Il pronunciamento dopo nove anni – La città torna a mobilitarsi
CHE NON FOSSE definitivamente chiuso l’affaire Energas lo si sapeva: erano infatti ancora in discussione presso il Governo e i massimi gradi della Magistratura, i ricorsi da parte della società napoletana titolare del progetto di localizzare alla periferia di Manfredonia, un grande deposito di Gpl della capacità di sessantamila metri cubi.
EBBENE il Consiglio di Stato si è pronunciato e a detto “si”, quel mega deposito di gas da petrolio liquefatto si può fare. Per tanti versi una doccia scozzese che per quanto potrebbe essere gradita nella torrida calura agostana, è indubbiamente per i manfredoniani ma non solo, una notizia che apre scenari sui quali si sperava, si confidava, dovessero svanire del tutto.
INVECE no: a quanto pare è tutto da rifare. La notizia diffusa da “Staffetta Quotidiana”, il “Quotidiano delle fonti di energia”, si è sparsa rapidamente riaccendendo timori e preoccupazioni che parevano finiti, confinate nel buon senso comune.
L’INTERA vicenda sin da suo apparire si è barcamenata in un serrato braccio di ferro tra la popolazione di Manfredonia con la quale si sono schierate in solido le autorità istituzionali ai vari livelli, e la società Energas che ha apposto una serie di dati tecnici e pareri autorevoli a sostegno di una iniziativa che veniva presentata con larghi margini di scurezza certificati da prestigiose e accreditate organizzazioni scientifiche. La contesa è andata avanti senza esclusioni di copi. La questione oltre che tecnica era essenzialmente etica: la città aveva già sperimentato le conseguenze di una industria chimica eppertanto respingeva a priori ogni e qualsiasi iniziativa che avesse a che fare con la chimica.
NEL 2016 fu indetto un referendum popolare che confermò inequivocabilmente il “no” a quel deposito che era collegato con una condotta sottomarina che attraversava l’intero golfo per raggiungere il porto industriale sulle cui banchina dovevano approdare le navi cisterna del Gpl. In questo bailamme di pro e contro, i vari Ministeri interessati non hanno concorso a fare chiarezza sulle decisioni da prendere. Il verdetto di oggi del Consiglio di stato riguarda il ricorso in appello del Comune di Manfredonia contro la Valutazione di impatto ambientale (VIA) rilasciata nel 2015 dall’allora Ministero dell’ambiente, ben nove anni fa. A mantenere in “vita” i termini del problema, la richiesta da parte della società Energas della proroga dei termini protrattisi – giustificò – a causa della perdita di tempo dovuta ai contrastanti pareri dei vari ministeri.
MA NEANCHE il Consiglio dei ministri – e siamo arrivati al 2023 – ha saputo sciogliere i tanti nodi che si erano addensati sulla questione: ha rimesso la patata bollente al Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica per un ulteriore approfondimento istruttorio. Infine, ma probabilmente non ultima tappa di un percorso di guerra, la decisione del Consiglio di Stato.
IL SINDACO Domenico La Marca ha convocato per giovedì i capigruppo consiliari e le rappresentanze delle varie forze politiche locali per attivare le opportune iniziative. «Faremo un appello al Governo perché tenga conto della volontà popolare espressa con un referendum, ma anche del modello di sviluppo del territorio che chiede ancora il risarcimento per quello che ha passato». Anche le varie associazioni culturali si sono attivate per far sentire ancora una volta la propria voce.
Michele Apollonio