Entro la fine dell’anno, la Puglia sarà finalmente dotata di una legge per regolare le procedure per la concessione dell’utilizzo delle acque sotterranee.
“Proveremo a uscire da un sistema che, da circa 17 anni, va avanti a colpi di proroghe, senza che gli uffici pubblici riescano a censire e istruire le migliaia e migliaia di istanze spalmate in tutta la Puglia”, commenta il consigliere regionale del Partito Democratico, Paolo Campo, componente della Commissione V “Ambiente e Assetto ed utilizzazione del territorio”, primo firmatario dell’emendamento che ha aggiunto un articolo alla legge del bilancio di previsione 2016 approvata venerdì scorso.
Non è un caso che l’iniziativa legislativa, approvata all’unanimità dal Consiglio regionale, sia stata assunta da un consigliere della provincia di Foggia, dove la falda è totalmente diversa dal resto della Puglia e spesso si assiste a un prelievo da più pozzi, relativamente poco profondi, che attingono da una stessa falda a servizio di un’unica grande estensione di terreno.
Con l’approvazione dell’emendamento Campo è stato prorogato al 31 dicembre di quest’anno il termine per la presentazione delle domande per il rilascio del provvedimento di concessione in sanatoria all’utilizzo delle acque sotterranee per tutte le utenze pendenti. Ma, sempre entro la fine dell’anno, la Giunta regionale dovrà presentare un apposito disegno di legge per la regolamentazione delle procedure relative al rilascio dei provvedimenti in concessione.
Per la sola provincia di Foggia, il numero di pozzi oggetto di richiesta di concessione all’utilizzo ancora in istruttoria è oggi pari a circa 13.300, a cui devono aggiungersi almeno in parte gli 8.400 pozzi già oggetto di autorizzazione a estrazione e utilizzo in forza di due leggi regionali del 1985 e parte dei circa 28.400 pozzi oggetto di denuncia di esistenza.
Secondo un’analisi degli uffici foggiani della Sezione Lavori Pubblici della Regione Puglia, alla data dell’8 aprile 2014, sono 21.378 i pozzi che operano in un regime da definire, escludendo dal conteggio i pozzi dichiarati ad uso domestico.
“Una situazione di indeterminatezza da cui occorre uscire – ha concluso Campo – per consentire una governance reale sulla quantità e qualità dell’acqua che viene estratta dal sottosuolo pugliese”.
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