Nel dibattito elettorale non c’è alcun cenno ad una realtà che c’è
IN QUESTO periodo di abbrivio alle consultazioni elettorali dell’8 e 9 giugno ormai prossimo, si vanno accrescendo le manifestazioni di propaganda elettorale dei vari candidati a costituire il nuovo consesso governativo di Palazzo San Domenico, in primis ovviamente gli aspiranti sindaci. Una campagna elettorale, come è tradizionalmente indicato il periodo pre-elettorale, nel quale i candidati a sindaco e a consigliere comunale, cercano di presentarsi e di presentare ai cittadini, le rispettive intenzioni programmatiche da attuare nel periodo amministrativo che come noto è di cinque anni.
E DUNQUE incontri anche conviviali con le varie categorie di elettori, tavole rotonde, confronti diretti fra i quattro candidati sindaci La Marca, Galli, Di Staso, Tasso. La città, il territorio, vengono dipinti con i colori più smaglianti, rappresentate le soluzioni più avveniristiche ai problemi giacenti da decenni, assicurando sviluppo e benessere nella legalità e nel cambiamento oculato. C’è una soluzione per tutto e per tutti. Insomma, si promette una Manfredonia come mai la si è vista e concepita.
L’ATTESA della gente è naturalmente quella di vedere tutto quel gran ben di Dio realizzato. Anche se sui vari social i pareri di chi sta dall’altra parte di quel “mondo dorato”, non sono concordanti. Anzi. E le domande che si pongono sono tante. Tra queste quella riferita alla mafia. L’editore locale Andrea Pacilli ha espressamente e opportunamente rilevato come di quell’ordine criminale non se ne parla, non si è aperto alcun dibattito. Nonostante la città porti i segni indelebili di “infiltrazioni mafiose” certificati da provvedimenti governativi e giudiziari (Comune sciolto, diverse interdizioni di attività economiche) che hanno interessato le istituzioni amministrative e organismi privati locali delle quali si sta tutt’ora occupando la Magistratura inquirente. Una presenza opaca ma operante. Non interessa?
IL PROBLEMA è invece fortemente avvertito nelle “basse sfere” cittadine. Ad attestarlo una iniziativa di grande valore e interesse sociale: la costituzione del “Presidio cittadino di Libera”, la rete di associazioni, cooperative sociali, movimenti, scuole, sindacati, diocesi e parrocchie, presieduta da don Ciotti, solidali nell’impegno contro le mafie, la corruzione, l’illegalità e quindi per l’affermazione della giustizia sociale e la ricerca della verità. L’intento di costituire nella città del golfo adriatico un Presidio di Libera, era stato annunciato in Piazza Duomo, al termine della grande manifestazione anti-mafia guidata da don Luigi Ciotti e dall’arcivescovo padre Franco Moscone, tenutasi nell’autunno scorso animata dalla partecipazione straripante delle rappresentanze di tutte le categorie attive della città. Fu quella una gridata attestazione di ripulsa verso una situazione di sofferenza collettiva latente ma attiva.
AD AVVIARE il percorso del Presidio, l’istituto Ungaretti “Caterina Ciavarella” che ha ospitato il meeting il “Coraggio della memoria” presente la vice presidente di Libera, Daniela Marcone che inaugurando il Presidio, ha evidenziato «l’importanza della memoria collettiva che come la stella polare, guida le nuove generazioni nel tessere le trame della giustizia sociale, della solidarietà e della crescita comunitaria».
Michele Apollonio