“Emiliano e Decaro avrebbero potuto cogliere l’occasione per dare spiegazioni alla città di Foggia in merito all’ennesimo esempio di colonialismo consumato ai danni dei foggiani da parte di Bari per quel che concerne la vicenda Amiu. Invece, dal palco della Festa dell’Unità svoltasi nel fine settimana, nulla: né spiegazioni né un assegno da 36 milioni di euro che sono quelli che i foggiani hanno pagato in questi anni per pulire Bari”.
Lo afferma il consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Giannicola De Leonardis, che prosegue: “Foggia è costantemente in condizioni igenico-sanitarie pietose e non è oltremodo tollerabile che la città sia trattata, a livello di politiche aziendali, come una succursale di Amiu Bari, anche perché, benché la si consideri una sorta di vaso di coccio, paradossalmente e per non trascurabili aspetti, Foggia va addirittura a compensare ciò che a Bari è in perdita. Le criticità riscontrabili sia a livello di governance, quanto nella gestione economica di Amiu sono molteplici e note da tempo – aggiunge De Leonardis che spiega – Il Comune di Foggia è socio al 21% delle quote di AMIU, ma contribuisce al fatturato per circa il 30% all’anno (33 milioni di euro). L’immobilizzazione più importante foggiana è l’impianto di Trattamento Meccanico-Biologico (TMB) di Passo Breccioso. Il contratto di servizio con il Comune di Bari ammonta a circa 70 milioni di euro ed Amiu arriva al 50% della differenziata, perdendo circa due milioni e mezzo all’anno. Una perdita che viene ampiamente compensata dagli introiti derivanti dalla gestione dell’impianto TMB di Foggia che incassa circa 13 milioni di euro annui. Non solo, il Comune di Foggia paga circa tre milioni in più all’anno per il trasporto e lo smaltimento dei rifiuti in discarica. Desolante il quadro riguardante il personale – aggiunge De Leonardis – con Bari conta quasi il triplo dei dipendenti di Foggia.
Il che significa che il servizio pessimo fornito ai foggiani dipende anche dal fatto che si è paurosamente sotto organico per una città estesa e ancora popolosa come Foggia. Con questi numeri, ad esempio, è inimmaginabile provare un percorso come quello della raccolta porta a porta che, proprio per questo, è stata sostanzialmente esclusa dal Piano industriale 2023-2031. Foggia non è messa nelle condizioni di incidere nelle scelte aziendali. Non c’è una alternanza alla presidenza del Consiglio di Amministrazione ed è facile quindi capire come chi proviene da Bari non sia nelle condizioni di conoscere, agire e incidere nella soluzione delle numerose problematiche che attanagliano la gestione dei rifiuti a Foggia. Ancora: esiste una delibera di Consiglio comunale del 2013 (quando governava il centrosinistra che, è bene ricordarlo, è l’artefice di questo disastro) che prevedeva la creazione di un comitato paritetico che doveva vigilare sui servizi erogati e preoccuparsi che nessuno dei due Comuni avesse perdite. Sono solo alcuni dei numerosi esempi che si possono fare per rendersi conto di quanto sia fallimentare e nettamente sbilanciato il rapporto con Amiu Bari che pure, recentemente, è diventato oggetto di dibattito pubblico fino all’esposto promosso da alcune associazioni della città circa gli introiti provenienti dalla Tari pagata dai cittadini foggiani utilizzati per finanziare la raccolta dei rifiuti di Bari. Emiliano e Decaro devono dare spiegazioni smettendo di continuare a fingere che il problema non esista, evitando di parlarne perché troppo scomodo ammettere che il disegno di “normalizzare” Foggia, assoggettandola a Bari, è l’unico vero obiettivo del centrosinistra. Foggia è nelle condizioni di essere autonoma e di riappropriarsi della gestione di un servizio fondamentale che deve essere reso nelle migliori condizioni possibili a una cittadinanza che non merita di vivere in una pattumiera a fronte di una Tari oltremodo onerosa”, conclude De Leonardis.