Se n’è andato all’improvviso, Franco Trigiani, nella notte tra domenica e lunedì, dopo l’ultima gara di campionato del Manfredonia; voleva farlo senza clamori e senza ribalta, come aveva fatto nella vita, lavorando tanto e offrendo le sue conoscenze e le sue esperienze ai tanti portieri che ha formato da quando aveva smesso di giocare a calcio, e ai tantissimi alunni, a scuola, ai quali trasmetteva anche le sue qualità e la sua indiscutibile eccellenza.
Nel calcio non ha avuto la fortuna che meritava. Era un portiere atipico: regolare, razionale, senza frenesie ma con tanto cervello e gran senso della posizione. Agli uomini della difesa dava grande sicurezza con dialoghi continui nel corso della gara. Le sue qualità emersero da subito e mister Lasalandra non esitò a mandarlo in campo quando era poco più che sedicenne, nonostante il ruolo fosse coperto da colleghi ben più esperti di lui, che nelle settimane successivo all’esordio lo aiutarono a crescere e migliorare.
La prima occasione la ebbe a diciotto anni, quando passò a Barletta, in serie C: due anni di sacrifici fra studio (fatti sempre da primo della classe) e allenamenti, senza troppi risultati.
La seconda chance la ebbe a Foggia, allora in serie B, nella seconda squadra. Ma anche lì, quattro panchine in prima squadra, nella cadetteria, poi null’altro: “Ero solo, in una squadra dove tutti erano seguiti ed avevano dei protettori in società”. Poi il trasferimento nel Lucera, di Apollo, in serie D.
Quando ha realizzato che i treni più importanti erano passati ha pensato di dedicarsi al lavoro, alla scuola, e alla famiglia. Soltanto qualche buona annata a Monte Sant’Angelo, un anno da gestire con una docenza a Genova.
La sua natura di combattente e la sua intelligenza lo hanno sempre fatto lottare per gli obiettivi massimi.
Appena gli impegni scolastici glielo hanno permesso ha cominciato a preparare i portieri con lo stesso zelo e con la stessa passione con cui si allenava al Miramare, dove, dopo un allenamento, qualche spuntone di pietra gli lasciava dolorosi e vistosi lividi. Ha sempre atteso una chiamata dal Manfredonia, ma, quando sono timidamente arrivate, le trattative non sono andate a termine. Soltanto il GS “R. Castriotta” gli ha permesso di lavorare al Miramare, poi Vieste, con mister Cinque, con cui ha lavorato anche quest’anno e una parentesi, lo scorsa anno, a Monte Sant’Angelo, dove ha sempre avuto molti estimatori.
Voleva andarsene in silenzio, nell’ombra, ma quando la notizia è cominciata a girare si è scoperto quando fosse in realtà amato e apprezzato, come uomo e come sportivo e come docente. Il web ha permesso ha molto amici di ricordarlo: “Eri il portierone, un idolo”; “Un amico da sempre, una persona vera”; “Sei Sempre stato un esempio”; “Persona garbata e gentile”.
Ciao Franco, ci hai lasciati troppo presto.
Antonio Baldassarre
SONO RIMASTO SENZA PAROLE ALLA NOTIZIA di franco ,un ragazzo eccezionale sia come portiere che come uomo , è stato un collega e un amico. di sicuro una persona che non si puo’ dimenticare. ciao Franco riposa in pace.
GIANCARLO RAIMONDI
Grazie davvero per queste parole spese in memoria di Franco, grande persona che ha messo sempre gli altri in evidenza, dedicandosi a trasmettere le sue conoscenze sportive e didattiche, rimarrai sempre nel mio cuore Fra.
Ciao Franco, un Abbraccio Ovunque tu sia. Riposa in Pace Cumpagn Muje.
P.S: Grazie per l’articolo Antonio.
Ciao Franco,
grande persona educata e sempre umile.
Buon riposo
Gran brava persona, amata da tutti e non capita da tanti. Ciao Franco, R.I.P.