desiderosi sinceramente del bene comune”. E in un altro passaggio il 7 Febbraio 1989 ribadisce  :’’ Il lavoro è un aspetto del diritto alla vita … Ogni forma di abuso contro la natura diventa presto o tardi un pericolo contro l’uomo. L’uomo deve trovare il lavoro adatto per sé in un ambiente sano … nella comunità è impensabile che tutti la pensino allo stesso modo … i problemi più complessi si possono risolvere con il dialogo ‘’.

IL LAVORO E’ UN ASPETTO DEL DIRITTO ALLA VITA . NON CONTRAPPORRE I VALORI ED IL DIRITTO AL LAVORO CON I VALORI E LA TUTELA DELL’AMBIENTE

Monsignor Castoro il 24 agosto 2016 così si è espresso sulla questione Energas :’’A ben vedere sarebbero più le ombre che le luci, più le incertezze che le garanzie ,più le perplessità e i dubbi che le sicurezze . E il  futuro che ci viene proposto appare più una minaccia che una promessa’’. Infatti per  legittimare l’installazione di tale impianto non basta addurre  come motivazione la creazione di posti di lavoro. Proprio perché non bisogna contrapporre i valori  ed il diritto al lavoro con i valori e la tutela dell’ambiente è necessario valutare quale impatto una tale iniziativa comporti …  nell’immediato ma anche nel futuro, guardando con senso di responsabilità anche alle generazioni che verranno. ‘’ E’ giusto, dunque, chiedersi quale impatto avrà questo deposito sulle caratteristiche ambientali, paesaggistiche, marine , faunistiche e botaniche del nostro mare e del nostro territorio. E , ancora , quali conseguenze sulla salute dei cittadini che verrebbero esposti a rischi non sempre prevedibili e tecnicamente gestibili’’. Infatti legittimare l’installazione di tale impianto non basta addurre come motivazione la creazione di posti di lavoro.

IL QUARANTENNALE VIENE DA LONTANO E DEVE GUARDARE ED ANDARE LONTANO

Il Quarantennale, quindi, non inizia né finisce nei giorni e nelle iniziative programmate a Manfredonia tra il 23 ed il 30 Settembre 2016. Viene da lontano e deve guardare ed andare lontano.  Se si dovesse fermare solo al presente avrebbe comunque valore, ma limitato rispetto alle risorse ed energie impiegate, non dispiegando pienamente anche tutte le sue potenzialità implicite. Viene dal Trentennale, da quelle iniziative promosse dieci anni fa autonomamente da un gruppo di giovani, quelli di ‘’ISOLA 5’’. Viene dall’amaro presente perché la nostra città  con l’Energas sta vivendo una problematica simile alla vicenda Enichem. Viene da altri luoghi lontani ma così vicini , Napoli e la Terra dei Fuochi , Brindisi, Taranto e tante situazioni simili in Italia e nel mondo. Non ultima Seveso con cui per coincidenza storica siamo di fatto gemellati , sia perché anche per loro quest’anno ( 10 Luglio 1976) è il quarantennale dello scoppio dell’ICMESA e della nube di diossina che investì la città ed i comuni circostanti , sia perché anche lì, come da noi, l’inquinamento persiste .

IERI IL CENTRO STUDI AMBIENTALI IRREALIZZATO , OGGI E’ DA FARSI  IL CENTRO DI SORVEGLIANZA EPIDEMOLOGICA

Viene da quella mobilizzazione cittadina dell’88 prima contro la nave dei veleni e poi contro l’Enichem, che portò alla sua cacciata / andata via /chiusura, la quale era comunque già insita nella sua fisiologica morte produttiva e tecnologica . In tal senso il Quarantennale viene, ancor più e positivamente da quel progetto di CENTRO STUDI AMBIENTALI ( 1999) che prevedeva l’impiego dei 400 milioni di lire ( l’intero risarcimento ottenuto dal movimento donne nella SENTENZA DI STRASBURGO del 1998) , finalizzato a proteggere il territorio , la salute e promuovere lo sviluppo economico sano ed eco-sostenibile. Purtroppo tale progetto non fu mai realizzato , eppure era così intimamente connesso all’esigenza della popolazione e alla richiesta gridata di avere a Manfredonia ‘’Un centro di monitoraggio della salute che operasse stabilmente nel tempo’’. Quel centro era un segnale di speranza e di fiducia nella possibilità di un futuro diverso per Manfredonia ; era anche occasione e mezzo per la ricostruzione di una coesione sociale persa e frantumata. Purtroppo non è stato realizzato ma niente è perduto: oggi quella speranza e quella possibilità di andare ‘’oltre la città divisa’’  è di nuovo  sul tappeto , vista la proposta del Coordinamento di un CENTRO DI SORVEGLIANZA EPIDEMIOLOGICA partecipato e socialmente gestito , il cui valore è stato ben chiarito dalla recente riflessione di Antonio Marchesani .

LA RICERCA EPIDEMIOLOGICA PUO’ ESSERE UN’OCCASIONE STORICA PER RILEGGERE IL PASSATO, MIGLIORARE IL PRESENTE E PROGRAMMARE UN SANO SVILUPPO

Il Quarantennale viene anche dalla RICERCA EPIDEMIOLOGICA in atto dall’inizio del 2015 sullo stato di salute della popolazione e dell’ambiente nella città di Manfredonia , che non solo si è interconnessa con la vicenda del ’76 , rilevandone i danni in termini di malattie, morti per tumori, malformazioni sproporzionalmente in aumento ,ma ha risvegliato dal torpore della rassegnazione e dell’inedia un po’ di coscienza nella cittadinanza, vivificando noi stessi e pezzi del nostro contesto sociale . Ricerca epidemiologica che è , se ben ed unitariamente valorizzata, occasione storica per rileggere il passato, migliorare il presente e programmare un sano sviluppo . Essa ha una forte valenza e validità scientifica che dà forza alla richiesta ed alla necessità di costituire  UN CENTRO DI SORVEGLIANZA EPIDEMIOLOGICA , riconnettendosi  cosi a  quell’esigenza già posta dal MOVIMENTO CITTADINO quarant’anni fa . Viene dal futuro dei nostri figli e nipoti ( e di  quelli che non ci sono ancora) , che ci chiedono , pur non sapendosi compiutamente esprimere , di non lasciarli soli,  senza speranza e possibilità di costruire un proprio futuro , impoveriti oggi da un ambiente degradato , dalla inconsistenza di possibilità lavorative, dalle disuguaglianze sociali . Viene da dentro di noi, da quel desiderio , genuino e mai sopito, di contribuire alla crescita sana della nostra comunità , di dare un senso alla propria esistenza , che non sia quello di vivacchiare in attesa della morte, che poi in realtà morte non è, se si guarda a se stessi come pezzi dell’intera umanità.

Il Quarantennale appartiene, deve appartenere a tutta la nostra comunità

Il Quarantennale appartiene a tutta la nostra comunità, presente e passata , con tutte le sue diverse articolazioni.  Non appartiene al COORDINAMENTO , ‘’SALUTE,AMBIENTE , LAVORO’’ ; i suoi componenti ne sono solo promotori ,  iniziatori e  sensibilizzatori. Il Quarantennale non è una festa, ma un momento di riflessione su un evento tragico che ha portato morti , malattie e danni all’economia, al fine di ricostruire la coesione perduta, nonostante le nostre differenze. Utile può essere guardare alla storia di Seveso, con cui idealmente e di fatto siamo interconnessi  per la spinta che ha dato a costruire una legislazione e un modello di intervento per prevenire e combattere l’inquinamento e tutelare la salute e l’ambiente , anche perché ha saputo muoversi  in modo unitario. Nel ’76 non ero a Manfredonia ma lavoravo a Seregno a pochi chilometri da Seveso. Ho vissuto e ricordo bene quei giorni del Luglio ’76 e posso affermare che a Seveso i lavoratori sono stati tra i protagonisti del risanamento immediato e futuro dell’area inquinata. Oggi in quell’area c’è ‘’ IL PARCO DELLE QUERCE’’  dove si svolgono tante attività di aggregazione e di vita sociale. Non a caso a  Seveso in occasione del Quarantennale hanno premiato tra gli altri Amedeo Argiuolo , dipendente Icmesa e componente del consiglio di fabbrica e Giuseppe Guzzetti , ex presidente della Regione Lombardia che ottenne dal gruppo ROCHE 40 miliardi e 500 milioni di lire, somma con cui si andò anche a creare quella che oggi è la FONDAZIONE LOMBARDIA PER L’AMBIENTE .

MANFREDONIA : LA SEVESO DEL SUD?

Anche Manfredonia è stata per un certo periodo una leva per una presa di coscienza meridionale e nazionale dalla parte  della tutela  della salute, dell’ambiente ed un diverso modello di sviluppo, sano ed auto propulsivo. Poi purtroppo la costruzione di questa nuova prospettiva è mancata; la necessità di una nuova coesione sociale si è consumata e frantumata, e la città è rimasta divisa e bloccata.Il Quarantennale può essere occasione per ricostruire una visione ed un cammino comune, se ci si apre nel tempo ad un dibattito e  confronto pubblico a più voci, in cui anche gli altri protagonisti della vicenda Enichem, i lavoratori, le organizzazioni sindacali e le forze produttive locali intervengono e si esprimono, non tanto e solo sul passato ma anche e soprattutto sul presente. La memoria storica va rivisitata e riattualizzata nel presente, evitando di riproporre divisioni, pur nella chiarezza delle proprie convinzioni e proposte. In tal senso è utile un atteggiamento di attenzione, maturando intimamente dentro di sé la disponibilità all’ascolto reciproco, sempre pronti nell’essere propositivi.

UN GRANDE PIANO DI SVILUPPO DELLA NOSTRA CITTA’ E DINTORNI

La Ricerca Epidemiologica può essere molto di aiuto in questa direzione sia perché fa parlare con i dati la popolazione ed i lavoratori investiti da quell’evento tragico, sia perché (e ciò non tutti lo sanno) ad essa si affianca una ricerca storico-sociale, ricerca che approfondisce l’insieme della vicenda Enichem e la ricostruisce con documenti, interviste ed altro, in cui sono presenti tutti i protagonisti. La cittadinanza nelle diverse articolazioni è l’oggetto e soggetto della ricerca in atto; perciò essa è e deve essere realmente partecipata dalla cittadinanza stessa . Certo a qualcuno nell’immediato può non apparire chiara questa volontà e prospettiva unitaria, ma, credo che nel Coordinamento Cittadino “Salute,Ambiente,Lavoro” c’è e deve esserci tale consapevolezza. A tal fine ritengo fondamentale due iniziative: la nascita nell’immediato del Centro di Sorveglianza Epidemiologica e la definizione di un grande progetto di sviluppo della nostra città, interconnessa con la nostra provincia e regione. In quest’ultimo senso occorre costituire da subito un gruppo di lavoro istituzionalmente riconosciuto, affidandosi anche ad esperti, locali e non, e coinvolgendo le organizzazioni e forze culturali, sociali e produttive, la stessa Commissione Scientifica, l’Università e la Camera di Commercio di Foggia, investendo le risorse necessarie come per il P.U.G .Da tempo quasi tutte le forze politiche e sociali, propongono uno sviluppo eco-compatibile ed auto propulsivo fondato sulle risorse e vocazioni territoriali; su queste basi è, quindi, possibile definire e portare avanti in modo preciso un piano articolato in tempi, modi e mezzi ,sulla stregua del “Progetto 2020” , elaborato  a suo tempo a livello provinciale. Il Coordinamento Cittadino ‘’SALUTE , AMBIENTE, LAVORO’’potrebbe e dovrebbe farsene promotore , programmando nei prossimi mesi una iniziativa specifica, una riflessione pubblica partecipata e scientificamente fondata.

                                                            Silvio Cavicchia

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Commenti

  • Non mi piace il fatto che si paragoni Manfredonia/Monte Sant’Angelo a Seveso. Sono casi molto diversi. Lo so che si tratti di una domanda quasi provocatoria ma non mi piace.

    Buona serata!

    CITTADINO 25/09/2016 23:26 Rispondi
  • Buona Domenica.
    Chi ha fatto del proprio lavoro la sua vita, probabilmente non ce la fà ad ammettere che sia stato causa di qualcosa di non buono…
    Bisognerebbe tornare a lovori naturali basati su un aiuto familiare-generazionale, così da semplificare e non esasperare le fattispecie
    personali di ogni singolo lavoratore…
    sicuramente queste aziende o chi per loro, devono pagare il più possibile in modo da non ricreare situazioni simili o aggravare le
    situazioni presenti…
    poi…non si muove foglia che non voglia…e che sia fatta la Sua volontà…una buona preghiera potrebbe portare a tante spiegazioni…
    Naturalmente, in realtà, noi uomini “non sappiamo” e non possiamo che essere vicini solidariamente e spiritualmente a chi, probabilmente, è più vicino “all’ennesimo viggio” dell’esistenza dell’uomo (anche se alla fine ogni uomo può andare via da questa esistenza, in ogni momento)…e si può ricordare che in una “fonte antica” è scritto che riscatto della vita dell’uomo è la sua ricchezza e che nessuno può dare a Dio il suo prezzo…vendere tutto e darlo ai poveri, poi seguire “Gesù Cristo figlio di Dio”, la creatura-Creatore che per fede risuscitò (o qualcuno può dire, chissà se morì o riposò)…vinse la morte…
    Che sia fatta la Sua volontà…vanno ricordati anche i principi costituzionali…
    Grazie per l’attenzione e la possibilità d’intrvento…
    Domenico Pio La Forgia.

    Domenico Pio 25/09/2016 20:32 Rispondi
  • Ma di quale progetto di sviluppo stiamo parlando?
    Sono tutte chiacchiere al vento.

    ADAUTTO 25/09/2016 13:18 Rispondi

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