Il dilemma tra scegliere un tecnico, competente ma con poca esperienza politica, o un politico, esperto nel campo ma con competenze tecniche meno sviluppate è un tema che si rincorre dai tempi dei Greci fino ai giorni nostri, passando in modo più profondo e riflessivo negli scritti politici di Norberto Bobbio tra il ’45 e il ’46, quando il filosofo, interrogandosi sulla “politica del Partito d’Azione” riflette sulla natura della politica nei suoi rapporti con la tecnica dal punto di vista di una “politica laica”
Bobbio distingue chiaramente tra la tecnica e la politica, definendo la prima come l’insieme di conoscenze e abilità necessarie per raggiungere determinati fini in modo efficace, e la seconda come l’arte di governare le società umane. Nel suo pensiero, la tecnica è orientata ai mezzi, mentre la politica è orientata ai fini.
La tecnica è un potente strumento a disposizione della politica, ma non può sostituirla. La politica deve rimanere il dominio in cui si definiscono gli obiettivi collettivi e si prendono decisioni normative. Egli avverte che la tecnocrazia, ossia il governo dei tecnici, rischia di ridurre la politica a mera amministrazione, svuotandola dei suoi contenuti etici e valoriali.
Il filosofo argomenta che il ruolo del tecnico è fondamentale per fornire le conoscenze e le competenze necessarie per affrontare problemi complessi. Tuttavia, avverte che i tecnici non dovrebbero mai sostituirsi ai politici nella definizione degli obiettivi e delle priorità sociali. La tecnocrazia, secondo Bobbio, può portare a una forma di governo in cui le decisioni sono prese sulla base di criteri puramente tecnici, senza un adeguato dibattito democratico.
Questa scelta dunque può influenzare notevolmente l’efficacia e l’efficienza della governance locale.
Un tecnico porta competenze specifiche e approfondite che possono essere cruciali per la realizzazione di progetti complessi ma potrebbe non avere le capacità necessarie per navigare le complessità della politica locale, come la negoziazione e la costruzione del consenso intesa anche come cattiva comunicazione al cittadino. Concentrato troppo sugli aspetti tecnici a scapito di una visione politica più ampia.
Un politico, viceversa, ha esperienza nella gestione delle dinamiche politiche, nella negoziazione e nella costruzione di alleanze, più abile nel rappresentare i bisogni e le preoccupazioni dei cittadini, avendo nel contempo una visione più ampia e strategica dello sviluppo della comunità. Di contro un politico potrebbe non avere le competenze tecniche necessarie per gestire progetti complessi e alcune decisioni potrebbero essere influenzate più dalle dinamiche politiche, portando a soluzioni meno ottimali.
Ma l’errore più grande che oggi assolutamente la nostra Città non puo’ concedersi è teorizzare che il politico puro debba essere lontano dalla tecnica di governo, dimenticandoci l’etimologia della parola stessa. Politica: “arte di governare la Polis”. Dunque, la Politica come Arte di Governare deve rimanere la maestria di governare le società umane, un’arte che richiede non solo competenze tecniche, ma anche sensibilità etica, capacità di mediazione e visione strategica. La politica è il campo in cui si realizzano i valori di giustizia, libertà e uguaglianza, che non possono essere determinati esclusivamente da criteri tecnici.
Il rapporto, dunque, tra tecnica e politica, riamane puramente dialettico: la politica deve avvalersi della tecnica per essere efficace, ma deve anche mantenere la sua autonomia per garantire che le decisioni siano prese in base a valori democratici e non solo a criteri di efficienza.
Questo equilibrio è essenziale per evitare la deriva tecnocratica e mantenere viva la dimensione etica della politica. Chi oggi afferma il contrario, invocando ostinatamente “espertoni” avulsi dai condizionamenti partitici ma completamenti lontani dalle dinamiche cittadine locali e dalle loro molteplici esigenze, dimostra, ancora una volta, improvvisazione, non avendo a cuore, per puro diletto allo scontro, le sorti dei Cittadini sipontini.
Quando la politica cede il passo, s’inchina, si sottomette alla tecnica, ha miseramente perso
Gaetano Brigida