Prima parte
Il territorio che va da Manfredonia a Zapponeta, anticamente, era visto come una piaga della natura perché comprendeva paludi, terreno sabbioso e/o salmastro.
Inoltre, era luogo di malaria tanto che Zapponeta nasceva come “confino” per la gente di male affare del regno di Napoli. Poi, col tempo, la necessità aguzza l’ingegno, gli abitanti di questo borgo impararono a sviluppare l’agricoltura nel terreno sabbioso; adesso è diventato un centro di produzione che esporta patate, cipolle carote e molto altro in tutta l’Europa. E’ opportuno osservare che da Zapponeta è partito l’insegnamento di diverse modalità per sviluppare l’agricoltura in terreno sabbioso.
Nel secolo scorso, con diversi interventi pubblici, si sono bonificati migliaia di ettari di terreno salso e/o paludoso, con il metodo delle colmate, che adesso sono inseriti nel ciclo della produzione agricola con buoni risultati.
Di fronte all’idea di bonificare tutta la zona, intervennero diversi professori di varie università a bloccare il processo delle bonifiche perché spiegarono che quel territorio aveva una grande valenza naturalistica e si cominciò a studiare la flora e la fauna presenti. Un rilievo, risalente ad alcuni anni fa, segnala la presenza di 296 specie di uccelli nella zona, tra cui molte di esse dichiarate in via di estinzione, ben 89 sono inserite in allegato 1 della direttiva uccelli e 38 di esse nidificano.
Il territorio fu inquadrato, per la sua importanza avifaunistica,in:
- Zone umide riunite nei censimenti IWC (International Waterbird Census) riferiti agli uccelli acquatici svernanti nella macrozona FG 1000;
- Area IBA (Important Bird Area) 203 Promontorio del Gargano e zone umide della Capitanata, che comprende il promontorio del Gargano, i laghi costieri di Lesina e Varano, situati a nord ed il complesso delle zone umide di acqua dolce e salmastra lungo la costa Adriatica a sud;
- Area costiera con l’Oasi Lago Salso e la riserva Statale Saline di Margherita di Savoia, individuate anche come zone umide di valore internazionale per la tutela dell’avifauna e del relativo habitat (area RAMSAR) e zone di ripopolamento;
- Riserve statali: Palude di Frattarolo, Masseria Combattenti e il Monte, ambienti adatti alla sosta, allo svernamento e alla nidificazione.
Le istituzioni e le autorità competenti, in materia nazionali ed europee, hanno caratterizzato ancora di più alcune parti, all’interno del territorio in questione, definendole ZPS (zone di protezione speciale) e SIC (sito di interesse comunitario).
Esse sono interessate dalla frequentazione di specie di uccelli molto rari e migratori che, nel loro migrare, toccano altri stati europei e non.
Questo territorio, nella preistoria, è stato abitato dai Dauni e Santo Spiriticchio, luogo dove si vuole installare il deposito di GPL, è una località che ospita i resti di insediamenti di tali popolazioni.
Se chiamiamo “IL Grande Fratello” quell’ambiente costituito dai poteri forti che riesce a condizionare la politica, le scelte importanti e perfino gli usi e costumi di una società, nel nostro caso dobbiamo dire che con l’avvento degli anni Duemila “il grande fratello” ha stabilito che la terra, di cui stiamo occupandoci, è un luogo sterile e deserto senza alcuna prospettiva e quindi è una “terra maledetta”, cioè luogo ideale per installare gli impianti industriali che nessuno vuol vedere nei pressi della propria città. Sia perché, questi impianti possono essere inquinanti o pericolosi o con ricadute occupazionali molto limitate, sia perché sono sterminatori di paesaggi, della natura, dell’habitat di uomini, animali, piante e distruttori di fonti di lavoro esistenti. Dicono di portare lavoro ma, in realtà, fanno aumentare la disoccupazione.
Nel nostro caso c’è una società (Energas) che vuole installare un megadeposito di GPL proprio in questo territorio ed in particolare in località Santo Spiriticchio che è una zona sia ZPS che SIC.
Qualcuno ci ha chiesto: “Ma Legambiente, che nasce come associazione ambientalista, che sta facendo? Eppure spesso, quando c’erano da prendere soldi europei, si è trovata in prima linea nelle vicende di questa zona”.
Non abbiamo saputo rispondere perché non abbiamo mai visto la presenza di Legambiente per contrastare questo scempio.
Non basta far pervenire il dissenso per l’installazione del megadeposito di GPL. L’intervento del presidente regionale di Legambiente e del suo presidente nazionale, che hanno redarguito e sospeso il responsabile locale, non basta. Non ci è dato sapere cosa stanno facendo, a livello istituzionale, per contrastare l’installazione del deposito di GPL. Eppure, Legambiente, ha rappresentanti di rilievo nei posti che contano (nel grande fratello). Se a noi è sfuggito qualcosa, ci farebbe piacere conoscere concretamente qual è l’impegno di Legambiente per dire “NO ENERGAS”.
La società proponente (Isosar ora Energas) ha rappresentato una descrizione della zona come luogo deserto, insignificante, arido e completamente devastato da insediamenti industriali tali da non permettere l’esistenza di un habitat idoneo per le specie selvatiche ed è stata così convincente che il giudice dell’ottemperanza chiarisce:
“ Ritiene pertanto il Collegio che il giudicato formatosi sui fatti esaminati ed accertati dal giudice amministrativo (e cioè il fatto che “gli insediamenti produttivi realizzati nella zona industriale hanno ormai alterato l’ecosistema”; che “la vasta area industriale – sulla quale insiste il sito ISOSAR – non può costituire di certo un habitat appropriato per le specie rare di fauna selvatica” e soprattutto che il sito Isosar insiste “in un’area di dichiarato modesto pregio ambientale, anzi degradata ed inficiata da costruzioni ” vincoli le Autorità statali e regionali nelle loro successive determinazioni.
Ora, con tutto il rispetto per i giudici, vogliamo analizzare il disposto di cui sopra.
Si fa riferimento ai “fatti esaminati ed accertati dal giudice amministrativo”.
Probabilmente, i giudici non hanno visitato Santo Spiriticchio, in località di Manfredonia, per rendersi conto della realtà che vede questo territorio ancora ospitare flora e fauna di pregio.
La vicenda ha bisogno di giustizia e trasparenza e noi del CAONS saremmo ben lieti di offrire informazioni storiche, archeologiche, naturalistiche, paesaggistiche, ecc.
Vogliamo ricordare che il deposito di GPL, unitamente al collegamento ferroviario e parte del gasdotto, ricade nella zona ZPS (zona di protezione speciale) IT9110039 “Promontorio del Gargano”, nonché nell’area SIC (sito di importanza comunitaria) IT9110008 “Valloni e Steppe Pedegarganiche”, oltre che in aree vincolate dal PUTT/P (piano urbanistico territoriale della Puglia) e in un quadro vincolistico previsto dal PPTR (piano paesaggistico della Puglia). Inoltre, è contiguo al confine del Parco Nazionale del Gargano e subisce i condizionamenti in ordine agli effetti paesaggistici, territoriali e di conservazione delle risorse in genere.
Madre Natura ci ha dotato di luoghi che, dal punto di vista ambientale, hanno una valenza unica e internazionale.
E’ proprio vero che la storia si ripete. Qualche secolo fa Galileo Galilei diceva ai suoi accusatori: «Venite e vedete». Oggi noi diciamo a questi giudici: «Venite e vedete».
Per il CAONS
Ing. Matteo Starace
Comunicato stampa
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2015/06/manfredonia-un-deposito-costiero-di-gas.html