Il golfo di Manfredonia è l’habitat esclusivo scelto da quei molluschi per la loro riproduzione disciplinata da Regolamenti scolari
IL MARE, come la campagna, segue i ritmi delle stagioni. La primavera è quella delle seppie. La stagione della riproduzione. È con il ritorno del bel tempo e quindi delle temperature più calde, che le seppie si dirigono a branchi numerosi verso le rive del golfo per deporre le uova e assicurare la continuità alla specie. Il golfo di Manfredonia è la sponda prediletta dalle seppie. Da che mondo è mondo, a primavera inizia la corsa verso il litorale sabbioso dell’arco del golfo proteso sul mare Adriatico. Per l’abbondanza di seppie pescate il nome di Siponto lo si fa derivare da Sepius, seppia.
UNA ABBONDANZA straordinaria tant’è che è stato necessario regolamentare la “campagna delle seppie” con precise norme statuite in regolamenti emanati dall’autorità marittima. Esemplare quello del 1812, aggiornato nel 1888 dal Ministero industria e commercio; l’ultimo è del 1985 emesso dalla Capitaneria di porto di Manfredonia. La pesca avviene oggi come allora, con le reti da posta, collocate cioè verticalmente per catturare le seppie mentre si dirigono verso la costa. Le catture più abbondanti sono quelle delle reti collocate più prossime alla riva. Naturale che privilegiate sono le fasce di mare più prossime alla riva. E che pertanto sono state contese nel tempo non sempre pacificamente. Di qui la necessità del Regolamento. Che prevede la suddivisone dello specchio di mare che va da Manfredonia a Zapponeta e per ottocento metri dalla spiaggia, in tratti di mare definiti, tipo gli appezzamenti nella campagna che venivano assegnati ai pescatori a sorte. Un vero e proprio cerimoniale condotto dall’Autorità marittima, alla presenza dei pescatori, celebrato in Capitaneria di porto nel giorno di san Giuseppe.
DA QUALCHE anno quella cerimonia secolare non si tiene più. I pescatori non si presentano in Capitaneria. Pare che forze esterne al mondo della pesca abbiano deciso che l’assegnazione debba avvenire in forma privata. Quella tradizione prosegue invece a Zapponeta. Per Manfredonia una grave perdita culturale. Anche questo filone della identità manfredoniana si è disperso. Anche qui non mancano le colpe. Non si è infatti mai pensato di utilizzare quella straordinaria risorsa anche come mezzo di promozione turistica. Fare di quella cerimonia del sorteggio delle “vasche” di mare, un momento di festa della pesca, una occasione in cui ragionare su una risorsa che da sempre ha costituito un punto fermo e notevole della vita della città ma che da anni ormai è in forte calo. Una sensibile riduzione delle barche che si ripercuote necessariamente sull’occupazione ma anche su tante altre attività indotte oltre che sul contesto economico della città.
UNA OPPORTUNITA’ per discutere anche in forma pubblica dei problemi che condizionano una attività dalla materia prima eccellente che tuttavia è in crisi anche per l’introduzione di talune norme istituzionali che hanno finito per condizionarla pesantemente. Purtroppo anche questa realtà così presente nella quotidianità cittadina, non viene opportunamente e forse doverosamente considerata.
Michele Apollonio