Se n’è andato tra le acque impazzite di un canale che travolge il fuoristrada con il quale prestava soccorso, l’ultima impresa di una lunga serie della sua esperienza. E già perché Antonio Ciccorelli aveva scelto trentaquattro anni prima di fare il vigile del fuoco, non un lavoro per lui ma una vera vocazione, che era tutta la sua vita. Credo sia doveroso parlarne perché questa storia non è solo sconvolgente ma di grande significato etico e morale sulla quale non si può non riflettere. Rimane certo difficile descrivere, raccontare una passione così forte, decisa e intensa rivolta verso il prossimo. Prima a Siena, poi Foggia, quindi a Macerata sino a quel 6 marzo di sei anni fa quando Antonio sceglie di rientrare nella sua città per assumere le funzioni di Capo Reparto. Quando i sommozzatori recuperano il suo corpo i colleghi restano increduli. Era lì nell’abitacolo del veicolo con il quale poche ore prima aveva tratto in salvo due persone. Solo un miracolo risparmia la vita al collega che condivideva con lui quelle ore drammatiche in cui il destino e la fatalità erano nascosti in agguato. Quello di Antonio è stato davvero un percorso lusinghiero iniziato nell’84 come Vigile Ausiliario di Leva nel Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco. Anni che lo videro sempre protagonista come nell’emergenza dell’alluvione in Calabria nel 1996, nel terremoto nelle Marche nel 1997, nell’alluvione di Quindici e Sarno nel 1998 e poi quella di Cervinara nel 1999. Ma quella sua fibra indomita, fiera, tenace si rivelò anche nel crollo di Viale Giotto a Foggia, l’11 novembre 1999, come nel terremoto di San Giuliano, nell’incendio di Peschici nel 2001, nel terremoto de L’Aquila nel 2009 ed in quello del Centro Italia nel 2016. Un uomo che si distingueva sempre per il suo altruismo, il suo bel coraggio, la sua riconosciuta competenza nelle azioni di soccorso che interpretava con un senso di umanità incredibile per il prossimo, perché era sempre in prima linea. Insomma, un uomo che non pedicava la fratellanza. LA VIVEVA! “Impossibile non volergli bene “mi ha detto Massimiliano, suo fratello, straziato dal dolore. In quelle ore drammatiche, le ultime della sua vita, Antonio trova la forza di salvare due donne bloccate in un’auto allagata nell’area colpita dall’alluvione. Poi si dirige con un collega verso un’altra zona in cui serve urgente aiuto ma il fuoristrada viene trascinato dalle acque del canale in piena per circa 700 metri. Antonio non ha via di scampo: muore nell’abitacolo. Resta lì, prigioniero. Alle quattro del mattino tocca ai suoi colleghi recuperare quel corpo straziato. “Antonio Ciccorelli ci ha portato in salvo, per il sollievo delle nostre famiglie, ed è andato incontro al suo destino per portare aiuto ad altri. Il cuore mi fa male al pensiero che siamo state le ultime persone che ha abbracciato” le parole delle due donne tratte in salvo. “È corso da noi, l’ho supplicato di salvarmi, lui era commosso perché non riusciva a tirarmi fuori ma mi ha detto che non mi abbandonava, infine ci hanno messo in salvo dal portabagagli e portate in braccio” racconta una di loro. Il caporeparto Antonio Ciccorelli era tra i 25 pompieri inviati con vari mezzi in soccorso degli automobilisti rimasti in panne e bloccati dopo che una bomba d’acqua si era abbattuta tra Foggia, San Severo, Torremaggiore e Apricena. Avrebbe compiuto 60 anni tra un mese, il 29 ottobre e come sempre era subito corso con il fuoristrada di servizio per portare soccorso. E dire che era prossimo alla pensione. “Siamo sconvolti. Anche se per mestiere mettiamo in conto che possa accadere, è una tragedia immensa. Un dolore enorme” dicono i colleghi. Un dramma che spezza nel pianto di Maria Mainiero, la moglie e di Alessio, l’unico figlio, solo 24 anni. Non si contano i messaggi di cordoglio dei cittadini e dal mondo istituzionale, come quello del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Le città di Foggia e San Severo rendono omaggio alla sua memoria dichiarando lutto cittadino. Io voglio farlo con le parole di Susan Diane Murphree, celebre donna pompiere americana : “i vigili del fuoco non muoiono mai, splendono per sempre nei cuori dei popoli le cui vite hanno salvato”. Riposa in pace.
di Micky dè Finis