Ultimo giorno di esposizione delle opere di Renato Guttuso a Peschici, nella storica Torre del Ponte (XIII-XIV sec.), baluardo del centro storico della nota località garganica, vero scrigno del turismo regionale.
La mostra fortemente voluta da Giuseppe Benvenuto, direttore artistico della Contemporanea Galleria d’Arte di Foggia, in collaborazione con la Galleria De Bonis di Reggio Emilia, inaugurata il 30 luglio ha di fatto calamitato circa ottomila visitatori in meno di un mese, se si pensa ai circa novemila che attirarono i disegni originali di Michelangelo per la Cappella Sistina esposti a Manfredonia nel 2012. Certo i numeri delle presenze turistiche estive a Peschici non sono gli stessi di Manfredonia, ma è pur vero che quando si pensa “alla grande”, quando si offrono progetti culturali importanti i cittadini rispondono e la cultura paga (Franceschini, ad esempio, è uno che ci crede!). Per l’evento artistico che va a concludersi, quindi, ne andranno fieri la Regione Puglia, la Provincia di Foggia, l’Ente Parco Nazionale del Gargano, il GAL Gargano e la Camera di Commercio di Foggia, cui hanno dato il patrocinio.
Era dal lontano 2002 che non si vedevano tante opere in provincia di Foggia del maestro siciliano, vissuto a Roma, quando Gino Valeno patron della omonima Galleria di Lucera ci portò alla memoria Guttuso a quindi anni dalla morte con opere provenienti tutte dalla Fondazione Renato Guttuso, voluta dal figlio Fabio Carapezza, con interventi in catalogo di Michele Urrasio e Duccio Trombadori.
A Peschici sono esposti oli, tra cui emergono “Luxor” (1959), un palmeto dipinto a ricordo di un capodanno in Egitto riprodotto sul manifesto della mostra, “Natura Morta con telefono e caffettiera”(1973) in cui su di un tavolo sono disposti nel caos apparente una serie di oggetti e arnesi, cari all’artista, riprodotti con intensa cromia su uno sfondo cupo, aggrovigliati dal filo staccato del telefono. Litografie, chine, tecniche miste e disegni di ogni periodo e alcuni studi originali realizzati per i Tarocchi.
< In pittura tutto è arbitrio, sempre …dipingere vuol dire dare concreta espressione a un concreto mondo di oggetti (1942). Non avere paura della pittura, come ci ricordava Trombadori a proposito delle sfide di Guttuso, significava per lui sfidare il mistero della vita …la vita dell’uomo come amore e come morte. “Vorrei arrivare alla totale libertà in arte, al mondo concreto della verità e non limitarsi a un’arte che parli solo di arte ma riportare l’umano al centro del discorso”> scriveva l’artista. Nel tempo la visione estetica di Guttuso è rimasta sempre coerente, sostenitore della linea figurativa realista, racchiudendo nelle nature morte apparentemente disordinate un suo fascino, perfino nei fichi d’india, nelle pannocchie di granoturco, nei tetti di Bagheria manifesta una poetica cromatica trasmessa a generazioni di artisti.
Nei suoi disegni e nelle sue opere si possono riconoscere molti volti, noti e meno noti, di personaggi della realtà contemporanea del suo periodo. Ricordiamo, a tale proposito, i circa mille disegni realizzati tra il 1959 e il 1961, dopo una lunga introspezione sulla “Commedia umana”, per il Dante di Guttuso realizzato alcuni anni dopo, nel 1970, da A. Mondadori Editore a seguito della mostra del ‘69. Ho messo lineamenti di assassini, di tiranni, di ladri. Si, ci sono ladri e barattieri che conosco come Dante conosceva i suoi! (in: Il Dante di Guttuso, presentazione di Dino Formaggio – Ed. Oscar Arte Mondadori, Milano 1977).
Franco Sammarco