Domenica 22 Dicembre 2024

Aldo Caroleo e la Pineta di Siponto

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Un Parco Naturale e Archeologico da scoprire, proteggere e valorizzare

 

Di Aldo Caroleo,  Siponto 

 

NB. Questo intervento avrei voluto farlo in una recente assemblea dei Sipontini ,residenti e non presso lo Sporting Club di Siponto, nel mese di agosto appena passato, ma non mi è stato concesso, come anche ad altri,   perché questo incontro,  programmato per le ore 18.30, era stato anticipato, senza darne preventivo avviso, alle 18.00 e quindi vanificando qualsiasi intervento  sia mio che di altri “Sipontini “  che si erano presentati all’orario programmato..

Ho sentito molte voci ,da parte di alcuni intervenuti , ma devo purtroppo constatare che ben pochi erano a conoscenza di luoghi e di fatti  antichi e recenti, che sto per ricordare, specialmente a quelli che si ritengono ancora malati di “sipontite”.

In questo mio intervento mi limito agli aspetti  storici archeologici, naturalistici, artistici, e di riflesso anche turistici  lasciando ad altri gli aspetti di decoro e di trascuratezza, per anni  nei confronti di Siponto.

Ripropongo quanto già pubblicato in passato, e probabilmente ricordato da pochi…

L’area   di Siponto,  attrezzata a Pineta negli anni della  fondazione della moderna Siponto è quanto rimane di una superficie archeologica di straordinaria valenza storica  ,  che si estendeva senza soluzione di continuità fino alla Località Mascherone , dove  l’archeologa   Catherine Delano Smith individuò il luogo dove vi era una straordinaria villa romana di cui rimangono, solitari  e sommersi  indecentemente dai rifiuti i resti  delle possenti mura in opera reticolata. La Delano Smith  sostenne che la Villa di Località Mascherone era del tutto simile a quella che Plinio il Giovane fece costruire ad Ostia (Catherine Delano Smith: “Daunia Vetus”).

In particolare, l’area interessata, quella della Pineta, ha restituito  i resti di un ipogeo paleocristiano del V  Sec. (Scoppa 1), e i resti di una chiesa paleocristiana del VI Sec. attribuita al Vescovo Lorenzo Maiorano e dedicata ai protomartiri Stefano ed Agata (Scoppa 2). In quest’ultimo (detto erroneamente ipogeo) è affiorato un frammento di uno splendido mosaico policromo (vedi foto) , coevo alla chiesa di Lorenzo e appartenente ad una scuola di artisti bizantini che in quel periodo operarono in Puglia,  e che hanno forse  anche realizzato quello splendido mosaico della Basilica paleocristiana (ormai ex)  dell’area della

Santa Maria di Siponto  i cui resti sono stati sistemati  sulla parete laterale sinistra della stessa Basilica.

Sempre in questo ipogeo si possono intravvedere dall’esterno una serie di basi di colonne e soprattutto di tombe sub divo , sparse anche nell’intorno.

Sicuramente questa chiesa si estendeva oltre la strada ,  oggi detta degli Ipogei e si prolungava fino all’interno della pineta, come stanno a dimostrare molti frammenti di mosaico inseriti proprio  al disotto del muretto di recinzione. E’ da ricordare che le chiese  paleocristiane erano  abbastanza  grandi, dotate di colonne e capitelli,  navate ed absidi con tutti  gli arredi architettonici. Lorenzo  Maiorano è noto come un grande costruttore di chiese. Ritengo che scavando nelle immediate  adiacenze di questo ipogeo, si possa giungere a scoperte ancora più interessanti e sicuramente sorprendenti.

Di un’altra chiesa paleocristiana, dedicata a San Pietro, attribuita al Vescovo Felice, si hanno frammentarie ma precise notizie e che doveva sorgere lungo il  Canale delle acque alte in corrispondenza della porta della città romana verso il mare.

L’altro Ipogeo (Scoppa 1), è quello che si trova all’interno della pineta  . Questo Ipogeo presenta all’interno, una serie di loculi bisomi con arcosoli ( sei da un lato e sei dall’altro, con un ambulacro centrale. Le tombe circa una ventina, alcune delle quali distrutte,ma ancora leggibili.

Questi due ipogei  (Scoppa 1 e Scoppa 2), sono stati da me,in collaborazione con  l’Associazione Psykè, (allora ero presidente e fondatore  di Archeoclub Siponto Onlus non più operativa ,(adesso  Archeoclub Siponto Manfredonia Montesantangelo,di cui non faccio più parte, giusto per chiarezza) recuperati, ripuliti e resi fruibili dopo decenni di abbandono ridandogli la dignità storica che meritano.

Poi per il solito “mantra” della sicurezza (fino ad ora, dopo 90 anni, nessuno se ne era preoccupato) sono stati fatti chiudere, anzi, assurdamente ritombare  con  capaci  lastre di ferro che ne occultano irrimediabilmente gli ingressi e che ne evitano un eventuale controllo in caso di  infiltrazioni di acqua e liquami (come già successo) o di lesioni. E questo, senza un benchè minimo progetto di riqualificazione o di recupero. In offesa alle  soprintendenti, in primis  l’indimenticata  e vera “madre”  della Siponto Antica , Marina Mazzei, che, insieme ad altri ,hanno lasciato i loro segni  indelebili. Tornando agli Ipogei Scoppa, chi li osserva dall’esterno, recandosi a Siponto, nella Pineta, si può rendere conto dello stato di incuria sporcizia e di abbandono a cui sono stati ricondannati. Tutto questo tra l’indifferenza generale di una città che sembra aver perduto l’antica dignità  e la verve culturale.

Insomma un vero e proprio scandalo su cui meditare.

Sulle superfici esterne ai due ipogei e confinanti con il  Canale delle Acque alte, sono individuabili coperchi di sarcofagi, romani  e  paleocristiani. Uno di questi,  adagiato  sul prato è  di sicuro interesse storico e archeologico (è stato oggetto di una mia ricerca e di un mio articolo pubblicato), è un unicum sia per la forma che per un foro passante inserito nella pietra).

La presenza inoltre di loculi sub divo tagliati al tempo della costruzione del Canale delle acque alte e ben visibili, danno la certezza che l’area sepolcrale e religiosa  che insisteva in tutta l’attuale Siponto era vastissima.

Sappiamo che sotto la chiesa moderna di Santa Maria Regina sono stati scoperti due ipogei, che sono straordinariamente interessanti. Uno di questi si ritiene una vera e propria chiesa  rupestre del primo cristianesimo e sono gli unici tutt’ora visitabili ad opera della Parrocchia.

Sappiamo  ancora  (Marina Mazzei: Siponto Antica) che al di sotto del campo da tennis  ci sono due grandi ipogei collegati ,  con camminamenti, ad altre strutture ipogeiche al di sotto di edifici costruiti dal Consorzio di Bonifica e oggi utilizzati per attività commerciali e che sfociano nella Pineta. Cosi come un altro grande ipogeo ancora perfettamente conservato, è stato individuato, qualche anno fa in seguito a dei lavori per l’installazione della tubazione del metano,  al di sotto del Museo Etnografico  di Siponto, e il cui ingresso è stato chiuso.

Tornando alla Pineta, da documenti storici  ben circostanziati, si apprende che l’area sepolcrale identificata e non tutta completamente indagata della Siponto moderna, andava dalla marina fino alle mura di cinta della città romana e medievale. Da una lettera dell’allora Soprintendente onorario Can. Prof. Silvestro Mastrobuoni, inviata al Soprintendente Schettini e datata  18/2/1954  si apprende che . “….Altri ambulacri scavati  lungo la via degli Ipogei e un numero imprecisato sotto l’attuale campo da  tennis, tutti disseminati tra le mura e il mare, sulla cui riva sono  evidenti resti di un arcosolio…..Ancora venti e piu tombe intatte …si  notano nella pineta.”

A  pochi , inoltre, è nota la passeggiata archeologica  che porta verso la basilica di Siponto, e che confina con i poderi vicini al Canale delle Acque Alte. Si può ancora individuare, un nimphaeum di epoca romana per la raccolta e lo smistamento delle acque.

Della Villa Romana abbiamo parlato nella zona Mascherone.

La Pineta di Siponto  va  quindi protetta e difesa  , perché deve  essere riscoperto ciò che ancora esiste  nel sottosuolo . E riqualificata anche dal punto di vista del verde: un vero e proprio Parco Naturale ed Archeologico, recintato come si deve come tutti i  Parchi naturali e non con  delle ridicole transenne  di legno: con un controllo degli ingressi per evitare che , come lo è adesso sia utilizzata come discarica, pista da motocross, deposito di  rifiuti vari  , eccetera. Ma al contrario, utilizzata come polmone e spazio verde  e sito  archeologico  dove ospitare anche manifestazioni culturali di alto livello (Teatro, balletti Classici,Concerti di musica classica, ecc.).

Che dire inoltre di valorizzare le sponde del Canale delle acque alte con panchine e illuminazione discreta:  una vera e propria  “Via degli innamorati”  romantica e bellissima?

Una proposta: e se facessimo, della Siponto Moderna un vero e proprio Museo  Diffuso  ?

Un progetto  dettagliato  in tal senso l’ho presentato (Ho le e mail),come Archeoclub onlus, sia al Comune di Manfredonia, alla Soprintendenza  e al Consorzio per la Bonifica di Capitanata nel 2017.

Di tutto quello che ho citato, specie per il recupero degli Scoppa, ho decine di foto scattate durante il lavori di pulizia e ripristino e sempre disponibile a rendendole note e solo per amore di VERITA’ e di rispetto per chi come i ragazzi della Psykè si sono prodigati per un mese e mezzo ,per la rimozione di fango e detriti e per la redenzione di questi meravigliosi luoghi della  memoria.

Infine, di tutto ciò, allo Sporting, nella recente citata assemblea Sipontina, non se ne è parlato.

E neanche si è citato, per anzi sfiorato, forse uno dei più straordinari siti naturalistici italiani ed europei  a poca distanza da Siponto, e cioè l’Oasi Naturalistica degli Invasi lagunari del Lago Salso, 550 ettari di paradiso naturalistico ignorato volutamente o perché sconosciuto  per pura ignoranza, abbandonato a se stesso..una vera miniera di potenziale sviluppo turistico naturalistico che sta lì pronta ad essere degnamente fatta risorgere. Ma su questo argomento conto di ritornarci in maniera più approfondita.

 

Aldo  Caroleo,  Siponto, il 2 settembre 2024

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