Il CSN chiede la riattivazione del vivaio di Lago Salso, destinato a produrre le piantine per la riqualificazione dell’area incendiata
Il CSN evidenzia, infatti, che il presidente Pecorella non si è mai concretamente occupato delle problematiche dell’area e che quindi la sua recente dichiarazione appare volta a rappresentare un impegno che non c’è mai stato.
L’area in questione, una zona umida di 40 ettari alla foce del torrente Candelaro, è interessata da un importante intervento di riqualificazione ambientale nell’ambito del progetto LIFE “Zone umide sipontine”, finanziato dalla Commissione europea e condotto dalla Regione Puglia, dal Consorzio per la Bonifica della Capitanata, dal CSN e dall’Oasi Lago Salso.
Dopo decenni di immobilismo, che ha favorito il proliferare di costruzioni e occupazioni abusive nell’area, grazie al progetto LIFE ed agli sforzi profusi da Regione e Consorzio con il contributo determinante del Prefetto di Foggia e delle forze dell’ordine, il 29 gennaio scorso si è dato corso all’ordinanza con cui il Consorzio di bonifica è stato reimmesso nel legittimo possesso dei beni, al fine di poter avviare i lavori.
Al momento dell’accesso, avvenuto in assenza di qualsivoglia rappresentante dell’Ente parco, si è potuto prendere atto della natura delle occupazioni effettuate negli anni, consistenti nella realizzazione di numerose costruzioni e manufatti di vario genere e nella piantagione di ortaggi e giovani piante di olivo. Si è anche constatato che un manufatto precario in pannelli prefabbricati era stato messo in piedi solo poche ore prima dell’esecuzione dell’ordinanza, circostanza che aveva confermato, se pure era necessario, l’urgenza di intervenire per fermare il degrado dell’area.
Vi erano inoltre dei piccoli specchi d’acqua attorno ai quali erano stati collocati degli appostamenti fissi da caccia in un’area che da vent’anni è inclusa nel perimetro del Parco Nazionale del Gargano dove è notoriamente vietata l’attività venatoria.
Di tutto questo il presidente Pecorella non si è mai occupato, considerato che nelle numerose riunioni in prefettura non ha mai assunto alcuna iniziativa o fatto proposte per risolvere la questione, né risulta che abbia adottato alcun atto per ordinare il ripristino dello stato dei luoghi così gravemente deteriorati.
Se intende ora dare un contributo che vada oltre le dichiarazioni alla stampa, gli suggeriamo di riattivare immediatamente il vivaio realizzato con il progetto LIFE all’interno dell’Oasi Lago Salso, nel quale fino allo scorso anno venivano coltivate le essenze vegetali che dovevano servire per il ripristino naturalistico della Riservetta e che invece è abbandonato da tempo, come dimostra anche la recente denuncia del WWF. Ricordiamo, infatti, che l’Ente parco da ormai nove mesi possiede il 96% delle quote azionarie della società di gestione dell’Oasi ed è quindi da tempo nelle condizioni di agire con pieni poteri.