Ritorniamo a Betlemme, varchiamo la Porta santa che è Cristo Pensando alle situazioni più dolorose che l’umanità sperimenta in questo nostro tempo non posso che invocare dal Signore il dono della Pace tra i popoli. Oggi, il mondo ha più che mai bisogno della tenerezza di Dio che è misericordioso, paziente, mite e umile al punto che si è fatto Bambino in una mangiatoia, annunciato dagli Angeli con gioia: “Pace agli uomini che Dio ama” (Lc 2,14). Ora, il Bambino Gesù, nato per noi a Betlemme, è Colui che “sta alla porta e bussa” (cfr Ap 3,20) e batte forte soprattutto a quella ‘porta’ del nostro cuore, oggi impaurito e sfiduciato per gli eventi delittuosi e ignobili accaduti, senza stancarsi mai di donare Pace e Perdono a quelli che lo cercano.
Ce lo insegna e ce lo ricorda il Giubileo appena iniziato, che lo Spirito Santo ha suggerito a Papa Francesco, come anno del grande perdono e del grande ritorno al Signore, della cui Misericordia tutti abbiamo più che mai bisogno. Ritorniamo perciò a Betlemme, ritorniamo al Signore. Varchiamo la Porta Santa che è Cristo, e facciamo la nostra parte, piccola ma insostituibile, nella costruzione di un mondo nuovo, quello in cui tutti ci riconosciamo figli e fratelli, come ci ha insegnato Gesù. Accendiamo le vere e più autentiche luci di Natale con la nostra testimonianza di vita e in noi e intorno a noi vedremo riaccendersi la Pace, il primo dono del Signore Risorto, che sana la storia e trasforma i cuori. Il recente Convegno della Chiesa italiana a Firenze ci ha fatto mettere a fuoco il nostro impegno e la nostra presenza nella società, attraverso la lettura dei segni dei tempi. Papa Francesco nel salutare Vescovi e delegati si è rivolto alla Chiesa italiana, definita “chiesa adulta, antichissima nella fede, solida nelle radici e ampia nei frutti” ed ha confidato il suo “sogno di una Chiesa inquieta” spronandoci a ritrovare “il gusto dell’umano” attraverso cinque importanti azioni: uscire (cioè amare e accogliere l’imprevisto), annunciare (la Parola è Gesù Cristo unico Salvatore), abitare (il territorio e il creato da fratelli), educare (modellare il cuore), trasfigurare (con la preghiera, sorgente inesauribile di vita).
Questo è l’umanesimo cristiano proposto dalla Chiesa, diverso da quello difforme proposto dal mondo, e che ha una proposta etica per l’uomo e non contro l’uomo. E’ un impegno di scelte di vita che interessa tutti per vivere il nostro tempo da persone trasformate da Gesù, nato a Betlemme. Cominciamo, perciò, a guardarci l’un l’altro con occhi nuovi e a scrutare non i difetti ma il Mistero che è nell’altro. Il Natale del Signore ci sproni a proteggere ogni uomo, la famiglia, gli ultimi, a far cessare i soprusi, gli odi, le false guerre di religione, gli omicidi legalizzati, gli orgogli nazionalistici e a vivere nella certezza che Dio fattosi Uomo a Betlemme, è dentro il Mistero dell’altro che mi è affianco, conosciuto o sconosciuto. Sia, dunque, la nostra testimonianza speranza e conforto per tutti, in particolare per gli ammalati, i disoccupati, i genitori e gli educatori e per ogni situazione umana di sofferenza e di ingiustizia. Invoco su tutta l’Arcidiocesi la benedizione del Signore fattosi Bambino a Betlemme, perché favorisca nel nostro tempo la ripresa della costruzione di una società pacifica e solidale, ed auguro di trascorrere santamente e nella gioia questa festa tanto cara e amata da tutti.
+ Michele Castoro, arcivescovo