A qualcuno può sembrare scontata la partecipazione del Manfredonia in serie D, la quarta serie nazionale. Qualcuno sognava anche il ritorno tra i professionisti. La realtà invece è un’altra: dopo la vittoria in Eccellenza grazie a presidente Di Benedetto di Trinitapoli, il Manfredonia ha rischiato di non iscriversi al campionato di serie D. Le trattative, sterili e a tratti incomprensibili, tra Di Benedetto e l’ex sindaco, Gianni Rotice, si sono interrotte a pochi giorni dalla chiusura dei termini per l’iscrizione. Solo qualche giorno prima l’ex Sindaco ha iscritto la squadra alla quarta serie attingendo alle proprie risorse economiche. In questo clima di incertezze, con lo scetticismo che regnava sovrano è iniziata questa stagione. La prima scelta, dopo l’avvicinamento del main sponsor, Vitulano Drugstore, della appassionata famiglia Vitulano, è stato ingaggiare mister Franco Cinque che, a qualche settimana dall’inizio del campionato, poteva contare su un manipolo di ragazzi e sul suo secondo, Matteo Di Staso. Mentre tutte le altre squadre erano in ritiro, il Manfredonia non aveva calciatori sotto contratto. Dopo un primo approccio con il consulente Franco Micco che ha fatto arrivare i primi atleti al Miramare, la svolta vera è avvenuta con l’arrivo di Livio Scuotto che, senza troppa esitazione, ha costruito un gruppo forte che da subito ha mostrato il suo valore. Mister Cinque, intelligentemente, ha subito lavorato sulla fase difensiva: la squadra, da subito, subiva poco e ha cominciato a fare i primi punti prima del previsto. Tra mugugni e divergenze il mister sipontino ha continuato imperterrito nel suo lavoro (capolavoro!) che più passava il tempo più guadagnava consensi, anche tra i calciatori, all’inizio non molto convinti del valore della loro guida tecnica. Il campionato è stato una crescita continua del gruppo in tutte le sue componenti, sul campo e fuori. Alla fine sarebbero bastati 38 punti dei 41 in classifica, però la matematica ha imposto la festa, a Gravina, all’ultima giornata nel tripudio di una tifoseria che non ha mai fatto mancare il suo irrinunciabile apporto.
di Antonio Baldassarre