Imperioso monito dell’arcivescovo Moscone a conclusione della Festa patronale
«CARA Manfredonia, dì basta all’egoismo come logica di vita, e fai tua la logica e l’economia del dono e della solidarietà: costruisci un futuro degno della tua storia e delle tue autentiche tradizioni». È la vibrata esortazione rivolta dell’arcivescovo padre Franco Moscone, dall’alto della “Loggia Cesarano” della cattedrale che sovrasta la piazza traboccante di gente, con la omelia pronunciata al termine della immensa processione della icona della Madonna di Siponto, eletta protettrice di Manfredonia.
SE il lungo e partecipato pellegrinaggio della Madre di Dio costituisce il momento più significativo della Festa patronale, il discorso del presule sipontino al termine della processione, rappresenta il momento della riflessione, dell’analisi dello status della città in visione prospettica. Un discorrere, quello di padre Franco, nel solco di “Manfredonia ri-alzati”, realistico autentico, documentato, esplicito che punta dritto alle coscienze e ne scuote i sentimenti.
«CARA Manfredonia – profetica l’arcivescovo – se vuoi essere la città accogliente, coesa e degna della grande storia che ti ha fatto crescere risplendente di bellezza e vero onore, impara a dire basta». E dunque: «Basta alla illegalità ancora troppo strisciante che non teme di far uso di violenza, di intimidazione, di sfacciataggine verso le norme del civile convivere; basta ad una economia che “vende” il lavoro invece che favorirlo come diritto riconosciuto e tutelato dalla Costituzione; basta al lavoro nero, al lavoro povero e sottopagato, allo sfruttamento sempre presente; basta a chi usa il lavoro come strumento di clientelismo politico e merce di scambio; basta alla pressione mafiosa che condiziona scelte e prospettive di ogni tipo che continua a non aver paura di sparare, che invade il mercato di stupefacenti che indeboliscono e svuotano i giovani; basta alla presenza facile di armi sul tuo territorio e tra la tua gente; basta all’utilizzo egoistico del patrimonio edilizio che rende difficile se non impossibile a giovani famiglie trovare casa e vivere nella propria città, costringendoli alla fuga verso altre città favorendo il crescere dell’inverno demografico».
CONSEGUENZIALE al forte e chiaro imperativo, è il non meno determinato e incoraggiante «Manfredonia cammina, non ascoltare le voci di chi vede solo il negativo, puntando il dito per incolpare altri di quanto invece dipende da ciascuno: ognuno faccia la propria parte. Manfredonia cammina, abbi il coraggio di prenderti per mano e di camminare sulle tue gambe. Ritrova la fiducia perduta e scopri i tuoi talenti nascosti. Non farti disorientare, non farti sedurre da facili soluzioni che sanno di illusioni: coniuga quel sano ottimismo sempre abbondante di realismo. Cammina – insiste – con in una mano il Vangelo che ti insegna la logica dell’amore e della carità, e la Costituzione che ti permette di riconoscere i diritti da difendere e i doveri da assolvere. Cammina – sprona – verso il bene comune, il vivere una vita dignitosa a favore di tutti».
A RIPROVA «della ricchezza morale, il coraggio e la generosità della nostra gente», padre Franco ha richiamato tre luttuosi episodi che hanno segnato la cronaca locale: Martina, salita al cielo a sei anni «è diventata motivo di salvezza per otto altri minori che hanno avuto trapiantati i suoi organi»; i due giovani carabinieri tra cui il concittadino Francesco Pastore, definiti “martiri civili”, rimasti uccisi mentre erano in servizio sulla strada; Afzal Muhammad, emigrato regolare pakistano, morto d’infarto mentre cercava di difendere il suo esercizio commerciale da una rapina. «Tre testimonianze di martirio civile e religioso che dimostrano come la nostra città è capace di accoglienza ed inclusione nel rispetto delle differenze».
Michele Apollonio