di Andrea e Marco Nasuto
Manfredonia è tra le città più inquinate d’Italia. Nel 1971, l’ENI costruì un impianto petrolchimico accanto alla città. In soli 25 anni, l’Enichem ha devastato la terra, il mare e le falde acquifere della
zona. A questa ferocia, un uomo ha opposto resistenza: Nicola Lovecchio, un solitario operaio che ha trovato il coraggio di denunciare ciò che stava accadendo.
A distanza di 27 anni dalla morte di Nicola Lovecchio, avvenuta il 9 aprile 1997, sua moglie Annamaria Cusmai ha deciso di leggere per la prima volta la sua lettera testamento. La lettera, scritta quattro mesi prima della sua scomparsa e indirizzata a Medicina Democratica, rappresenta una testimonianza toccante dell’impegno e del coraggio di un uomo che non ha mai smesso di lottare per la giustizia. Durante il processo, l’Enichem è stata assolta. La giustizia italiana ha sostenuto che il consumo quotidiano di aragoste fosse la causa della presenza di arsenico riscontrato tra gli operai. La famiglia di Nicola Lovecchio è stata l’unica a rifiutare “i soldi dell’Enichem”, scegliendo di mantenere integra la propria dignità e di portare avanti la memoria di Nicola.
Abbiamo voluto chiamare questo filmato, “Voglio Correre Lassú”, perché Annamaria ci ha raccontato che una delle volontà finali di Nicola era quella di indossare delle scarpe da ginnastica.
Nicola era convinto che “lì su” avrebbe corso e camminato come faceva spesso per le strade di Manfredonia. Un uomo in movimento, alla ricerca di risposte. “Manfredonia sembra una città priva di figure di riferimento. Ecco, se c’è qualcosa di simile a un santo laico nella storia moderna di Manfredonia, questo è Nicola Lovecchio. Nicola può essere il nostro Giovanni Falcone per Palermo o il Peppe Diana per Casal di Principe. L’amore che Nicola ha avuto per la sua famiglia e per la sua comunità è stato enorme. E come ogni vero amore, privo di interessi meschini e ritorni personali. La sua è stata una lotta di dignità e di verità.” dice Andrea Nasuto
“Spesso si racconta di una città piegata, ripiegata verso se stessa, incapace di avere amor proprio, di unirsi, di credere in un bene comune. Si pensa che ogni azione che sembri pubblica, comunitaria, per gli altri, sia in realtà una questione di guadagno personale, di gloria, di potere. Nicola rompe questo schema. E lo fa con una forza che è paragonabile solo alla ferocia con cui l’Enichem ha ricattato, silenziato e inquinato questo territorio. Annamaria e i suoi figli sono la prova vivente di questo.” dice Marco Nasuto
“Nicola è semplicemente il cittadino di Manfredonia più importante degli ultimi 30 anni. Vorremmo che tutti, nei momenti di sconforto, guardassimo a lui, sapendo che c’è sempre una scelta giusta da fare, proprio quando tutto sembra impossibile. Questa non è memoria. Le ciminiere dell’Enichem sono state demolite ma l’inquinamento dell’Enichem non è ‘finito’. E anche se
l’Enichem non potesse più interessare a molti, i tradimenti verso la città sono tanti e tanta è la sete di verità. Nicola ci ha insegnato come si fa a cercare l’acqua in mezzo al deserto.” dice Andrea
Nasuto
“Nessuna strada, piazza, o sede politica è stata mai dedicata a Nicola Lovecchio. Facciamo unappello pubblico: rendiamo Nicola un simbolo della città. Dedichiamo uno spazio pubblico a
Nicola Lovecchio.” dicono con forza i due fratelli.
Nel 1994, l’Enichem ha chiuso, lasciando dietro di sé terreni, mare e falde gravemente inquinate. Oggi, la bonifica dell’area è nelle mani di chi ha causato questo disastro: ENI. Centinaia di morti
sospette per tumore continuano a segnare Manfredonia, e molti operai preferiscono non parlare.
La bonifica del mare non è mai iniziata. Eppure, Annamaria e i suoi figli continuano a mantenere viva la sua memoria, come un albero dalle radici profonde. “Vogliamo ringraziare profondamente Annamaria Cusmai e il figlio di Nicola, Francesco Lovecchio, per la loro disponibilità, gentilezza e fermezza nel difendere la dignità del gesto di Nicola. Per noi è stato un profondo onore conoscerli, ci siamo emozionati più volte. Gli occhi di Annamaria sono potenti, portano l’amore di Nicola che lei preserva con una dignità luminosissima.”
Gli autori:
Andrea (1991) e Marco Nasuto (1989) sono due fratelli nati a Manfredonia. Nel 2013, hanno pubblicato “Made of Limestone”, il primo web-docufilm in Italia, realizzato con un budget di soli 23
euro e capace di raggiungere 3 milioni di persone. Nel 2018, hanno realizzato “Kosmonauts”, una ricerca sull’identità italiana e un prezioso contributo sul tema del caporalato, mentre nel 2019
hanno lanciato “Così Lontano, Così Vicino”, un progetto sul futuro dei borghi italiani di fronte al crollo demografico. Andrea e Marco hanno già pubblicato due brevi racconti su Nicola Lovecchio:
“Dentro l’Urea” e “Tu Lo conosci Nicola Lovecchio”, e ne hanno raccontato la storia anche nel loro lavoro di esordio “Made of Limestone”. La centralità del loro lavoro è il racconto polifonico di
identità perdute, fragili, messe ai margini. È un lavoro di ricostruzione e di ammenda, che punta a riportare dignità e luce a coloro che la società ha dimenticato. I loro lavori sono stati proiettati in diverse scuole e università nel mondo, tra cui Stati Uniti, Germania e Inghilterra, e sono stati oggetto di attenzione da parte di importanti testate come L’Espresso, Corriere della Sera e Quartz.
Roberto Saviano ha descritto Andrea e Marco Nasuto come “due talenti geniali della documentaristica”.