“Affari loschi a Manfredonia, lo scandalo viene da lontano”. Il titolo dell’edizione odierna della Gazzetta del Mezzogiorno (articolo a firma di Filippo Santigliano), rappresenta la perfetta sintesi e la migliore risposta alle isteriche ed imbarazzanti illazioni del Pd e dei personaggi dell’Amministrazione comunale che hanno lasciato in eredità alla città l’onta dello scioglimento per infiltrazioni mafiose ed il pesante fardello del milionario dissesto finanziario.
Eppure dimenticano fatti e misfatti di oltre vent’anni di governo alla guida della città, cercando di purificarsi mediante la mistificazione degli accadimenti fatti emergere nell’inchiesta “Giù le mani”, dalle cui carte si evince chiaramente l’integerrima azione di legalità e trasparenza condotta dal sindaco Gianni Rotice, pur nonostante le pesanti intimidazioni e pressioni ricevute, anche per mezzo di un dossieraggio mediatico costruito a tavolino per delegittimarlo nel suo ruolo di sindaco e di stimata persona.
Un’azione energica che ha iniziato efficacemente a scardinare le storiche incrostazioni esistenti tra criminalità, politica e tecnostruttura e che è costato a Rotice dapprima un doloroso calvario mediatico e, poi, la caduta dell’Amministrazione con una raccolta firme tra 13 pavidi consiglieri comunali; l’unico modo per fermare chi non ha mai voluto cedere ad alcun tipo di compromesso e di illecito.
Il Pd, che alle elezioni del 2021 non ha avuto neanche il coraggio di mettere il proprio simbolo salvo poi uscire allo scoperto in Aula circa un anno dopo, dimentica gli stabili rapporti esistenti tra i suoi rappresentanti di spicco con quelli della criminalità e della cosiddetta zona grigia, protagonisti tra gli altri, per esempio, della strage di San Marco in Lamis, della maxi operazione antidroga di inizio anno e di tante altre inchieste.
Lo testimoniano tante foto, non solo di tante campagne elettorali. Senza contare lo scioglimento per infiltrazioni mafiose dell’ottobre 2019 determinato per l’asservimento e l’inerzia di quell’amministrazione rispetto a questioni molto sensibili, come, ad esempio, le concessioni demaniali.
Quanto alla questione “Guarda che Luna”. Chi faceva parte dell’Amministrazione che anni fa concesse le autorizzazioni? Quali i dirigenti ed i tecnici che dovevano controllare? Cosa è stato fatto in tutti questi anni per ripristinare la legalità richiesta dalla Squadra Stato? Perché tanto silenzio sul tema?
Dalle carte di “Giù le mani” emerge in maniera inquietante il pesante clima di minacce a Rotice ed alla sua famiglia, poiché stava facendo il proprio dovere di primo cittadino nella lotta contro ogni forma di criminalità ed abusivismo, facendo rispettare le Leggi. E cosa fanno il Pd e certi personaggi delle precedenti amministrazioni? Anziché esprimere solidarietà, continuano con le offese e le millanterie per allontanare le responsabilità delle loro azioni e dei loro comportamenti ai tempi del governo di Manfredonia.
La città non accetta lezioni di moralità da chi l’ha mal governata per oltre vent’anni. E non è più il tempo di operazioni politiche ed elettorali di inutili pulizia di facciata con alle spalle i soliti burattinai pronti a tornare a gestire il “potere” da Palazzo San Domenico. E, allora, siamo noi che ve lo diciamo: “Giù le mani dalla città” perché non è la VOSTRA!
“STRADA FACENDO – MANFREDONIA”