Un Parco Naturale e Archeologico da scoprire, proteggere e valorizzare
Di Aldo Caroleo, Siponto
NB. Questo intervento avrei voluto farlo in una recente assemblea dei Sipontini ,residenti e non presso lo Sporting Club di Siponto, nel mese di agosto appena passato, ma non mi è stato concesso, come anche ad altri, perché questo incontro, programmato per le ore 18.30, era stato anticipato, senza darne preventivo avviso, alle 18.00 e quindi vanificando qualsiasi intervento sia mio che di altri “Sipontini “ che si erano presentati all’orario programmato..
Ho sentito molte voci ,da parte di alcuni intervenuti , ma devo purtroppo constatare che ben pochi erano a conoscenza di luoghi e di fatti antichi e recenti, che sto per ricordare, specialmente a quelli che si ritengono ancora malati di “sipontite”.
In questo mio intervento mi limito agli aspetti storici archeologici, naturalistici, artistici, e di riflesso anche turistici lasciando ad altri gli aspetti di decoro e di trascuratezza, per anni nei confronti di Siponto.
Ripropongo quanto già pubblicato in passato, e probabilmente ricordato da pochi…
L’area di Siponto, attrezzata a Pineta negli anni della fondazione della moderna Siponto è quanto rimane di una superficie archeologica di straordinaria valenza storica , che si estendeva senza soluzione di continuità fino alla Località Mascherone , dove l’archeologa Catherine Delano Smith individuò il luogo dove vi era una straordinaria villa romana di cui rimangono, solitari e sommersi indecentemente dai rifiuti i resti delle possenti mura in opera reticolata. La Delano Smith sostenne che la Villa di Località Mascherone era del tutto simile a quella che Plinio il Giovane fece costruire ad Ostia (Catherine Delano Smith: “Daunia Vetus”).
In particolare, l’area interessata, quella della Pineta, ha restituito i resti di un ipogeo paleocristiano del V Sec. (Scoppa 1), e i resti di una chiesa paleocristiana del VI Sec. attribuita al Vescovo Lorenzo Maiorano e dedicata ai protomartiri Stefano ed Agata (Scoppa 2). In quest’ultimo (detto erroneamente ipogeo) è affiorato un frammento di uno splendido mosaico policromo (vedi foto) , coevo alla chiesa di Lorenzo e appartenente ad una scuola di artisti bizantini che in quel periodo operarono in Puglia, e che hanno forse anche realizzato quello splendido mosaico della Basilica paleocristiana (ormai ex) dell’area della
Santa Maria di Siponto i cui resti sono stati sistemati sulla parete laterale sinistra della stessa Basilica.
Sempre in questo ipogeo si possono intravvedere dall’esterno una serie di basi di colonne e soprattutto di tombe sub divo , sparse anche nell’intorno.
Sicuramente questa chiesa si estendeva oltre la strada , oggi detta degli Ipogei e si prolungava fino all’interno della pineta, come stanno a dimostrare molti frammenti di mosaico inseriti proprio al disotto del muretto di recinzione. E’ da ricordare che le chiese paleocristiane erano abbastanza grandi, dotate di colonne e capitelli, navate ed absidi con tutti gli arredi architettonici. Lorenzo Maiorano è noto come un grande costruttore di chiese. Ritengo che scavando nelle immediate adiacenze di questo ipogeo, si possa giungere a scoperte ancora più interessanti e sicuramente sorprendenti.
Di un’altra chiesa paleocristiana, dedicata a San Pietro, attribuita al Vescovo Felice, si hanno frammentarie ma precise notizie e che doveva sorgere lungo il Canale delle acque alte in corrispondenza della porta della città romana verso il mare.
L’altro Ipogeo (Scoppa 1), è quello che si trova all’interno della pineta . Questo Ipogeo presenta all’interno, una serie di loculi bisomi con arcosoli ( sei da un lato e sei dall’altro, con un ambulacro centrale. Le tombe circa una ventina, alcune delle quali distrutte,ma ancora leggibili.
Questi due ipogei (Scoppa 1 e Scoppa 2), sono stati da me,in collaborazione con l’Associazione Psykè, (allora ero presidente e fondatore di Archeoclub Siponto Onlus non più operativa ,(adesso Archeoclub Siponto Manfredonia Montesantangelo,di cui non faccio più parte, giusto per chiarezza) recuperati, ripuliti e resi fruibili dopo decenni di abbandono ridandogli la dignità storica che meritano.
Poi per il solito “mantra” della sicurezza (fino ad ora, dopo 90 anni, nessuno se ne era preoccupato) sono stati fatti chiudere, anzi, assurdamente ritombare con capaci lastre di ferro che ne occultano irrimediabilmente gli ingressi e che ne evitano un eventuale controllo in caso di infiltrazioni di acqua e liquami (come già successo) o di lesioni. E questo, senza un benchè minimo progetto di riqualificazione o di recupero. In offesa alle soprintendenti, in primis l’indimenticata e vera “madre” della Siponto Antica , Marina Mazzei, che, insieme ad altri ,hanno lasciato i loro segni indelebili. Tornando agli Ipogei Scoppa, chi li osserva dall’esterno, recandosi a Siponto, nella Pineta, si può rendere conto dello stato di incuria sporcizia e di abbandono a cui sono stati ricondannati. Tutto questo tra l’indifferenza generale di una città che sembra aver perduto l’antica dignità e la verve culturale.
Insomma un vero e proprio scandalo su cui meditare.
Sulle superfici esterne ai due ipogei e confinanti con il Canale delle Acque alte, sono individuabili coperchi di sarcofagi, romani e paleocristiani. Uno di questi, adagiato sul prato è di sicuro interesse storico e archeologico (è stato oggetto di una mia ricerca e di un mio articolo pubblicato), è un unicum sia per la forma che per un foro passante inserito nella pietra).
La presenza inoltre di loculi sub divo tagliati al tempo della costruzione del Canale delle acque alte e ben visibili, danno la certezza che l’area sepolcrale e religiosa che insisteva in tutta l’attuale Siponto era vastissima.
Sappiamo che sotto la chiesa moderna di Santa Maria Regina sono stati scoperti due ipogei, che sono straordinariamente interessanti. Uno di questi si ritiene una vera e propria chiesa rupestre del primo cristianesimo e sono gli unici tutt’ora visitabili ad opera della Parrocchia.
Sappiamo ancora (Marina Mazzei: Siponto Antica) che al di sotto del campo da tennis ci sono due grandi ipogei collegati , con camminamenti, ad altre strutture ipogeiche al di sotto di edifici costruiti dal Consorzio di Bonifica e oggi utilizzati per attività commerciali e che sfociano nella Pineta. Cosi come un altro grande ipogeo ancora perfettamente conservato, è stato individuato, qualche anno fa in seguito a dei lavori per l’installazione della tubazione del metano, al di sotto del Museo Etnografico di Siponto, e il cui ingresso è stato chiuso.
Tornando alla Pineta, da documenti storici ben circostanziati, si apprende che l’area sepolcrale identificata e non tutta completamente indagata della Siponto moderna, andava dalla marina fino alle mura di cinta della città romana e medievale. Da una lettera dell’allora Soprintendente onorario Can. Prof. Silvestro Mastrobuoni, inviata al Soprintendente Schettini e datata 18/2/1954 si apprende che . “….Altri ambulacri scavati lungo la via degli Ipogei e un numero imprecisato sotto l’attuale campo da tennis, tutti disseminati tra le mura e il mare, sulla cui riva sono evidenti resti di un arcosolio…..Ancora venti e piu tombe intatte …si notano nella pineta.”
A pochi , inoltre, è nota la passeggiata archeologica che porta verso la basilica di Siponto, e che confina con i poderi vicini al Canale delle Acque Alte. Si può ancora individuare, un nimphaeum di epoca romana per la raccolta e lo smistamento delle acque.
Della Villa Romana abbiamo parlato nella zona Mascherone.
La Pineta di Siponto va quindi protetta e difesa , perché deve essere riscoperto ciò che ancora esiste nel sottosuolo . E riqualificata anche dal punto di vista del verde: un vero e proprio Parco Naturale ed Archeologico, recintato come si deve come tutti i Parchi naturali e non con delle ridicole transenne di legno: con un controllo degli ingressi per evitare che , come lo è adesso sia utilizzata come discarica, pista da motocross, deposito di rifiuti vari , eccetera. Ma al contrario, utilizzata come polmone e spazio verde e sito archeologico dove ospitare anche manifestazioni culturali di alto livello (Teatro, balletti Classici,Concerti di musica classica, ecc.).
Che dire inoltre di valorizzare le sponde del Canale delle acque alte con panchine e illuminazione discreta: una vera e propria “Via degli innamorati” romantica e bellissima?
Una proposta: e se facessimo, della Siponto Moderna un vero e proprio Museo Diffuso ?
Un progetto dettagliato in tal senso l’ho presentato (Ho le e mail),come Archeoclub onlus, sia al Comune di Manfredonia, alla Soprintendenza e al Consorzio per la Bonifica di Capitanata nel 2017.
Di tutto quello che ho citato, specie per il recupero degli Scoppa, ho decine di foto scattate durante il lavori di pulizia e ripristino e sempre disponibile a rendendole note e solo per amore di VERITA’ e di rispetto per chi come i ragazzi della Psykè si sono prodigati per un mese e mezzo ,per la rimozione di fango e detriti e per la redenzione di questi meravigliosi luoghi della memoria.
Infine, di tutto ciò, allo Sporting, nella recente citata assemblea Sipontina, non se ne è parlato.
E neanche si è citato, per anzi sfiorato, forse uno dei più straordinari siti naturalistici italiani ed europei a poca distanza da Siponto, e cioè l’Oasi Naturalistica degli Invasi lagunari del Lago Salso, 550 ettari di paradiso naturalistico ignorato volutamente o perché sconosciuto per pura ignoranza, abbandonato a se stesso..una vera miniera di potenziale sviluppo turistico naturalistico che sta lì pronta ad essere degnamente fatta risorgere. Ma su questo argomento conto di ritornarci in maniera più approfondita.
Aldo Caroleo, Siponto, il 2 settembre 2024