WWF Foggia ritiene doveroso chiarire alcune affermazioni mosse nel recente comunicato stampa dell’Associazione per lo Sviluppo Turistico della Riviera Sud di Manfredonia. Accuse non solo errate ma anche prive di fondamento nei riguardi delle associazioni ambientaliste, basate su una mediocre conoscenza dello sviluppo di territorio e della governance amministrativa. Infatti tutti sanno che la riviera a sud di Manfredonia, lungo i suo suoi circa 10 chilometri, fu radicalmente modificata fra anni ’60 e ’80 con la creazione di numerosi villaggi turistici (sciali e scali), lidi balneari, attività di intrattenimento e infrastrutture che tutt’oggi sono attive. La riviera quindi nel giro di pochi anni subì una radicale trasformazione ed ove prima erano presenti paludi, pantani, pascoli, boschi e dune si ritrovano villaggi, strade e coltivazioni. Quindi anche all’osservatore più distratto tale territorio appare adeguatamente utilizzato dall’Uomo e non certo “vincolato” o “immobilizzato” come tale Associazione dichiara nel suo comunicato stampa.
Nonostante questo “sviluppo” l’area negli anni ha sempre mostrato una potenzialità naturalistica di enorme importanza in virtù delle sue zone umide relitte (naturali o artificiali), questo è dimostrato dal fatto che tale costa non solo è da sempre frequentata da amanti della Natura ma anche dagli appassionati cacciatori. È notoria, anche in questo caso, una atavica lotta fra ambientalisti che vogliono valorizzare l’area e il mondo venatorio che presidia con le sue aziende faunistiche-venatorie presenti.
Appare quindi pedissequo sottolineare che la riviera sud sia tutto tranne che “vincolato”, bensì l’azione di promozione del territorio svolto dalle associazioni ambientaliste è volto principalmente nel tutelare e valorizzare l’esistente anche in virtù delle problematiche ataviche come il bracconaggio, l’abusivismo edilizio, abbandono rifiuti, incendi, la distruzione degli habitat naturali etc.
L’istituzione delle tutele ambientali, come i siti Natura 2000 ad esempio, che ribadiamo non sono stati mai trasferiti – come erroneamente afferma tale associazione, perché già c’erano – è stata cruciale per la protezione della biodiversità e delle specie minacciate. Anche qui, contrariamente a quanto afferma l’associazione, i risultati negli ultimi anni sono stati entusiasmanti (unici in Italia), come il ritorno della lontra, di specie nidificanti come le cicogne bianche, del mignattaio, del marangone minore e tante altre specie rare che attirano numerosi turisti di tutte le nazionalità, studenti, ricercatori, media, influencer, ma anche riconoscimenti nazionali come quello ricevuto dall’Oasi Laguna del Re nella Giornata azionale del Paesaggio del Ministero della Cultura, che permettono di fare conoscere a livello mondiale la riviera sud anche destagionalizzando a beneficio di tutto il settore economico.
Concludendo, oggi diremmo che le “Zone Umide del Golfo di Manfredonia” sono un brand consolidato sta a noi cogliere l’occasione, e tali misure di salvaguardia non mirano a ostacolare lo sviluppo turistico, bensì a garantire un equilibrio sostenibile tra crescita economica e tutela ambientale.
Invitiamo quindi tale Associazione al dialogo e alla cooperazione per trovare soluzioni che rispettino entrambe le esigenze evitando sterili polemiche infondate.