Un tempo, raccontano gli storici, durante il periodo della Novena dedicata alla Patrona SS. Maria di Siponto, era tradizione andare in processione verso la Basilica Maggiore di Siponto per prendere l’icona e accompagnarla in Cattedrale con canti e preghiere. I fedeli affidavano alla Mamma celeste ogni tipo di invocazione per proteggere i raccolti, affrontare le carestie e i lunghi periodi di siccità che imperversavano la Capitanata già a quei tempi, in cui era vescovo Andrea Cesarano. Oggi per fronteggiare la siccità e i problemi che ne derivano non basta rivolgersi alla Madonna, occorrono tempestivi interventi strutturali, non più procrastinabili. Tutto ciò è la conseguenza dell’aumento delle temperature atmosferiche derivanti dal surriscaldamento globale che negli ultimi decenni ha modificato l’ecosistema, creando danni incalcolabili alla biodiversità in tutto il mondo. Il periodo di grave siccità che stiamo attraversando sta mettendo a rischio l’intero comparto economico dell’agricoltura. Il Meridione d’Italia vive questa situazione con maggiore drammaticità. Basti pensare alla Regione Sicilia che, quest’estate, ha chiesto diversi interventi al Governo centrale: l’adeguamento degli invasi, la riparazione delle reti idriche, l’ammodernamento degli impianti di dissalazione nei siti dismessi di Porto Empedocle, Paceco-Trapani e Gela. Entro il 2026, sarà realizzato a Taranto l’impianto di dissalazione più grande d’Italia, funzionerà a osmosi inversa e dissalerà le acque di sorgente salmastre, del fiume Tara, producendo 60 mila mc al giorno di acqua potabile, corrispondenti al fabbisogno di circa 385 mila persone. L’appalto da 82 milioni di euro sarà finanziato in parte con i fondi del PNRR ed è stato assegnato ad un’associazione di imprese, guidata dalla società Cisa di Massafra, di cui fanno parte Suez Italy, Suez International, Edil Alta ed Ecologica spa. Il dissalatore del Tara produrrà, a regime, circa 5 volte il quantitativo di acqua prodotto dall’impianto di dissalazione ad uso industriale installato presso la raffineria di Sarroch, a Cagliari, in Sardegna, che è ad oggi il più grande d’Italia. Un’altra tecnologia che nel prossimo futuro potrebbe essere adottata in Italia è l’inseminazione delle nuvole o il “cloud seeding”. A Dubai e negli Emirati arabi l’adottano già da tempo per generare precipitazioni artificiali. Si tratta di processi che consistono nella “semina” di particelle fini come il cloruro di sodio che assorbe l’umidità e favorisce la condensazione nelle nubi umide, ioduro di argento o ghiaccio secco, che fungono da nuclei di condensazione in nubi fredde. Le sostanze possono essere disperse da aerei, rilasciate da dispositivi a terra o veicolate tramite uso di razzi o cannoni antiaerei. Auspichiamo che anche Manfredonia e provincia investano adeguate risorse per adottare le succitate tecnologie e tutte le misure atte a salvaguardare l’agricoltura della Capitanata e preservare l’ambiente terrestre e marino.
di Grazia Amoruso