Venerdì 27 Settembre 2024

Una città da riprogettare

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È indubbio, anzi è fin troppo evidente, lo stato di difficoltà che attanaglia Manfredonia. Una condizione di sofferenza diffusa, sospinta da lontano, montata progressivamente. Un subdolo morbo che ha finito per infettare tutto ciò che concorre a rendere tranquilla e prosperosa una comunità che vanta una storia gloriosa e tante risorse materiali e immateriali. La città si ritrova come in uno stato di stallo, di sbandamento collettivo. In un labirinto nel quale non riesce a trovare la via d’uscita. Tutto e tutti sono fatalmente finiti in un vortice inarrestabile. Non c’è settore che non sia in crisi: la politica, l’economia, il sociale, la cultura. I riferimenti di base, considerati complessivamente, sono ridotti ad un lumicino. Ecco è rimasto il lumicino che necessita, perché riprenda vigore e forza, di essere ravvivato e alimentato da tanta buona volontà e amore per la città. E limpida applicazione. Quel che pare manchi, al netto di positive eccezioni, come abbrivio essenziale per cercare di venire a capo di una condizione che preoccupa non poco, è un esame della realtà come cristallizzatasi, una analisi oggettiva, fuori dai condizionamenti di parte, da visioni distorte, ma che abbia come fine la ricerca di un’azione comune per ridare fiato ad una comunità sempre più ansimante. “Una città che sappia progettare e costruire il proprio futuro arricchito di speranza e coeso da solidarietà” ha esortato l’arcivescovo padre Franco Moscone parlando alla folla che gremiva Piazza Giovanni XXIII al termine della oceanica processione della eletta protettrice Madonna di Siponto. Una persona autorevole terza al mondo laico ma ugualmente pensosa delle sorti della città e dei suoi abitanti dei quali egli è certamente parte. Il presule sipontino fermamente e fervidamente conscio della sua funzione di guida spirituale ma anche riferimento prestigioso della comunità, non manca occasione per offrire riflessioni e considerazioni oggettivamente realistiche che andrebbero più e meglio ascoltate e possibilmente tenute a mente da ciascun manfredoniano. Il suo è un parlare chiaro, documentato, esplicito, ricco di annotazioni utili tanto per chi è chiamato a funzioni pubbliche che per ogni privato cittadino. La sua visione sul da farsi è chiara e pragmatica. Auspica, sulla falsariga del Magnificat, una politica non a servizio dei poteri forti, una economia reale che sia sviluppo per tutti, le Istituzioni strumenti di bene comune. Le sue argomentazioni delineano senza infingimenti una realtà cittadina molto verosimile, che pare sfugga ad altri in qualche modo esponenti delle responsabilità pubbliche. Non lesina richiami espliciti alla illegalità, alla violenza, alle ingiustizie, al lavoro nero o sottopagato o usato come merce di scambio, alla pressione mafiosa con relative conseguenze, alla diffusione di stupefacenti, alle armi, all’egoismo. Una denuncia senza sottintesi, incontrovertibile, per sollecitare le opportune azioni da attivare per recuperare dignità di comunità e avviare il cambiamento d’epoca. Un dialogo con la città continuo, accorato, lucido fatto di ammonizioni e incoraggiamenti, iniziato nel 2019 con la programmatica esortazione «Manfredonia ri-alzati”. Un incitamento che purtroppo non ha avuto granché seguito se ripensiamo a tutto quello che di estremamente negativo e mortificante è successo in questo lasso di tempo particolarmente nefasto. Un battere il chiodo continuo accompagnato dall’incitamento a “camminare”, guardare avanti. Dalla primavera scorsa si sta cercando di riguadagnare la retta via. Di riprogettare una città smarrita. Le questioni pendenti da anni sono tante e di vitale importanza. Le prerogative per affrontarle non mancano. Barlumi promettenti si sono intravisti nel corso della preparazione delle nuove elezioni comunali che hanno decretato nuovi assetti di governo della città. Un sia pur lieve passo avanti i cui esiti sono attesi con grande speranza. Le aspettative sono risposte in quella tanto invocata transizione culturale, base per tutte le transizioni specifiche di cui Manfredonia ha estremamente bisogno. A cominciare da quella che faccia sentire i manfredoniani, tutti, a qualsiasi livello e condizione, cittadini orgogliosi di una città che va amata e rispettata. Ma con azioni concrete.

di Michele Apollonio

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