Domenica 24 Novembre 2024

“Maria, tra amore e dolore” del prof. Michele Illiceto

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Maria donna innamorata
Il vangelo ci presenta Maria come promessa sposa di Giuseppe. Non abbiamo mai pensato a Maria come a una ragazza innamorata. L’amore getta una luce nuova sulle cose che già avevi, su quello che eri. Sui tuoi segreti. Ti riconcilia con la tua fragilità. Fa nascere nuove attese per nuove sorprese. Cambia lo sguardo del cuore e conferisce colori nuovi ad un mondo che spesso appare troppo grigio. Fa rinascere la vita riscattandola dalla sua banalità e dalla sua ovvietà. Ti dona occhi nuovi con cui guardarti. Che cosa scopre Maria? Scopre che nell’amore che cerchiamo Dio si rivela come l’Amore che ci cerca. Che ci aspetta e che ci intercetta. Un amore che apre nuovi percorsi di ricerca e di stupore. Pozzo che prima di dissetare la nostra sete, l’accende e la sostiene. Dio entra nell’amore umano di questa ragazza per lasciare una traccia del suo amore divino. E’ questa l’esperienza che fa Maria. E’ una ragazza innamorata che ha conosciuto l’amore umano ed ora è pronta per conoscere l’amore divino. Non come due amori che si sovrappongono ma come due percorsi che si rincorrono e si intrecciano. Un amore umano che pur nel suo incanto non le basta. Dio non cerca un cuore arido, ma un cuore innamorato per preparare in esso la culla a quel Figlio generato nell’amore agapico dello Spirito. Il grembo di Maria diventa il luogo trinitario dove il mistero dell’Amore, nascosto da secol,i si svela per la prima volta in tutta la sua immensa luce. Nell’innamoramento di Maria Dio scrive le tracce di quell’amore con il quale Egli ama noi e anche la via per la quale poter amare Lui. Dio non mi chiede di amare di meno gli uomini (e me stesso) per amare di più Lui, ma di amare di più Lui per amare di più gli uomini (e me stesso). Maria sa che in questo suo amore abita Dio che gli chiede di andare oltre il suo stesso amore. Un amore che sa di spoliazione e di donazione. Un amore universale che la unisce alle vicende dei poveri del suo villaggio, agli umili che Dio innalza. Un amore che chiede al suo seno di ospitare chi non è amato da nessuno e al suo grembo di essere luogo generativo anche a costo di andare contro le opinioni della gente comune. Un amore che l’apre alla doppia trascendenza dell’umano e del divino che finalmente nel suo grembo si incontreranno. Lei sa che un amore che si chiude perde anche quel poco che ha. E’ consapevole che l’amore sopravvive nel momento in cui si trascende, si nutre di ciò che non ha ancora trovato ed è disposto a perdere quel poco che ha, perchè la misura dell’amore non è il poco che si possiede ma il molto che ancora ci dovrà sorprendere. Tutto questo suo amore nuovo si concentra nel suo “fiat”. Un sì detto a Dio e all’umanità.
Maria donna di frontiera
E’ stato don Tonino Bello a definire Maria “donna di frontiera”. Ella ci educa alla pace e all’ospitalità, ad una patria che è dentro di noi in cuoi nessuno è straniero, e non alle patrie costruite sui confini difesi con le armi, geograficamente disegnati dall’esclusione e dalla competizione. La geografia del vangelo è una geografia che non erge muri o steccati, ma che fa incontrare popoli e strade nell’unica strada che è il Cristo che ci ha insegnato la prossimità, l’ospitalità e l’accoglienza. Maria parte per l’Egitto come una donna che fugge dai luoghi di morte. Dove i bambini vengono uccisi dai dittatori di turno che, come Erode, per paura di perdere il potere sono disposti a sacrificare vite innocenti. Maria vive l’estraneità al pari di tutti coloro che scappano e cercano rifugio. Per lei, dopo i giorno della gioia per la nascita del proprio bambino, vengono i giorni della prova: l’amore alla prova dell’esilio, del deserto, della incomprensione e della persecuzione. I tempi dell’amore non sono mai al riparo da quelli del dolore. Che salto ci fa fare il vangelo: dalla grotta piena di angeli e di re magi, illuminata dalla stella e della gloria di Dio, si passa al deserto dell’Egitto. E il deserto di allora è il Mediterraneo di oggi dove migliaia di persone in fuga cercano riparo dai venditori di morte. Maria inizia a capire che chi viene scelto da Dio non avrà vita facile. Egli non ti risparmia il dolore, né ti salva dalla sofferenza, ma ti chiede di dare a Lui il tuo dolore. Dio non libera dal dolore ma gli conferisce un senso che travalica gli eventi in cui esso si esprime.
In conclusione.
A noi figli della postmodernità e di una società dove tutto è diventato liquido, Maria, vera discepola del suo stesso Figlio Gesù, ci insegna a vivere in modo autentico le due esperienze fondamentali della vita: l’amore e il dolore. L’amore – per saper donare ciò che siamo e ciò che abbiamo, perché è nel dono che si compie la nostra libertà e la nostra umanità – e il dolore – per essere pronti non a possedere ciò che amiamo, ma a perderlo, perché, come insegna il vangelo, è perdendo la propria vita che uno la ritrova.

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