Giovedì 21 Novembre 2024

Arresti a Manfredonia, Rotice: “Mandato a casa perché fatto il mio dovere, ero scomodo”

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La bolgia del pubblico del “Miramare” tornato a porte aperte per la gara con il Bitonto ed il silenzio omertoso sull’inchiesta “Giù le mani”. E’ strana questa domenica a Manfredonia, dove la squadra di calcio sta riportando in auge il nome della città e riavvicinando socialmente allo sport e all’orgoglio di appartenenza sipontina anche bambini, ragazzi, donne e famiglie, con una giornata di festa da vivere tutt’insieme al “Miramare” per sostenere i beniamini biancocelesti, grande protagonista del girone H di Serie D che nessuno aveva immaginato il 13 luglio, giorno del salvataggio in extremis della società sull’orlo del nuovo fallimento da parte di chi ha sempre contribuito al sostegno ed alla crescita del “Manfredonia Calcio”.
A fare da contraltare a questa splendida cornice, l’amarezza della città, e la mia in primis, per quanto sta emergendo da “Giù le mani”. Sono stato isolato, delegittimato ignobilmente come persona e mandato a casa come sindaco perché ho fatto il mio dovere, tenendo la barra dritta e dicendo no a pressioni, compromessi ed intimidazioni di ogni genere per portare avanti atti amministrativi che rispondevano, nel segno della legalità e della trasparenza, solo all’interesse dei cittadini ed allo sviluppo del territorio.
Nonostante anche le continue pesanti minacce ed intimidazioni personali ricevute, sono stato coerente e coraggioso.
Manfredonia con la nostra Amministrazione, aveva iniziato, nonostante tutte le difficoltà ed i sabotaggi, un sano processo di cambiamento, evitando di avere contatti con personaggi “opachi” e vicini a certe dinamiche “deviate”, collaborando con Magistratura e Forze dell’Ordine, che ringrazio per il prezioso lavoro che svolgono ogni giorno.
Regie occulte esterne e connivenze interne ci hanno impedito di amministrare, ero ed eravamo scomodi. Non abbiamo mai abbassato la testa o girato lo sguardo, abbiamo sempre avuto la schiena dritta, tant’è che ad un certo punto è stato deciso che dovevano staccarci la spina. Era l’unico modo per fermare la nostra rivoluzione morale di risanamento e rilancio di Manfredonia.
In due anni abbiamo rotto il muro di omertà e silenzio su questioni che erano sotto gli occhi di tutti e rispetto alle quali era preferibile girare la testa. Abbiamo fatto luce su argomenti tralasciati per oltre vent’anni.
In questi due anni, in cui sono stato quotidianamente bersaglio di dossieraggi montati ad hoc da certa stampa (come sta emergendo dagli atti di “Giù le mani”) su argomenti futili e senza alcun fondamento, nessuno, e dico nessuno, neanche quella pavida opposizione in aula sempre pronta a fare show mediatico, si è mai occupato o ha mai chiesto del “Guarda che Luna”, che mai in passato aveva visto la conclusione risolutiva dell’annosa questione per lo smontaggio di quella struttura.
Nei quasi due anni da sindaco della mia amata città, mentre portavo avanti questi epocali e complessi processi di cambiamento, non ho mai ricevuto sostegno da parte di alcuni politici e politicanti che sventolano a parole la bandiera della legalità e della lotta alla criminalità. Anzi, stranamente, venivo volgarmente attaccato ogni qualvolta si facevano importanti passi in avanti nella lotta ad ogni forma di abusivismo e crimine.
Manfredonia per l’affermazione della legalità ha bisogno di coraggio e coerenza come anticorpi all’omertà ed alle connivenze. Deve saper sempre dire di NO a certe logiche, come ha saputo fare, accanto a me, la parte onesta di Assessori e Consiglieri della mia Amministrazione comunale e la parte sana della tecnostruttura di Palazzo San Domenico, che hanno saputo opporsi a certe dinamiche, preferendo, con comportamenti ligi, il rispetto delle Leggi ed il bene dei cittadini.
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