L’anno appena trascorso lascia in eredità al 2025 consistenti e seri problemi da affrontare. È sempre stato così. Ci ritroviamo quindi a parlare e scrivere di questioni aperte anche se la fase che attraversiamo, almeno in Capitanata, sembrerebbe aprire nuovi spiragli di crescita almeno ai blocchi di partenza. La mia è una sensazione che ricavo dalle analisi di sistema che leggo con la migliore attenzione di cui riesco ad essere ancora capace, sensazione che sembra trovare supporto anche nel pensiero di alcuni protagonisti politici. Ne ho parlato a fine anno, apertis verbis, con Piemontese e Furore. Più che altro è stato un cordiale ed amichevole quanto interessante confronto sui grandi temi del momento, diffuso nel corso della trasmissione Chiaro di Luna che porto in spalla da più di vent’anni, oggi sulla piattaforma interregionale di Puglia e della Basilicata di Foggia Tivù. Il ragionamento di questi due nostri giovani protagonisti politici in prima linea, impegnati con responsabilità di non poco conto nel Governo della Puglia ed in Europa, mi è sembrato chiaro e al tempo stesso semplice e condivisibile. Provo a sintetizzarlo. La Capitanata ha fronteggiato con successo i clan criminali che per troppo tempo hanno spadroneggiato nel territorio, dal Capoluogo al Gargano e sino alla Piana del Tavoliere. L’aeroporto ha preso il volo, ed era ora che ci fosse un suo decollo definitivo. Cerignola e Lucera danno da tempo segnali confortanti per il lavoro serio e costante di due bravi sindaci come Bonito e Pitta. A San Severo e Manfredonia altri due nuovi sindaci sono arrivati in pista per cercare di risanare due città diciamo delicate quanto scombinate, per usare eufemismi. Poi c’è l’economia che, nonostante il buio pesto di una Confindustria ormai in caduta libera, lancia forti segnali di ripresa soprattutto sui versanti vitali per il nostro sviluppo come il turismo, l’agricoltura e l’energia. Va pur detto, per amore di verità, che questa volta il quadro delle risorse è ricco per intervenire sul fronte infrastrutturale. Per dirla meglio, i danari ci sono davvero e sono anche tanti! Insomma, un contesto tutto sommato non privo di chance dove nuove ragioni di ottimismo potrebbero scalzare l’angoscia mortifera che gli anni andati hanno regalato a piene mani. Anche a Foggia, che è il cuore della Capitanata, l’aria che tira sembra diversa. E questo è un aspetto centrale del complicato quadro della ripartenza che la città ha davanti. Piemontese e Furore sono convinti che da Foggia debba intraprendere quella nuova stagione che il territorio reclama da decenni, dopo brusche cadute e le difficili risalite che sappiamo. È un dato elementare, direbbe Sherlock Holmes al suo amico dottor Watson. Da oltre un anno e per la prima volta nella storia della città c’è una sindaca. Mostra passione, amore per la sua terra, nonostante quel suo carattere forse troppo a punta secca. Ma si sa che carattere e coraggio sono cugini: senza di loro la vita è sterile, la scelta impotente e il sentimento è solo un atteggiamento. L’importante è che si faccia il bene della città e dei suoi abitanti. Quello della sindaca Episcopo è stato un inizio non facile. Qualche errore di impostazione poteva certamente essere evitato ma anche questo rilievo perde di mordente a fronte della grande sfida che Foggia ha oggi d’avanti. Piemontese e Furore, che sono i maggiori azionisti di riferimento della nuova maggioranza del Palazzo, ci credono e spingono per un lavoro che sia più di squadra, da portare avanti cioè con il meglio da schierare in campo. È un punto nodale sul quale ho colto da entrambi ragionamenti e visioni in buona sintonia. Vorrei crederci anch’io, al netto delle cose scritte e dette su un tema che, sia chiaro, portiamo tutti nel cuore: quel tema si chiama Foggia e il suo futuro che dovrebbe poggiare su un disegno armonico di modernità. Dovrebbe, appunto! Ma è di questi giorni la notizia che potrebbe avviarsi una verifica, chiesta con insistenza da alcuni partner di maggioranza. Una parola che non piace a chi conduce le danze ma che, a ben guardare le cose, sarebbe salutare quanto necessaria. L’esecutivo, a parte qualche eccezione, non sembra all’altezza del compito. Troppo macchinoso e lento il lavoro sin qui prodotto dalla Giunta e da una tecnostruttura in gran parte improvvisata e in qualche caso azzardata. Pasquale Cataneo (Italia del Meridione) ha posto il tema della verifica sul quale non solo i socialisti ma anche gli indipendenti ed alcuni pezzi degli emilianisti di Con potrebbero aprire nuovi scenari, senza dire del lavoro ai fianchi di Nunzio Angiola, Antonio De Sabato e di Giuseppe Mainiero. I nodi al pettine cominciano ad arrivare: a giugno è in scadenza il contratto con la GPS che molti vorrebbero internalizzare mentre il coso AMIU diventa sempre più bollente. Sono discorsi di ampia portata che mirano giustamente a mettere sott’esame il metodo di governo, la sua cifra politica che, ora come ora, rivela nei fatti una certa inconsistenza.Ne è un esempio Il Teatro Mediterraneo. L’incuria del passato lo consegnò al vandalismo sino a decretarne lo scempio. Oggi c’è un progetto approvato con tanto di finanziamento regionale, nero su bianco. Ma per i lavori, dice l’assessore Galasso, i tempi restano incerti!
Micky dè Finis