Miano, CIA Capitanata: “Diminuiscono prezzo, rese e superfici e i cerealicoltori producono in perdita”
Sicolo, CIA Puglia: “I consumatori possono fare tanto, scelgano solo pasta 100% italiana”
A luglio 2022, con valori qualitativi inferiori a quelli di oggi, grano duro quotato 242 euro di più
Con un calo di 16 euro/tonnellata e, dunque, una valutazione sul mercato di 315-320 euro per il Fino e 305-310 per il Buono mercantile, le quotazioni del grano duro alla Borsa Merci di Foggia, mercoledì 10 luglio 2024, hanno toccato il punto più basso degli ultimi 4 anni, eguagliando i dati negativi del 2021. “È uno scenario sconfortante, tutto al ribasso: assieme alla quotazione, infatti, scendono le rese per ettaro a causa della siccità, sono diminuite le superfici coltivate, è in picchiata la redditività per i nostri cerealicoltori, insomma diminuisce tutto tranne i costi di produzione che aumentano e costringono gli agricoltori a produrre in perdita, accumulando debiti”, dichiara Angelo Miano, presidente di CIA Agricoltori Italiani di Capitanata, l’area italiana in cui si produce di gran lunga la maggiore quantità di grano duro italiano.
IL PARADOSSO DEL CANADESE. “Per qualità, vale a dire riguardo agli indici del contenuto proteico e del peso specifico, il grano italiano non è inferiore a quello canadese, eppure quest’ultimo si attesta a una quotazione di circa 370 euro alla tonnellata”, aggiunge Miano. “Queste dinamiche fanno pensare che volutamente si stia affossando il settore del frumento duro italiano, così da favorire e giustificare un ulteriore aumento delle importazioni dall’estero che abbassano i listini, facendo gli interessi delle grandi multinazionali della filiera della pasta e non solo. Tutto fa pensare a una operazione che fa ‘cartello’ a danno dei cerealicoltori italiani”.
LE DINAMICHE. A causa dell’intensa e prolungata siccità che ha caratterizzato l’Italia, in special modo Puglia e Sicilia, le rese per ettaro quest’anno sono in picchiata. Si produrrà meno grano duro italiano nel 2024. Al contrario, sono previsti abbondanti raccolti in Nord America, Russia e Turchia, proprio i principali Paesi, assieme al Kazakistan, dai quali negli ultimi due anni sono arrivati nei porti italiani i maggiori quantitativi di frumento importato. Anche a livello globale la produzione di grano duro è prevista in aumento.
LA QUALITÀ DEL GRANO. Il “Fino” che è stato duramente deprezzato dalle ultime quotazioni della Borsa Merci di Foggia ha un contenuto proteico minimo del 12,5% e un peso specifico di 80 kg/hl. Il 6 luglio 2022, il “Fino” alla Borsa Merci di Foggia veniva quotato 557-562 euro alla tonnellata, vale a dire 242 euro in più di oggi, con i seguenti parametri qualitativi: 12% di contenuto proteico, peso specifico di 76 kg/hl. “La qualità e la salubrità del nostro grano non hanno eguali”, spiega Gennaro Sicolo, presidente di CIA Puglia e vicepresidente nazionale dell’organizzazione. “Le quotazioni del grano duro italiano non rispecchiano quella qualità e non hanno rispetto del lavoro dei nostri agricoltori. Tutto questo si sta traducendo in un forte impoverimento della nostra cerealicoltura. Un settore strategico per il made in Italy nel mondo, per la filiera grano-pasta e per la nostra sovranità-alimentare. Invitiamo i consumatori a scegliere la pasta fatta al 100% con grano italiano, per garantirsi salubrità e piena tracciabilità e per sostenere i produttori di grano italiano. Scegliamo i prodotti realmente italiani, perché solo così possiamo difendere la salute dei nostri figli e la nostra economia”.