Il filosofo Illiceto: punto di riferimento spirituale per costruire un nuovo umanesimo
È RICONOSCIUTA come la processione più toccante, appassionata, partecipata. È il clou della Festa patronale. L’eletta protettrice di Manfredonia, Maria SS di Siponto, il 31 agosto esce dalla Cattedrale e si reca in pellegrinaggio per le vie della città. L’accompagna il popolo guidato dal Presule sipontino: una moltitudine orante, assiepata lungo le strade, sui balconi e le finestre pavesati con coperte e tovaglie pregiate, tra una pioggia di petali di fiori. Un evento di straordinaria potenza emotiva, di celebrazione di religiosità, di richiamo alla speranza. Un rito sociale di fede.
«LA PROCESSIONE esprime il bisogno della gente di trovare un punto di riferimento spirituale in un periodo dove la visione materialistica ed edonistica è risultata insoddisfacente. Non certo una fuga dalla realtà altrimenti la religione sarebbe una forma di alienazione» annota Michele Illiceto, docente di storia della filosofia moderna e contemporanea presso la Facoltà di Teologia di Bari, l’Istituto superiore di scienze religiose metropolitano “San Michele Arcangelo” di Foggia, conferenziere rinomato.
«LA RELIGIONE e la fede – chiarisce – se vissute bene, aiutano ogni persona a vivere meglio la propria umanità, la propria libertà e dignità, sia a livello individuale che sociale, con effetti positivi nei diversi ambiti di vita familiare, civile, sociale e politica. Il cristianesimo in particolare, con i suoi valori di fraternità e di amore universale, di servizio e di solidarietà, può aiutare una città a vivere meglio il proprio essere comunità che non lascia indietro nessuno e che promuove il bene di tutti».
GLI AFFANNI dell’esistenza, le difficoltà della quotidianità influiscono sul senso della religiosità?
«COME in tutt’Italia, anche a Manfredonia la fede e la religione hanno subito l’urto della secolarizzazione e del neopaganesimo come l’ha definita il filosofo Natoli. Dove la religione ha resistito, grazie anche all’apporto dei cammini parrocchiali fatti alla luce del Concilio Vaticano II, tale urto per molti credenti è stato un’opportunità per crescere verso una fede più consapevole e matura, una fede adulta. Ma, laddove già vi era una fede soltanto devozionistica, poco nutrita della Parola di Dio, la secolarizzazione ha spazzato via tutto, lasciando posto ai nuovi idoli, anche se ogni tanto si ritorna al Sacro però più per una ricerca emotiva che per una vera e propria scelta di vita. Ecco io direi che la fede nel popolo manfredoniano è come assopita e che andrebbe quindi risvegliata».
LA CHIESA locale è in grado di interpretare le evoluzioni culturali popolari?
«LA CHIESA locale ci sta provando in tanti modi spesso poco evidenti a appariscenti: la formazione, il servizio agli ultimi, gli interventi del vescovo e dei vescovi negli ultimi anni sono un segnale positivo. Certo il cristianesimo è poco sociologico, ma questa è un’occasione per diventare un cristianesimo più profetico e meno devozionistico e bigotto».
QUAL È OGGI la funzione della Festa patronale?
«UNA OCCASIONE per ritrovare le radici della fede cristiana come forza su cui fare leva per costruire un nuovo umanesimo capace di affrontare le nuove sfide della postmodernità; per insaldare il senso di comunità nella nostra città, per rilanciare la cultura del Noi e farci uscire dall’individualismo imperante che mina le relazioni in ogni ambito: familiare, sociale, educativo».
Michele Apollonio