E’ stato il messaggio che è veicolato durante l’incontro tenutosi nei giorni scorsi presso l’Auditorium “Serricchio” dove ha avuto luogo la presentazione del progetto “PRIN PNRR 2022 Quasi Ruine:Place, Nostalgia and Future in late-industrial Italian Towns” coordinato dall’Unità di ricerca dell’Università di Foggia. Dipartimento di Scienze Sociali. Obiettivo: coinvolgere associazioni e le istituzioni locali per raccogliere le molteplicità dei punti di vista su questi processi di trasformazione sociale storicamente profondi al fine di promuovere una ricerca attiva e partecipata in grado di approfondire le narrazioni e le rappresentazioni contemporanee del rapporto tra città. Si è parlato di :industrializzazione imposta dallo Stato che ha veicolato sogni di modernizzazione e benessere ma ha anche provocato inquinamento e disoccupazione, lasciando residui visibili e invisibili sul territorio e sulle memorie, sulle speranze e sugli immaginari collettivi delle persone che lo abitano. Per memoria storica diciamo che la tegola è caduta sulla testa dei sipontini 57 anni fa ed esattamente il 20 di ottobre 1967, allorquando hanno appreso dalla stampa nazionale che il CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) “motu proprio”, aveva autorizzato l’ENI a costruire il IV Centro Petrolchimico, in località Macchia, tenimento di Monte Sant’Angelo, L’importante decisione fu presa senza peraltro coinvolgere le istituzioni e la comunità della vicina, Manfredonia, cosa che in quel tempo si considerava prassi comune,visto che quest’ultima dista da quel sito appena un chilometro. Da premettere che fino al 1936 la Piana di Macchia era territorio di Manfredonia. La cosa più grave, però è stata l’entrata in funzione dello stabilimento che ha portato scompiglio nell’intera comunità sipontina, a seguito degli innumerevoli incidenti che lo stesso ha prodotto nel tempo. I più pericolosi: (26 sett 76 Scoppio della colonna di assorbimento di anidride carbonica provocando la fuoriuscita di circa 60 tonnellate di anidride arseniosa. 17 maggio 1984 Incendio di una notevole quantità di caprolattame nel magazzino insacco). Incidenti che hanno cambiato radicalmente il modo di essere e di divenire di un territorio destinato alla pastorizia, all’agricoltura e principalmente al turismo. Non é il caso, in questo contesto, elencare gli altri incidenti e i morti che il Petrolchimico ha provocato nel tempo, oltre ad aver distrutto un territorio meraviglioso, la Piana di Macchia, Eventi ormai a tutti noti, ma la cosa che fa più rabbia, l’insipienza della politica a tutti i livelli che in tanti anni non ha saputo o voluto reagire di fronte a tale scempio. Ognuno, a modo proprio, ha coltivato il proprio orticello, o si è girato dall’altra parte. I famigerati nastri d’oro del porto alti fondali, docet costati alla collettività cinque miliardi di lire solo di tangenti. Otto processati, nessuno ha conosciuto le patrie galere. Non possiamo dimenticare la tenacia dimostrata dall’Ing. Biagio Pignatato che ancora una volta, nel disperato tentativo di fermare tale scempio, in data 22 novembre 1968 indirizzò ai Ministeri dell’Agricoltura e dei Lavori pubblici, al Prefetto di Foggia e all’Ispettorato Ripartimentale delle Foreste, a norma dell’art.10 della Legge n.765 del 6 .8.1967 che concede la facoltà a qualsiasi cittadino di intervenire, il seguente telegramma per denunciare alle Autorità competenti eventuali abusi sul territorio: “Anic habet iniziato lavori Petrolchimico località Macchia senza regolare licenza edilizia et licenza forestale sradicando secolari ulivi. Stop. Prego intervenire urgentemente”. L’amara constatazione, il silenzio assoluto. A questo punto, dopo 48 anni dallo scoppio della colonna di arsenico, di inutili e sterili commemorazioni crediamo sia giunto il momento di cambiare registro al fine di restituire alla Piana di Macchia e all’intero territorio la sua vera vocazione e dare delle risposte chiare, in particolare ai nostri giovani costretti a lasciare la terra natia per potersi affermare nella vita. I progetti ci sono. Uno in particolare che, a nostro avviso, si sposerebbe molto bene, partorito nel 2017 dal “Movimento Città Nuova – Monte Sant’Angelo Civica” dalla mente dei giovani, che meriterebbe tanta attenzione e considerazione da parte di quella politica che, fino ad oggi, con cecità, insipienza e avidità, ha fatto scelte scellerate, distruggendo una Piana che poteva diventare un’altra Valle dell’Eden, cambiandone la fisionomia socio-economica e politica, in uno a restituirle la sua vera vocazione: agricola, turistica e industriale, ma quella sostenibile. Questo è ciò che la Piana di Macchia da anni reclama a gran voce, cosa che fino ad oggi le è stata sempre negata. Siamo convinti, però, che la politica, quella sana stia cambiano registro. Finalmente si è compreso che da soli non si va da nessuna parte. Alla buonora si è compreso che, unendo le forze è possibile superare tutti gli ostacoli. Si stanno così avverando le meravigliose parole di Madre Teresa di Calcutta quanto affermava:: “Tu sai fare cose che io non so fare. Io so fare cose che tu non sai fare. Insieme possiamo fare grandi cose”. I primi segnali partono dal cambio della guardia a Palazzo S. Domenico con l’insediamento della nuova compagine amministrativa guidata dal dott. Domenico La Marca. Dalla sua lungimiranza, a partire dalla demolizione dei nastri trasportatori. Nel coinvolgere la classe politica regionale, egli ha affermato che: “Non c’era modo migliore per cominciare. La demolizione dei nastri rappresenta un cambio di pagina. Manfredonia è chiamata a diventare un punto di riferimento per lo sviluppo, grazie al porto, all’area industriale, alla ferrovia e all’aeroporto, ma soprattutto con il gioco di squadra delle realtà locali. Oggi sulla situazione della “salute, tutela dell’ambiente e la rinascita del Gargano, con il coinvolgimento dei sindaci di Monte S. Angelo e Mattinata. Si sta avverando un’altra profezia, quella di (Raffaelllo di Sabato),.ne: “Il Porto di Manfredonia nella vita economica della Capitanata” Ed. ManfredoniaNews.it 2008 quando affermava che: “i figli migliori della nostra Capitanata che, ammaestrati dal passato, desti e fieri della propria grandezza, avranno tanta forza di scuotere il giogo dell’antico fato per rivolgersi con amore alla propria terra che oggi guardano da tergo diffidenti e tristi per colpa di chi li vollero miseri e negletti” I presupposti ci sono. si tratta di metterli in atto. Ora si tratta di riprendere il discorso dell’Università di Manfredonia con il Corso di Economia dell’Ambiente e del Territorio che darebbe ai nostri giovani molteplici possibilità di inserimento nel mondo professionale, iniziato nel 2002 e dopo due anni di attività è finito nella polvere. A questo aggiungiamo il riconoscimento quale patrimonio dell’Unesco dei nostri beni culturali, e ne abbiamo tanti.. Monte Sant’Angelo ne ha due, noi zero. Evidentemente sono stati più bravi di noi. Che dire delle Grotte Occhiopinto e Scaloria che meriterebbero di essere valorizzate. Anche questi beni culturali, da era immemorabile abbandonati al loro triste destino. A voi cari giovani, che siete il nostro futuro, il monito di difendere a denti stretti la nostra tanto amata quanto bistrattata Manfredonia e l’intero territorio. Non lasciatela nelle mani di quanti la vollero misera e negletta. Non lasciatevi rubare la speranza in un mondo migliore. E’ l’esortazione di chi ha dedicato 65 anni della sua esistenza a raccontare Manfredonia nel bene e nel male, attraverso la carta stampata e audiovisivi. Nonostante gli 86 anni suonati, è sempre sul pezzo, fino a quando Iddio vorrà.
Matteo di Sabato