Venerdì 19 Luglio 2024

Fine vita, Amati e Campo: “Si esamini martedì prossimo la pdl. Non possiamo lasciare ai giudici il ruolo di supplenza”

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“Si esamini nella seduta di martedì prossimo la proposta di legge sul fine vita, scritta in osservanza della sentenza della Corte costituzionale e pendente da moltissimi mesi.
Il fine vita è un diritto delle persone, di fronte al quale non possiamo restare a guardare, ignorando la Corte costituzionale e lasciando ai giudici ordinari il ruolo di supplente dei politici”.

Lo dichiarano i Consiglieri regionali Fabiano Amati e Paolo Campo.

 

“Per una questione di legalità e di rispetto per la libertà degli altri, chiediamo l’approvazione della proposta di legge sul fine vita, già all’ordine del giorno del Consiglio regionale dal 17 gennaio 2023.

L’esame e l’eventuale approvazione sarebbero una risposta di legalità, perché in esecuzione di un obbligo sancito dalla Corte costituzionale sin dal 22 novembre 2019, con la sentenza n. 242, e purtroppo disatteso.

Non si può decidere la vita degli altri sulla base dei propri convincimenti.

L’approvazione della proposta di legge sancirebbe l’osservanza pugliese della sentenza della Corte costituzionale, ritenuta dal Ministero della Salute auto-applicativa e fonte di obblighi esecutivi a carico delle regioni, per cui è già da escludere in partenza il rischio di una sentenza d’incostituzionalità.

Nel merito, la sentenza della Corte costituzionale n. 142 del 2019 ha sottratto dall’alveo della penale responsabilità la condotta di assistenza alla morte in presenza di determinate condizioni e fatto salvo il diritto di obiezione di coscienza, facendo scaturire – anche in termini di rispetto della dignità della persona umana – il dovere delle strutture sanitarie e del personale sanitario di prestare tutta la più adeguata assistenza per conseguire uno scopo, la morte, fonte di minore afflizione e sofferenza rispetto ad ogni cura e senza aver rinunciato prematuramente alle cure palliative.

Così posta la questione e riaffermando la competenza concorrente delle regioni in materia di tutela della salute, emerge dunque l’obbligo per le strutture sanitarie italiane, la cui gestione avviene com’è noto a livello regionale, di fornire il livello di assistenza riveniente dall’applicazione di norme statali, così come derivate da un giudizio di costituzionalità con cui è stata ampliata la sfera di non punibilità di una condotta sanzionata dall’art. 580 del codice penale e perciò aggiungendo una nuova prestazione assistenziale a carico del servizio sanitario nazionale e regionale.

La sentenza additiva di prestazione della Corte costituzionale risulta peraltro bilanciata anche con riferimento all’articolo 81 della Costituzione, poiché la nuova prestazione è abbondantemente coperta dai Livelli essenziali di assistenza, sia nella prospettiva delle cure comunque necessarie previste per i malati terminali e cronici, sia per la sua assimilabilità sotto il profilo meramente finanziario alle cure palliative.

Non si capisce quindi perché non dovremmo approvare subito la proposta di legge”.

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