E’ possibile visionare presso gli studi dei Medici di famiglia di Manfredonia un Avviso della “Federazione Italiana Medici di Famiglia-Puglia” con un monito molto chiaro: Non lasciamo che il nostro Servizio Sanitario si Spenga! La Legge 833 del 23/12/78 istituì il Servizio Sanitario Nazionale (SSN), frutto di 
lotte e rivendicazioni. Una delle più grandi conquiste sociali del nostro tempo che ha introdotto valori e princìpi fortemente innovativi: Universalità dei LEA livelli essenziali di assistenza su tutto il territorio, l’Equità d’accesso ai servizi per tutti i cittadini e la Solidarietà fiscale quale forma fondamentale di finanziamento del sistema. I tre cardini della Legge – prima firmataria Tina Anselmi e prima donna Ministro della Repubblica alla salute – garantiscono il Diritto alla Salute sancito dall’articolo 32 della nostra Costituzione. Il nostro SSN è diventato un valido esempio a cui far riferimento come in USA, l’allora Presidente Obama ne elogiava i princìpi, ripresi anche dal governo francese che negli ultimi anni ha potenziato gli investimenti nella sanità pubblica. Invece L’Italia ha seguito un procedimento inverso, cominciando con la riforma del Titolo V della Costituzione Italiana (L. n. 3/2001) che affidava la tutela della salute alla legislazione concorrente tra Stato e Regioni, ampliando il ruolo e le competenze delle autonomie locali. Nel tempo abbiamo assistito allo sfacelo del SSN con Servizi di Comunità presenti a macchia di leopardo sul territorio nazionale. A fronte del malgoverno di alcuni SSR, lo Stato è intervenuto solo con lo strumento dei Piani di Rientro, assolutamente inadeguato per la riqualificazione dei servizi e la sostenibilità a medio-lungo termine, ma soprattutto non è stato in grado di intervenire in alcun modo sui fattori che condizionano il binomio cattiva politica/cattiva sanità. Oggi da un punto di vista sanitario, l’Italia si caratterizza come il Paese più eterogeneo d’Europa con sacche di inefficacia, inefficienza, ingiustizia che in un federalismo disegnato male e gestito peggio sono destinate ad aumentare, di pari passo con le diseguaglianze. Se la spending review ha determinato i tagli dei posti letto ospedalieri, le Regioni avrebbero dovuto potenziare i Servizi di Comunità più prossimi al cittadino al fine di alleggerire la richiesta di care presso gli ospedali di primo e secondo livello. Le cosiddette Case della Comunità, aperte h24 e 7 gg su 7, finanziate con le risorse del PNRR, sono quelle strutture costituite da equipe di medici di medicina generale, pediatri, medici specialisti, infermieri e altri professionisti della salute (tecnici di laboratorio, ostetriche, psicologi, ecc.) che operano in raccordo anche con la rete delle farmacie territoriali. Secondo il report del Comitato Permanente Aziendale per la Medicina Generale dell’ASL di FG mancano in Capitanata almeno 65 medici di assistenza primaria sulla base della popolazione residente al 31.12.2023. Come si potranno realizzare i Servizi di Comunità se mancano le risorse umane? I medici di famiglia sono sempre più in affanno e lasciati soli ad affrontare la miriade di incombenze burocratiche, riducendosi quel tempo prezioso da poter dedicare al paziente. Il Cartello/Avviso della Federazione Italiana Medici di Famiglia-Puglia sottolinea quanto <la Medicina generale sia l’unico sistema di accesso libero e gratuito alle cure che il cittadino ha a disposizione. Non sempre però è garantita la sicurezza ai medici che spesso subiscono episodi di violenza fisica e verbale. I medici del 118, l’ex guardie mediche e i medici di famiglia diventano il parafulmine delle inefficienze del Sistema Sanitario. Le carenze organizzative mettono in pericolo l’incolumità dei cittadini e del personale medico, minando l’alleanza tra medici e pazienti>. Mobilitiamoci per salvaguardare il Servizio Sanitario Pubblico e il Diritto alla salute di tutti.
di Grazia Amoruso
