Dopo 60 anni dalla posa della prima pietra, l’Ospedale civile di Manfredonia è diventato ufficialmente di proprietà dell’Asl di Foggia. La volontà di donarlo era già stata espressa nel 1976 quando la gestione passò all’Ente Ospedaliero secondo il disposto del Decreto del Presidente della Repubblica del 1969. Causa cavilli burocratici l’atto di donazione non fu perfezionato. Oggi dagli atti notarili emergono problemi di accatastamento e la mancata agibilità dell’Ospedale a cui dovrà far fronte l’ASL di Foggia in qualità di “nuova proprietaria”. Non avere l’agibilità significa che non sono state rispettate tutte le condizioni di sicurezza, igiene, salubrità e risparmio energetico degli edifici e degli impianti negli stessi installati, valutate secondo quanto dispone la normativa vigente. Un’irregolarità allarmante proveniente da un luogo in cui per antonomasia dovrebbero essere preservati e garantiti tutti questi fattori. Il complesso ospedaliero è stato valutato in 25 milioni di euro, il valore degli immobili e delle attrezzature acquisite nel tempo. Grande soddisfazione hanno espresso il Direttore Generale dell’Azienda Sanitaria Vito Piazzolla e il sindaco Angelo Riccardi, entrambi fortemente convinti che il trasferimento fosse un atto doveroso e improrogabile. Ma c’è poco da essere soddisfatti alla luce della funzionalità della sanità pugliese vittima di un piano di riordino ospedaliero definito ma probabilmente inattuabile: “Così com’è stato approvato dalla Regione Puglia, il piano di riordino ospedaliero è soddisfacente dal punto di vista del nostro ospedale”, ha dichiarato il Sindaco Riccardi, “Se consideriamo gli standard ospedalieri richiesti e la legge di stabilità che chiede un equilibrio tra costi e ricavi, il progetto è inattuabile. La nostra provincia ha due ospedali di eccellenza che sono Casa Sollievo di San Giovanni Rotondo e gli Ospedali Riuniti di Foggia che non consentono agli altri ospedali provinciali di sviluppare numeri, producendo invece e di conseguenza costi poiché un reparto per rimanere aperto deve garantire un servizio che ha dei costi sia che operi o meno”. La Puglia è in piano di rientro, ossia sotto il controllo del Ministero della Sanità. Se il ministero non esprime il suo parere favorevole in merito alla riorganizzazione sanitaria pugliese tutto rimarrà indefinito. Gli ospedali, ed in particolare quello di Manfredonia, sempre più sprovvisti di medici, infermieri ed attrezzature cercano di non morire di asfissia, barcamenandosi tra chi abusa della Legge 104 (permessi concessi a chi ha genitori anziani) e medici ed operatori che rinunciano a ferie e permessi per garantire il servizio, per non far chiudere il reparto. Il pronto soccorso, ad esempio, ha tre medici che turnano ma se non ci fosse il supporto di altri 5 medici del 118 (che coprono i buchi pur non essendo tenuti), l’importante servizio di primo soccorso non potrebbe essere garantito. Tutto ruota intorno ai medesimi problemi irrisolti nei lunghi anni in cui la politica, gli amministratori e gli enti non hanno provveduto a fare un’efficace programmazione, rimandando nel tempo i reali problemi. I nodi però vengono al pettine ed oggi (troppo tardi) si vuole ricorrere ai ripari. Il destino sembra ormai segnato per il San Camillo che sta cercando a fatica di rimanere a galla. Riscontriamo che negli ultimi anni sono state investite risorse pubbliche per riqualificare il San Camillo, ampliandolo con altri padiglioni, reparti esemplari che hanno fatto registrare ottimi risultati grazie alle eccellenti performance del personale qualificato. Per quanto tempo queste eccellenze potranno ancora lavorare in emergenza?
Grazia Amoruso
Buongiorno.
“…chi è in odio a Dio cade nei lacci del medico…”, ma non sarà
più in odio al Signore chi non permette il soccorso del prossimo…
chi non permette l’azione concreta dell’ Amor del prossimo…mens sana in corpore sano…possibile che non siamo in grado di gestire
niente? Possibile che sia ancora il “mors tua vita mea”?
La maggior parte si è figli, genitori…si è uomini e donne…
la debolezza và compresa e indagata…ma il perseverare in ogni luogo e in ogni tempo è cosa grave…perchè in questi giorni in Italia si è parlato del “pericolo nucleare”?…
Grazie per l’ attenzione e la possibilità d’ intervento…
ricordo la fede in Gesù Cristo figlio di Dio e in Dio…
Oggi paghiamo lo scotto di cattive politiche e di clientelismi insostenibili a cui la legge risponde con i tagli alla spesa. A pagare le conseguenze sono i cittadini “onesti” che per curarsi saranno costretti a rivolgersi altrove se i reparti verranno chiusi. E poi c’è la burocrazia che assilla con i mille cavilli chi vuole prenotare anche una semplice visita. E guai se non disdici subito la prenotazione sei costretto a pagare la prestazione pur non avendola effettuata.
Poveri noi comuni mortali!!!!!!!!!!!!!!!
La verità è che cercano di fare di tutto per farlo chiudere. Si creano appositamente disagi per indirizzare i pazienti altrove. Sono gli stessi infermieri a lamentarsi che in ortopedia e chirurgia si fa poco quanto niente .