A questo punto, quando mancano tre settimane alla presentazione delle liste elettorali, si sarebbe dovuto essere nel pieno della campagna elettorale con le formazioni politiche dei concorrenti alla conquista di Palazzo San Domenico, sede del Municipio. Si è invece ancora alla ricerca di coalizioni in qualche modo omogenee sotto il profilo dell’indirizzo politico, delle persone che dovrebbero rappresentarle, a cominciare da quella del sindaco, sintesi del retroterra proponente. Manca, non si è trovato (anche se non sono mancati i tentativi) l’uomo o la donna giusta. È anche probabile che non si è cercato negli ambiti giusti, o che non si è voluto andare oltre i limiti imposti da una tradizione abbondantemente superata. Non si è sondato il fertile orizzonte delle donne: ci sarebbe stata bene una donna preparata, vogliosa di cimentarsi con le faccende della politica cittadina. Sarebbe stata l’occasione propizia. Ma tant’è. Quelle poche proposte a sindaco messe sul mercato, sono tutte al maschile. E, stando ai commenti sui social o ascoltando la gente per strada e nei bar, non è che entusiasmino più di tanto. Non c’è quel personaggio che fa scattare la scintilla del gradimento fiduciario collettivo. Le proposte avanzate vengono dai raggruppamenti civici. “Manfredonia 2024”: Ugo Galli; “Insieme per Manfredonia”: Domenico La Marca; “Agiamo”: Antonio Tasso. Mancano all’appello i partiti che per definizione dovrebbero essere più pronti, dovrebbero essere i serbatoi di politici preparati, assicurare gente esperta nella conduzione amministrativa di una comunità. I tempi sono cambiati. Ma non evoluti. È un indietro tutta generale. Tanto dalle parti del “centrodestra” come del “centrosinistra” se la prendono comoda. Non per scelta, bensì perché non riescono ad organizzarsi. A sinistra, vaganti nelle grandi praterie per alla fine trovarsi con un partner occasionale in controtendenza peraltro con gli orientamenti nazionali (e regionali?). Partito Democratico e Movimento 5stelle hanno trovato un accordo: quale? Non si sa. Come ancora ignoto è il candidato sindaco. Se c’è. Ma è più probabile che sia una carta da giocare in un eventuale…campo allargato. I cittadini, quelli che poi devono avallare le scelte fatte, con il proprio voto, tenuti all’oscuro. Ma di peggio sanno fare a destra: litigano apertamente e di brutto. Pomo della discordia pare essere l’ex sindaco spodestato dopo meno di due anni dal trono dell’amministrazione comunale e che pare voglia in qualche maniera tornare a galla. Contro decisamente è Forza Italia scottata dalla sponsorizzazione fallimentare dell’ultima amministrazione, e della parte preponderante dei “Fratelli” di Manfredonia in contrapposizione dei “Fratelli” di Foggia che hanno formato un cartello più che di partiti concreti, di “fantasmi” citati per la bisogna. A sindaco sarebbero indicati Matteo Robustella, perfetto sconosciuto, oppure Vincenzo Di Staso, ex consigliere comunale, entrambi dell’entourage Rotice. Ma la questione non è limitata alla scelta del capo dell’esecutivo: ruolo niente affatto secondario hanno i consiglieri comunali che pertanto vanno reclutati secondo criteri ben precisi e razionali. E non sembra che ciò avvenga. Insomma pare di capire che si è di fronte ad una madornale incoscienza che sta ricacciando tutto indietro, una baraonda come mai sia capitato nella pur articolata storia manfredoniana. Una negligenza al limite dell’ostruzionismo dietro al quale la malcapitata Manfredonia giace negletta e impaurita. Sulla quale pende peraltro la pesante spada di Damocle dell’inchiesta giudiziaria dalla quale trapelano scenari terrificanti che chiamano in causa la politica e l’amministrazione comunale. L’impressione che si ricava è quella di un andazzo indietro tutta. Mentre tutto introno c’è un pullulare di iniziative e attivismo. Il riscontro è che cresce tra la popolazione sempre più delusa e amareggiata, la tendenza a non recarsi ai seggi elettorali. Non avrà il tempo e il modo di rendersi conto della situazione così come configurata. Chi scegliere, come scegliere, sarà il problema. Un antefatto che non preannuncia orizzonti sereni per una città da troppo tempo in attesa del salutare risveglio.
di Michele Apollonio