In campagna elettorale, Antonio Tasso – candidato sindaco di una coalizione di cinque liste, e attuale consigliere comunale – dichiarò, ovunque, che tra i punti più rilevanti del programma elettorale presentato c’era la risoluzione dell’annoso problema dell’agibilità della zona industriale D46 e PIP.
I fatti sono noti: A seguito della chiusura dello stabilimento Enichem, si venne a creare a Manfredonia una situazione di forte crisi occupazionale, tale da far rientrare il comprensorio nella definizione di “area di crisi” e risultando a tutti gli effetti eleggibile per l’attivazione del Contratto d’Area.
Il 21 aprile 1994 fu costituita la Società Consortile per azioni “Manfredonia Sviluppo”, individuata quale soggetto gestore del Contratto d’Area, che fu firmato il 4 marzo 1998 alla Presidenza del Consiglio dei Ministri;
Tra gli obiettivi del Contratto d’Area vi erano quelli di riqualificare e rioccupare il maggior numero di lavoratori espulsi dai suddetti processi di dismissione aziendale. Due le aree industriali interessate, quella ex-Enichem e l’Area PIP – D/46.
Circa 900 milioni di euro furono messi a budget per sostenere i nuovi insediamenti e per creare le infrastrutture necessarie alle imprese, dei quali si ha poca conoscenza dell’impiego.
Ripetutamente, la Regione Puglia ha imposto, evidentemente senza alcun risultato, al Comune di Manfredonia di adeguarsi agli impegni assunti nei confronti degli uffici regionali, ma soprattutto verso tutti quegli imprenditori che hanno investito in quell’area industriale, che attualmente non è in possesso di agibilità mancando il completamento della rete fognaria, idrica, elettrica e stradale e vige il degrado più assoluto, con abbandono di rifiuti da parte di sciagurati irrispettosi del bene comune.
I consiglieri Massimiliano Ritucci (AgiAMO) e Antonio Tasso (Sipontum) hanno presentato un’interrogazione all’assessore Francesco Schiavone, illustrata in Aula da Tasso lo scorso 28 ottobre, dove – ritenendo che la zona industriale D46 e PIP sia un asset fondamentale della Città per provare a rilanciarsi in termini economici e sociali derivanti da una dignitosa occupazione – è stato chiesto un cronoprogramma accettabile in ordine alla questione in tema, che sconta ritardi realizzativi inaccettabili, una mole enorme di risorse economiche mal gestite ed una serie di interrogativi e di responsabilità che pretendono chiarezza.
Nella sua risposta, l’assessore Schiavone, comunicando che la questione posta dai consiglieri Ritucci e Tasso rappresenta una delle prime tre priorità dell’amministrazione e dopo un dettagliato excursus della situazione, ha illustrato una serie di azioni da mettere in atto come:
- la realizzazione delle opere di allacciamento e rilancio dell’acqua potabile messa a disposizione dell’AQP, dove il problema non è tanto l’approvvigionamento, quanto lo smaltimento, e viaggia parallelamente all’adeguamento urbanistico
- l’adattamento del depuratore esistente nell’area di proprietà dell’ASE;
- la verifica delle reti nell’area PIP e D46;
- il completamento delle urbanizzazioni di queste aree, previo progetto e affidamento lavori, dopo il completamento del collaudo delle opere già realizzate;
- l’affidamento della progettazione degli interventi necessari, dopo l’acquisizione del depuratore attualmente di proprietà ASE, con conseguente esecuzione degli stessi, il cui completamento è stimato in 18 mesi;
L’assessore assicura che i fondi per infrastrutturare la D46 e completare tutte le opere di urbanizzazione (vincolati) e per portare l‘acqua in loco (non vincolati) sono presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit, ex Mise).
Allo stato, sperabilmente entro l’anno, si dovrà redigere il verbale di collaudo delle opere compiute in modo che si possano sbloccare i finanziamenti del secondo ‘stato di avanzamento dei lavori’, sufficienti – secondo l’assessore – a completare le rimanenti strutturazioni.
“Prendiamo atto con cauto ottimismo del cronoprogramma comunicato dall’assessore Schiavone – dichiarano i consiglieri interroganti – dal canto nostro assicuriamo totale impegno nella verifica dell’attuazione dello stesso e collaborazione, ove necessaria. L’agibilità delle aree per cui ci stiamo attivando è fondamentale per l’economica territoriale. Ricordiamo che la D46 è felicemente collocata a circa venti chilometri dallo snodo autostradale di Foggia; potrà usufruire del collegamento ferroviario Manfredonia-Foggia, per il quale ci si dovrà impegnare per il pieno ripristino funzionale della linea; ci si potrà avvalere del porto Alti Fondali destinatario di oltre 120 milioni di euro per i lavori di adeguamento e, se l’aeroporto Gino Lisa di Foggia dovesse programmare voli cargo, l’attrattiva di questa area per nuovi investitori sarà massima”.
E che sia la volta buona.