Ha destato impressione e apprensione quell’incipit del comunicato diffuso dal comitato promotore delle annuali celebrazioni dell’incidente allo stabilimento Anic-Enichem di Macchia il 26 settembre 1976. “Qui si muore come mosche” afferma perentorio la nota. Una dichiarazione allarmante che fortunatamente non trova riscontro nei dati ufficiali di enti preposti al controllo della salute pubblica. Più verosimilmente si è trattato di una iperbole verbale del momento. Perché se cosi non fosse ci sarebbe da preoccuparsi seriamente. Tanto che qualcuno ha addirittura ipotizzato di collocare doverosamente un tabellone all’ingresso di Manfredonia con quella scritta per avvisare l’ignaro turista a guardarsi dall’entrare in città. Con buona pace di tutti i discorsi e le iniziative intese a valorizzare la vocazione turistica del territorio. Insomma, siamo alla banalizzazione di un problema più che serio che va affrontato con estrema responsabilità e competenza. Le buone intenzioni rivolte a richiamare l’attenzione sul problema salute pubblica vanno pure tenute in conto, ma occorre cautela e realismo. È fortemente riduttivo e in qualche modo fuorviante limitare la questione all’insediamento Enichem morto e sepolto da mezzo secolo. Quel che rimane è peraltro localizzato in territorio non comunale e sul quale Manfredonia non ha nessuna competenza: sarebbe pertanto opportuno che le manifestazioni di protesta, per sparute che siano, si facessero nel comune di competenza. Purtroppo, ad attentare alla salute pubblica ci sono una infinità di fattori che operano quotidianamente in maniera subdola ma penetrante. L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) ha identificato 129 (centoventinove) sostanze cancerogene che fanno parte della vita quotidiana, presenti negli alimenti, nell’aria che respiriamo, nei prodotti industriali. Per non parlare delle conseguenze dell’intenso traffico urbano di un eccezionale parco automobili, delle polveri sottili, del fumo, dell’alcol, delle droghe, fino all’abbandono dei rifiuti urbani. Quel che è avvenuto in quello stabilimento (dove sono attive diverse aziende) è ormai fumo passato, che, a parte il lavaggio della falda in corso, non ha più influenza come dimostra la società dell’Eni che ha condotto la bonifica (tabulati e mappe del sito sono stati inviati al sindaco), rievocarlo non pare una operazione che serva a qualcosa. Men che meno per richiamare l’Enichem ad antiche responsabilità. L’errore madornale fu fatto allora allorquando si gridò il fatidico “ce ne ua jì”, quando invece bisognava costringere quella società a rimanere e a garantire l’occupazione cambiando indirizzo industriale. Così come è avvenuto in altri siti dove hanno ottenuto grandi vantaggi. Quella scelta che creava serie riserve sulla necessaria pax sociale ha condizionato psicologicamente la perdurante possibilità di investimenti nel territorio. È tempo di voltare pagina seriamente e convintamente: Manfredonia non può guardare avanti tenendo la testa girata indietro. Il sindaco Domenico La Marca giustamente preoccupato si è rivolto all’Agenzia Regionale per la Salute ed il Sociale (AReSS) per avere riscontri certi e scientificamente testati sulla situazione a Manfredonia. “I dati epidemiologici aggiornati forniti dall’ AReSS – è la dichiarazione emessa dal sindaco – se da un lato allontanano allarmismi, dall’altro non devono farci abbassare la guardia. Il tema della tutela della salute e dell’ambiente sono linee guide del nostro modello di sviluppo condiviso anche dai Comuni limitrofi di Mattinata e Monte Sant’Angelo. È fondamentale non dimenticare il passato, continuando a monitorare i percorsi di bonifica e vigilare anche su nuovi e futuri insediamenti. L’Amministrazione comunale, però, è chiamata a rilanciare progetti imprenditoriali sostenibili e compatibili con il nostro territorio”. Nel dettagliato report dell’AReS si rileva come “I dati di mortalità, ospedalizzazione e incidenza tumorale appaiono per la maggior parte delle cause esaminate in linea con i confronti regionali e provinciali”. Come dimostrano i grafici allegati. Per Manfredonia, il territorio, è ora di imboccare consapevolmente e razionalmente il sentiero dello sviluppo. Con le “mosche” che continuano a girellare indisturbate.
di Michele Apollonio