Domenica 24 Novembre 2024

Gli scavi archeologici di Siponto. Le origini

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Nel corso di una casuale ispezione in una cisterna situata poco distante dalla Chiesa di S. Maria Maggiore di Siponto, avvenuta nel luglio del 1876, nel suo interno fu scoperta una volta poggiata su tre piloni, tra i quali era sistemato un pilastrino. Su uno dei lati dello stesso, fu rinvenuta la seguente scritta: “T. TREMELIUS. T. L. ANTOCH. AED. DIANAE. ARM. DE. LAPIDE. QUADR. AEDIF. ET. OPE. TECTOR. POL. ET SGN. DIAN. FAC. STATUE. DEDIC. DE. SUA PEC. CURAVIT. V. S. L. M.” Detta epigrafe diede motivo a due insigni storici: N. Corcia, e S. D’Aloe, di

1937 sugli scavi di Siponto (archivio Matteo Di Sabato)

1937 sugli scavi di Siponto (archivio Matteo di Sabato)

ritenere che in Siponto si praticasse il culto a Diana e che quello fosse il tempio a lei dedicato. In particolare, il D’Aloe era convinto assertore che “ad oriente della cisterna, a livello del terreno vi fosse il portico del tempio situato ai lati del frontespizio testastilo e si dilungasse per oltre ottanta palmi con doppio cordone di colonne, i cui capitelli fuoriescono dal terreno ordinati nella distanza, come mai fossero stati mossi, dopo il primitivo loro collocamento”. In seguito altri studiosi hanno sposato la tesi del D’Aloe, convinti che in quella cisterna ci fossero veramente i resti del tempio di Diana. Teoria condivisa anche dall’eminente studioso e storico dott. Raffaello Di Sabato il quale, dopo aver esaminato e studiato attentamente il pilastino (poi portato al Museo di Napoli, per interessamento del sen. Giuseppe Fiorelli), e la relativa epigrafe, a seguito di numerosi elementi riscontrati, in particolare sul pilastrino e alla narrazione del D’Aloe, stabilì che il Tempio di Diana era romano. Fatto costruire da un liberto “probabilmente per voto di libertà” e che la cisterna non era altro che la cella del Tempio di Diana e il pilastrino l’altare del tempio. Convincimento che portò il Di Sabato a scrivere un saggio, rimasto inedito: “ Il mito di Artemide e il tempio di Diana Sipontina” (ottobre 1933). A questo fecero seguito ben tre articoli apparsi l’anno successivo sul “Gazzettino”, Eco di Foggia e della Provincia” intitolati rispettivamente: “Il Tempio di Diana”, “L’altare di Diana Sipontina”, “La statua di Diana Sipontina”, nei quali, fra l’altro, faceva trasparire l’urgenza di intervenire con scavi mirati, al fine di confermare, o meno, la tesi sostenuta dal D’Aloe, ovvero, la presenza del tempio. Il caso volle che due anni dopo, esattamente il 24 agosto 1935, con D. M. il dott. Raffaello Di Sabato venisse nominato Regio Ispettore onorario dei monumenti, degli scavi ed oggetti di antichità e d’arte.

RAFFAELLO DI SABATO (Siponto – colonna corinzia))

Il 17 novembre del 1936 si costituí l’Ente Fascista Dauno per i Monumenti ed Arte, per la valorizzazione dei monumenti e dell’arte nella provincia di Foggia. Il Consiglio nominó presidente l’On. Dott. Rosario Labadessa e segretario il Dott. Di Sabato. Nel frattempo il Soprintendente Renato Bartoccini, anche su sollecitazione di Luigi Pascale, si rese conto della necessità di progettare una campagna di scavi, nonostante la reticenza della Pubblica Amministrazione e dell’arcivescovo di Manfredonia. Il 10 febbraio 1937, ebbero inizio i lavori di scavo, la cui direzione fu affidata al dott. Di Sabato per i suoi trascorsi di studioso, anche perché, in diretto contatto con il soprintendente Bartoccini, seguiva i lavori di scavo dell’Anfiteatro di Lucera. La grande sorpresa fu, non la restituzione del Tempio di Diana, così come si supponeva, bensì, la scoperta di una basilica paleocristiana con mura laterali, pilastri, abside, dei meravigliosi pavimenti a mosaico, tombe e tanto altro prezioso materiale. L’esecuzione dei lavori e un minuzioso elenco dei reperti rinvenuti, il dott. Raffaello Di Sabato li annotó in un giornale degli scavi. A distanza, di settantatre anni, il compianto Giuseppe Di Sabato, con dovizia di particolari, ha avuto cura di raccogliere in un volumetto: “Il giornale degli scavi archeologici di Siponto” (1936-1937), stampato da “Editrice Tipografica s.n.c” di Laterza, per conto della Società di Storia Patria per la Puglia (2009) – Quaderni dell’Archivio Storico Pugliese (XXXVII). Lo storico Cosimo D’Angela, docente di Storia Medioevale all’Università di Bari, prefatore del volumetto, così conclude: “Purtroppo Raffaello Di Sabato morì nel 1944, a soli 41 anni, e non potè vedere realizzato quanto poi, da altri, è stato fatto per Siponto. Ma a lui spetta il merito di aver contribuito a tenere accesa la fiaccola dell’interesse scientifico per l’importante città daunia

Matteo di Sabato

https://www.manfredonianews.it/ricordando-raffaello-di-sabato-storico-e-scrittore/

Raffaello di Sabato – nel 1935 è nominato Regio Ispettore ai Monumenti, Scavi e Oggetti d’Arte di Siponto

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

1937 mosaico Basilica Paleocristiana di Siponto (archivio Matteo di Sabato)

 

 

 

 

 

 

 

La Basilica Paleocristiana di Siponto prima della sistemazione

 

 

 

 

 

 

 

La Basilica Paleocristiana di Siponto prima degli ultimi lavori di restauro

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