C’è l’ordinanza ma non i controlli – I cittadini chiedono il metodo Vieste
AD AGGRAVARE le già critica situazione, è arrivata la calura ben oltre le tradizionali alte temperature estive. Una circostanza che ha fatto crescere l’esigenza di cercare refrigerio nelle ore notturne. Il che ha alimentato la diffusione della “movida”, ovvero serate “movimentate”, naturalmente a suon di musica. E qui scatta la guerra tra chi fa movida nello spirito del turismo, e chi, gli abitanti prossimi, è costretto a subire gli effetti fastidiosi della musica. Non tanto la musica in quanto tale, quanto piuttosto il volume a manetta mandato con i potenti diffusori. E montano le proteste di quanti a quella movida non partecipano ma cercano nel riposo notturno il ristoro per il giorno dopo lavorativo o anche di chi, per l’età, ha bisogno di quiete.
DUE POSIZIONI contrapposte ognuna con delle motivazioni giustificabili dai rispettivi punti di vista. Nel mezzo l’autorità cittadina alla quale i protestatari si sono rivolti ripetutamente senza peraltro ottenere gli effetti reclamati tant’è che si sono costituiti nel comitato “No degrado, no malamovida” per sostenere le proprie ragioni. Sono pertanto tornati alla carica nel chiedere la cessazione delle diffusioni sonore delle attività di intrattenimento musicale contestando la validità delle ordinanze sindacali con le quali si è cercato di stabilire un modus vivendi che contemperi le esigenze contrapposte.
SOTTO ACCUSA le ordinanze sindacali, in particolare l’ultima, la n. 4 del 17 luglio scorso emessa dal sindaco La Marca il quale si era premurato di affrontare la spinosa questione riunendo i contendenti intorno ad un tavolo per cercare una soluzione condivisa. La suddetta ordinanza stabiliva la cessazione delle emissioni sonore entro le ore 24 in alcuni giorni e l’una in altri, con la prescrizione di attuare “gli accorgimenti necessari atti ad evitare eccessivo disturbo alla quiete e al riposo delle persone”. Si consentiva insomma quella che è stata definita “musica di allietamento” o di “sottofondo”. Una definizione che ha lasciato ampi spazi di interpretazioni, tant’è che i problemi sono rimasti là dove erano.
QUELLA che pareva una soluzione salomonica nei fatti non ha avuto alcuno effetto. «I locali del centro continuano a comportarsi esattamente come prima» denuncia il Comitato. E spiega i motivi. «Mancano i controlli né da parte della polizia locale né da parte dio altre forze dell’ordine» viene evidenziato. «Non essendoci i controlli gli esercenti fanno il comodo proprio. Che senso ha – si chiedono i residenti – una ordinanza che non viene rispettata?».
ALLA DENUNCIA il Comitato abbina una proposta che è quella di applicare anche a Manfredonia il criterio usato a Vieste «la città principe del turismo italiano», ma anche a Lucera. L’ordinanza di Vieste è sintetica e chiara: “è vietato l’impiego degli apparecchi di diffusione sonora in tutto il centro storico”. Punto. Il Comitato chiede che tale ordinanza venga pari-pari adottata anche a Manfredonia. «Manfredonia deve ambire – è la riflessione – ad un turismo maturo che faccia arrivare gente e non che la faccia scappare, come succede invece adesso nel caos totale delle rumorose sere manfredoniane che sono a vantaggio di pochissime persone e a detrimento della maggioranza dei cittadini. Questa “movida” con il turismo – si afferma – non c’entra assolutamente nulla».
Michele Apollonio