“Il contrabbandiere”, l’ultima fatica cinematografica del regista brindisino Federico Rizzo, sarà proiettato a Lucera il 3 aprile presso il Cineteatro Dell’opera alle ore 18 e alle 20:30. La pellicola, prodotta dalla “Giuseppe Romanelli Film” di Martina Franca, è un caleidoscopio di vite, paesaggi ed emozioni, che intreccia sapientemente la bellezza mozzafiato delle terre di Brindisi e Taranto con una storia che affonda le sue propaggini nella drammaticità dei temi affrontati. Al centro della storia un ristoratore, le cui difficoltà economiche, aggravate dai rincari legati al conflitto in Ucraina, lo spingono a scegliere un percorso di disperazione e resilienza.
La decisione di recuperare il contrabbando di sigarette, un fenomeno creduto estinto dopo l’operazione “Primavera” della Guardia di Finanza, diventa il punto focale di un racconto che va ben oltre il crimine. È, infatti, il pretesto attraverso il quale il film lancia un grido di denuncia verso la crisi sociale ed economica che attanaglia i territori di Brindisi e Taranto, un’area segnata da una fatale depressione culturale oltre che da una depredazione ambientale.
La scelta di Federico Rizzo di ambientare la vicenda in luoghi così evocativi e al tempo stesso così carichi di contraddizioni rende “Il contrabbandiere” un’opera che coniuga l’estetica della narrazione cinematografica con un’inchiesta-denuncia sulla sofferenza sociale di una comunità. La regia, nota per il suo approccio analitico e critico, guida lo spettatore in un viaggio riflessivo illuminando le sfaccettature più nascoste e dolorose della nuova povertà economica.
Il cast, ricco di attori tra esordienti e professionisti, Gianni Pellegrino, Sara Bevilacqua, Andrea Taurino, Nicola Pernisco, Giuseppe Romanelli, Francesco Saponaro, Antonio Barbero, Giuseppe Vitale, Gabriele Laghezza, Vincenzo Martire, Gianpiero Sartorio, Floriana Rignanese, Marica Coccia, Vincenzo Alighieri, Nazareno Mariano, Marilyn Scardicchio, Rebecca Benvenuto, Gina Conserva, Lorena Zaccaria e Giuseppe Mingolla, contribuisce a dare vita a personaggi autentici e profondamente umani, ciascuno dei quali racchiude in sé una storia, una speranza, un dolore. La loro interpretazione regala al film un’anima vibrante, in grado di coinvolgere lo spettatore in una narrazione corale che parla di lotta, speranza e dignità. La colonna sonora di Marco Biscarini, allievo di Ennio Morricone e vincitore nel 2020 di un David di Donatello (miglior suono), sostiene ulteriormente il film intrecciando le sue note a un racconto già di per sé denso di suggestioni e colori, e creando un’atmosfera che amplifica la portata dei messaggi veicolati.
Il fenomeno del contrabbando rispecchia, oltre alla illegalità delle sue pratiche endemiche, anche una complessa rete di dinamiche sociali, economiche e culturali che hanno radici profonde nella nostra storia. Una risposta sofferente alle pressanti necessità economiche di una comunità messa a dura prova da una catena di crisi ed emergenze successive. Negli anni Settanta e fino all’inizio del millennio, il contrabbando di sigarette si è esteso lungo le coste sfruttando la posizione geografica strategica contigua ai Balcani e al resto dell’Europa orientale. Questo rifugio consapevole era per molti una risposta alla mancanza di lavoro, alla stagnazione economica e all’isolamento di sacche rurali e costiere. L’operazione “Primavera”, citata nel film come il punto di svolta nella lotta al traffico, simboleggia gli sforzi dello Stato come snodo al trattamento di una questione meridionale cronicamente irrisolta, sospesa tra l’esclusione sociale e la marginalizzazione economica di strati sensibili della popolazione.
“Il contrabbandiere” si inserisce in questo contesto come opera che, pur focalizzandosi su una narrazione specifica, apre uno spaccato su un fenomeno molto più ampio orientando lo sguardo verso la complessità delle cause che inducono individui e comunità a scelte estreme. La decisione del protagonista di riprendere l’attività di contrabbando di sigarette diventa così metafora potente della lotta per la sopravvivenza. Per questo, il film propone una riflessione sul contrabbando non solo in termini di illegalità, ma come indicatore di disfunzioni che zavorrano la società. La crisi economica rappresenta solo l’ultima di una serie di sfide che hanno condotto al punto di rottura. La ricchezza di sfumature con cui il film tratta il tema del contrabbando porta a guardare oltre la superficie del problema, riconoscendo la necessità di indagare e sviscerare radici più profonde e immanenti. Alla base del film un disegno educativo e di sensibilizzazione, simmetrico all’urgenza di politiche più inclusive.
“Il contrabbandiere” segue con rigore una narrativa stratificata che affronta temi di bruciante attualità con una sensibilità e una profondità autentiche, a testimonianza di una conoscenza intima del nostro paesaggio meridiano. Federico Rizzo conferma il suo talento narrativo e la sua capacità di toccare corde profonde e lancia anche una sfida al pubblico: quella di guardare oltre la superficie, di interrogarsi sulle dinamiche sociali ed economiche del nostro tempo e di riflettere sulla responsabilità nei confronti di comunità in crisi. Un film che è un manifesto, un’esplorazione della condizione umana e un invito a non restare indifferenti. Un’opera che, al di là della sua intrinseca bellezza cinematografica e plastica, ambisce a lasciare un segno nel cuore e nella coscienza di chi la guarda, spingendo verso una maggiore consapevolezza del mondo in cui viviamo, a partire da quello più prossimo.