Più che una costituente mi è sembrata un’impresa rigenerante, riuscita oltre ogni ragionevole dubbio della vigilia, l’idea del Movimento 5 Stelle di rilanciare una proposta all’Italia. Un’offerta politica che Conte declina da par suo con parole chiare, sostenute da un consenso che la base ha sentito nella pelle in una kermesse che non si vedeva da tempo nello scenario politico di un Paese sempre più Spaesato. Mi è sembrato di assistere ad un momento generativo di una nuova voglia di sentirsi ancora protagonisti del conflitto che pervade la società di oggi, quella passione palpitante anche un po’ romantica che è andata via via svanendo. Una percezione che ho colto nella grande platea dell’Eur, gremita di giovani. E quando Conte a scrutinio concluso entra nell’agone viene fuori l’ingegno di una forza che è la prova palmare di una verità incontrovertibile, ad onta di chi le aveva pensate tutte pur di sabotare quell’assise democratica. Vero è che il dado è ormai tratto, lo spazio per il certame sembra esaurito benché lui, Beppe Grillo, imponga la ripetizione del voto che comunque si terrà, perché la differenza tra i due è marchiana e sta tutta nello stile. Il Movimento, si è capito, si riconosce in Giuseppe Conte. Questo comporta che anche tornando a scomodare la base il risultato non cambierà. Grillo diserta Nova. Si limita solo a postare il giorno dopo un velenoso “da francescani a gesuiti” esegesi che vorrebbe significare in quel suo linguaggio criptico che il Movimento si sarebbe convertito in un partito dell’establishment. Ma ricordo bene che nel momento in cui viene resa nota la scelta della base che cancella il suo ruolo di garante è partito un applauso da rompere i timpani! In tutto questo non è rimasto estraneo un collaudato sistema di apparato e mediatico che ha remato contro la costituente. Conte lo sa bene e lo dice senza peli sulla lingua. Eppure, neanche il tagliente passo dell’Elefantino di Giuliano Ferrara – che ha bollato ironicamente la mutazione genetica dei 5 Stelle come quella in un “partito riformatore con i fiocchi” – fa breccia nella base perché Ferrara, si sa, lo pensa e lo scrive, non ha mai visto con simpatia i pentastellati (continuo a detestarli, scrive compiaciuto). A scoprire pezzi di memoria nascosta un tantino spudorata ci ha pensato un grande Marco Travaglio che ha messo a nudo storie vendute come verità da un Grillo in caduta libera, senza qui dire delle parole eleganti di un intellettuale del rango di Marcello Veneziani che coglie in questa fase evolutiva il tratto più genuino di una rivoluzione democratica intensa quanto autentica. Adesso questo secondo round iniziativa imposto da Grillo altro non è che un maliardo tentativo di sabotaggio, la riedizione di una nuova disperata operazione Lazzaro. Insomma, una comica in piena regola! Come Teseo nel labirinto di Minosse, il Movimento ha ritrovato il filo di Arianna per uscire da una situazione che si era complicata non poco grazie al suo fondatore che si è ritrovato nei panni del Conte Ugolino. E di notte, più del canto dei grilli, impressiona il silenzio di milioni di formiche che ascoltano.
di Micky dè Finis