Sono innumerevoli gli episodi che hanno caratterizzato un particolare periodo della vita di Manfredonia, purtroppo sconosciuti alle nuove generazioni perché mai raccontati. Ci riferiamo all’ultimo conflitto mondiale (1942-1946), durante l’occupazione tedesca e successivamente angloamericana. Cercheremo di raccontare alcuni dei tragici avvenimenti che i manfredoniani hanno vissuto in quegli anni prendendo spunto da alcuni appunti a firma dell’amico Raffaele Occhionero, dei quali molti anni fa ha voluto farci dono. Sono trascorsi tanti anni da quel giorno, rovistando nel nostro archivio sono venuti alla luce e vogliamo renderli noti in particolare ai giovani, perché ne facciano tesoro e siano da monito nel condannare ogni forma di violenza. “Manfredonia in guerra”, questo il titolo che l’autore ha dato al suo racconto nel quale riporta testimonianze dirette, in quanto segretario particolare del Town Major americano Col. Charles Plamondon, Comandante Allied Air Force Area Comand Manfredonia Sub-Area. Tra i tanti avvenimenti registrati ci limiteremo a citarne alcuni, a partire dal 10 giugno 1940 data dell’entrata in guerra dell’Italia. Bollettini di guerra parlano di morte di nostri compaesani (battaglia di Mentana). Altra macabra notizia la morte del Capo Meccanico Luigi Pellico a bordo dell’incrociatore Zara. Mentre la nave affondava, nel tentativo di raggiungere la sala macchine per liberare i macchinisti, Pellico viene colpito sul ponte e non poté liberarli. Alcuni eventi curiosi, il 15 luglio 1941 Mussolini vestito di bianco visita il Porto di Manfredonia. Nell’attesa di ricevere le autorità locali, il Duce si diverte a lanciare monetine ai ragazzi presenti. Qualche ora prima un violento acquazzone crea vaste pozzanghere rendendo la strada quasi impraticabile. Giungono le autorità e tra questi il comandante del porto Manzella in sella alla sua bicicletta. Un lembo della cappa s’impiglia tra la catena e la ruota facendolo finire rovinosamente in una grossa pozzanghera la cui acqua sporca investe in pieno il Duce, trasformando la sua giacca bianca in color mota. Qualche giorno dopo il banditore Ciarlone, quasi cieco, incaricato da alcuni sconosciuti buontemponi, dietro compenso di 10 lire gira per le vie della città annunciando: “Signore e signorine di Manfredonia preparate la mbassanne (fasce) perché stanno per arrivare li suldati”. A parte gli episodi coloriti, in quel periodo la nostra città e i suoi abitanti hanno vissuto momenti tragici. Con l’occupazione tedesca in molti hanno trovato rifugio in campagna. Un gruppo di soldati alla ricerca disperata di mezzi di trasporto per battere in ritirata, in una sparatoria colpiscono a morte un bambino. Un cittadino, per reazione, ammazza il tenente tedesco, tumulato poi nel cimitero di Manfredonia. Il contingente tedesco prima di abbandonare la città oltre a sistemare un cannone sul molo di levante, piazza le mine per farlo saltare mettendo in pericolo anche le imbarcazioni da pesca. Disastro sventato grazie al provvidenziale intervento del nostro indimenticabile Arcivescovo Mons. Andrea Cesarano, a rischio della propria vita, in ginocchio implorò i soldati tedeschi di desistere dal far saltare il porto, riuscendoci. Durante l’occupazione nazista e quella alleata il nostro amato arcivescovo si prodigò per evitare assurde rappresaglie e distruzioni. Per questi atti eroici nel 1944 gli vennero conferite la medaglia d’argento al Valor Civile, il 27 dicembre 1963 l’Onorificenza di Gran’Ufficiale e il 2 giugno 1965 la Medaglia d’Oro ai Benemeriti dell’arte. solo unendo le forze e procedendo tutti nella stessa direzione. Il futuro è nelle nostre mani, dobbiamo solo decidere che strada percorrere.
di Matteo di Sabato