Questo articolo vuole essere anche uno stimolo ed un invito alla cittadinanza ed all’A.C. di Manfredonia a guardare con più attenzione all’Università di Foggia, la quale è una istituzione che tanto può fare per lo sviluppo sociale, professionale ed economico del nostro territorio. Come le nostre scuola cittadine essa è un patrimonio culturale che ci appartiene perché è pubblica ed è nata e si è strutturata col contributo determinante e l’azione di tutte le istituzioni e forze sociali e politiche territoriali.
UNIVERSITÀ DI FOGGIA CORPO ESTRANEO O RISORSA PER MANFREDONIA?
Anche se la valida intuizione di avere a Manfredonia un corso di Laurea in Economia dello Sviluppo Territoriale, strettamente legato alla storia ed alle esigenze locali, ha avuto vita breve nella sua attuazione; anche se, purtroppo, spesso l’Università di Foggia si chiude troppo al proprio interno, bloccata dalle logiche ed interessi di chi la gestisce, occorre lavorare affinché il suo rapporto con il territorio sia ben vivo ed operativo, utilizzando le disponibilità volontarie e le competenze dei docenti in esso operanti, e le attività istituzionali di ricerca dei Dipartimenti. In tal senso l’iniziativa Progetto di studio epidemiologico sullo stato di salute della popolazione residente a Manfredonia promossa recentemente dall’A.C. avrebbe avuto probabilmente più senso e forza se avesse un collegamento con l’Università di Foggia. Ciò, infatti, avrebbe più facilmente consentito quella necessaria interconnessione stretta con la città, anche attraverso competenze autonome, professionali e culturali esistenti a Manfredonia e nell’ambito del Piano Sociale di Zona e della sanità territoriale (medici di base e medici ospedalieri). Lo studio sopra indicato, poiché è contemporaneamente ricerca scientifica ed inchiesta sociale, per le sue caratteristiche, scopi e natura richiede una metodologia che si avvale della partecipazione attiva e consapevole della cittadinanza, nelle sue articolazioni organizzate. In tal modo è più facile la traduzione operativa dei risultati in una iniziativa concreta per affrontare nel tempo e sistematicamente il disagio ed i danni alla salute prodotti dall’Enichem. Su questo studio, tuttavia, occorrerà tornarci sopra, senza pregiudizi, con più approfondimento e cognizione di causa per capirne il senso, il valore, la prospettiva e, soprattutto, definirne le condizioni per una sua ricaduta positiva per la città. Al momento è da evidenziare che, nell’attesa, occorre impegnarsi tutti, a partire dall’A.C., a rendere operative e funzionanti alcune iniziative da tempo individuate e necessarie, quali l’attivazione presso l’AVI (Associazione Amici del Volontariato) di una sede della LILT (Lega Italiana Lotta ai Tumori) da anni inutilmente sollecitata alla sede provinciale di Foggia, la pubblicazione ragionata del Registro dei Tumori da parte degli organi responsabili, l’attivazione di un servizio ASL continuo e sistematico di monitoraggio sulle condizioni di salute dei cittadini di Manfredonia, già richiesto nel 1988 durante le proteste e la mobilitazione cittadina. Contemporaneamente, sempre al fine di tutelare complessivamente la salute e la sanità a Manfredonia, occorre guardare all’insieme delle situazioni di degrado ambientale del nostro territorio, attuali e potenziali, dall’Enichem all’Energas, dall’invasione delle pale eoliche nel Golfo alla centrale Terna, ed a quant’altro.
COSA SUCCEDE ALL’UNIVERSITÀ DI FOGGIA?
Cosa succede all’Università di Foggia? Un editoriale ed alcuni articoli de l’Attacco sono stati cancellati dalla rassegna stampa interna dell’Università di Foggia pubblica. Questo, purtroppo, è l’ultimo di una serie di episodi tendenti a realizzare una sorta di normalizzazione interna all’Università, portata a creare oggettivamente ostacoli non solo ad ogni visione pluralistica essenziale per l’Università, ma di fatto anche a quelle attività di studi, ricerca e didattica approfondita che in questi ultimi anni molti docenti e ricercatori nelle diverse facoltà hanno prodotto, ottenendo riconoscimenti a livello nazionale ed internazionale. Una normalizzazione che può avvenire ed essere vincente solo se resta chiusa e nascosta all’esterno ai mondi vitali, alle forze sociali e politiche, alla società civile ed alle istituzioni locali, nelle loro diverse articolazioni. L’Università non può essere una torre d’avorio dove lavare i panni sporchi come se fosse una casa propria, un’azienda privata, facendo valere solo la legge di chi ha potere gestionale e non dando alcuna rilevanza alla ragione, alla spiegazione dei fatti, al confronto critico, al pluralismo ed alla autonomia della ricerca scientifica, che sono il sale e l’essenza dell’Università. L’episodio sopra indicato è, purtroppo un’azione esemplare che racchiude in sé e plasticamente rende immediatamente esplicita la situazione estremamente problematica che si sta determinando all’Università di Foggia con la nuova gestione rettorale. Possibile che semplici articoli possano mettere in crisi l’origine, il senso, la funzione storica ed attuale dell’Università di Foggia, principale e nobile luogo di formazione alla coscienza critica ed alla ricerca e di massima diffusione della conoscenza e della ragione? Come si fa a temere informazioni ed osservazioni critiche e propositive che hanno l’unico scopo di riproporre il valore profondo su cui è stata costruita l’Università di Foggia, e cioè la sua apertura ed interconnessione col territorio della Capitanata, per esserne elemento di ricchezza e di spinta propulsiva scientifica, culturale, sociale ed economica? Questi articoli offrono informazioni, pongono domande, individuano e prospettano quelle condizioni che hanno consentito e possono tutt’ora consentire l’affermazione e lo svolgimento di quel ruolo pubblico per cui l’Università di Foggia è nata e si è strutturata nel tempo. Sinteticamente le domande e le questioni principali presenti sono: 1. Da cosa ha origine la continua, persistente e diffusa conflittualità con i vari Dipartimenti in atto? Non è tutto ciò dovuto ad una gestione autocratica dell’attuale Rettore, la quale penalizza l’autogoverno dei Dipartimenti, riducendo spazi di autonomia e procurando di fatto danno alla qualità dell’offerta di ricerca e di didattica? 2. Già nell’estate scorsa la conflittualità col DISTUM portò alle dimissioni del direttore; oggi si manifestano diffuse difficoltà e tensioni alla Facoltà di Lettere, ad Agraria, e lotte di potere anche finanziario a Medicina, per non parlare del paradossale caso ad Economia di accanimento terapeutico negativo nei confronti delle decisioni autonome del Dipartimento, con ricorso ad avvocati? 3. Perché nella distribuzione dei dieci posti di Professore Associato spettanti all’Università di Foggia non si è proceduto come negli altri Atenei, utilizzando il criterio dell’attribuzione proporzionale al numero di ricercatori presenti in ogni Dipartimento? Non si è oggettivamente favorito Giurisprudenza dove sono stati assegnati tre posti, pari al numero di ricercatori abilitati presenti, a differenza degli altri Dipartimenti? 4. Non si poteva proprio evitare la chiusura del Corso di Studi di Archeologia che tanto aveva dato alla valorizzazione del territorio provinciale e che tanto poteva ulteriormente dare alla stessa Manfredonia, visto la ricchezza di beni storici, culturali ed archeologici esistenti in tale quantità e bellezza da esserne una risorsa centrale per lo sviluppo turistico ed economico? 5. La questione centrale è, comunque, la seguente: quale strategia ha in animo l’attuale Rettore per valorizzare il lavoro scientifico e culturale svolto in precedenza e, ancor più, potenziare il ruolo di innovazione e di spinta alla crescita del territorio, al di là della gestione burocratica e normativa che, tra l’altro, riproponendo l’esistente, diventa essa stessa fattore di lotte e tensioni interne e di impoverimento del ruolo dell’Università?
LA CENSURA È UNA ZAPPA SUI PIEDI, LA NEGAZIONE DELLO SPIRITO DELL’UNIVERSITÀ
Il Rettore Maurizio Ricci invece di rispondere nel merito alle domande, alle informazioni, osservazioni critiche e propositive ben documentate dagli articoli, come logica e spirito universitario vorrebbero, non solo tace, creando un clima di chiusura e blocco interno, ma censura ogni voce libera all’esterno, abolendo l’editoriale de l’Attacco dalla rassegna stampa dell’Università, il cui valore operativo e significato profondo sta proprio nell’apertura e nel diffondere pubblicamente tutto ciò che gira dentro ed intorno all’Università. Così facendo non ci si da’ la zappa sui piedi negando la realtà e rinnegando se stesso/a, studioso e Università che sia? Può l’Università di Foggia rimanere chiusa e sorda ad ogni sollecitazione o deve, invece, necessariamente rapportarsi alla società ed alle istituzioni territoriali, mettendosi in ascolto di tutte le voci, anche e soprattutto di quelle in dissenso con chi detiene il potere provvisorio di gestione? Non è l’Università l’istituzione che, più di tutte e prima di tutto, forma alla coscienza critica ed al dubbio, che è fondamento di ogni ricerca scientifica e di ogni altra conoscenza, da validare mediante fatti, dimostrazioni, ragioni, spiegazioni, aperte al confronto intersoggettivo e pubblico? L’Università (ha) dovrebbe avere dentro di sé il marchio indelebile della promozione e tutela della libertà di parola e di pensiero. Ed allora può un Rettore arrogarsi il diritto di decidere monocraticamente, quasi a ripristinare logiche baronali antidemocratiche ed antistoriche?
ALL’UNIVERSITÀ OCCORRE UN SOFFIO DI PRIMAVERA ED UNA NUOVA VITALITÀ
A questo punto, non c’è, forse, bisogno di un soffio di primavera anche all’Università di Foggia per impedire che tale struttura ed istituzione diventi e stia solo al servizio di chi la gestisce, chiusi nel fortino dell’autoreferenzialità e dei propri interessi professionali ed accademici? In tal senso appare più che utile che le istituzioni locali e le forze sociali, politiche e produttive del territorio mettano attenzioni ed occhi particolari, poiché l’Università di Foggia è pubblica e non privata.
Silvio Cavicchia
Sociologo e Ricercatore Sociale del Centro Studi e Ricerche “Eutopia”
silviocavicchia@gmail.com
Complimentoni cavicchia. Ce l ha fatta a scrivere un pensiero senza nominare bari e i baresi. Così si che i suoi articoli diventano interessanti