Il dramma del dolore si abbatte lacerante sulla città di Foggia per quelle giovani vite spezzate nel pieno di anni così verdi. Erano tre ragazzi Samuele 13 anni, Michele 17 e Gaetano 21. Tutti travolti con le loro speranze e i loro sogni che ora risuonano nel silenzio.
Una tragedia.
Avevano seguito il Foggia, la squadra che portavano nel cuore, in trasferta a Potenza. Non sono più tornati. Tre famiglie sconvolte, rapite improvvisamente da un’angoscia che ha spezzato le gambe e fermato il respiro di un’intera comunità in ginocchio. Morire così presto dopo aver gioito per i propri beniamini fa rabbrividire, scuote il pensiero una pena tanto profonda che è andata ad insediarsi nell’animo dei familiari, come quello di un padre che alla guida del veicolo si è ritrovato con tre giovanissimi esanimi sul ciglio della strada e tra questi il suo piccolo Samuele. L’estremo saluto che la Città vestita a lutto ha consegnato ai tre ragazzi svela un dolore collettivo terribile proprio nel tempio di quel calcio che era la grande passione di bravi ragazzi, una passione tanto forte quanto fatale, vera come la commovente partecipazione corale dei club rossoneri in lacrime davanti a quei feretri. Un segno bellissimo di solidarietà che rivela il volto umano che l’amore per lo sport riesce a donare con una potenza incredibile. E il giorno prima, in una basilica cattedrale gremita che trasudava di pianto, è toccato all’arcivescovo di Foggia-Bovino, Mons. Giorgio Ferretti, pronunciare parole di conforto in una veglia di preghiera per quelle vite spezzate. “Il primo pensiero che sale prepotente nel cuore è: non è giusto”, esordisce l’Arcivescovo, cogliendo lo sgomento di una comunità intera. “Non è giusto morire, non è giusta la morte di un giovane, di tre giovani. Non è giusto morire in questo modo”, aggiunge, facendo eco ai sentimenti di chi si chiede il perché di una tragedia così ingiusta. Poi il Pastore affronta la domanda che molti si pongono di fronte a eventi così dolorosi: “E Dio? Dov’è?”. La sua risposta è arrivata con un invito a riflettere. “Qui insieme, possiamo gridargli il nostro dolore, interrogarlo, parlargli come un figlio parla al padre”, sottolinea come, nonostante le incomprensioni, la Fede può guidarci verso la consapevolezza che Dio ci ama e che non è lui a causare il male: “La morte non è presente nel piano della creazione, essa entra nel mondo per il male che affascina e assedia l’uomo”. Un’omelia pregna di significati che richiama il conforto nella preghiera: “Come scritto nel Vangelo anche a noi in questi giorni il Signore dice: non piangete, io sono con voi. Vi accompagno, vi sto vicino, vi abbraccio”. Parole di speranza, che vogliono ricordare che Gesù ha accolto Gaetano, Michele e Samuele nella sua Casa di pace, promettendo loro la vita eterna. Solo la Fede in Dio spinge a trovare la forza del coraggio perché esorta tutti a reagire ad una tragedia così immane con amore e unità dice Mons. Ferretti: “Dobbiamo amarci con affetto sincero, consolarci, sostenerci. Dobbiamo unirci per diffondere il bene e combattere il male e la morte. Mostrare, con la nostra Fede, che la morte non è l’ultima parola sulla vita. Gesù è con noi. Lui ha vinto la morte con la Croce. Il mio abbraccio ai familiari ed unirmi in preghiera affinché il Buon Dio doni loro un po’ di sollievo e forza per andare avanti Samuele, Michele e Gaetano sono così volati in Cielo. All’improvviso, con i suoni ancora della squadra del cuore, ignari che stavano vivendo gli ultimi attimi della partita della vita. Poi il buio che diventerà luce tra le braccia del Divino”.
di Micky dè Finis