“Gli organici dei Centri di Salute Mentale in Capitanata scontano la grave carenza di personale sanitario e, di conseguenza, registrano enormi difficoltà nella erogazione di servizi fondamentali nell’ambito di quella che dovrebbe essere una sanità territoriale efficiente e davvero vicina alle esigenze dei pazienti”.
Lo afferma il consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Giannicola De Leonardis, che ha presentato una interrogazione all’assessore Palese sul tema. “Allo stato attuale, tali Centri sono praticamente ridotti ad ambulatori specialistici dove si prescrivono e si somministrano farmaci, a volte anche costosi, e dove il personale è costituito soltanto da medici e infermieri. Ci sarebbe bisogno anche di altre figure, attualmente carenti o assenti del tutto. Mancano totalmente gli educatori e i tecnici della riabilitazione psichiatrica, alcuni Centri sono del tutto privi di psicologi, altri di assistenti sociali, altri di OSS – spiega De Leonardis che prosegue – Si configurano, quindi, delle disparità assistenziali enormi tra un ambito territoriale e l’altro.
Anche la figura professionale degli infermieri è colpita da una enorme disomogeneità di presenze: alcune sedi contano 1-2 infermieri professionali, altre 5-6. Attualmente i Centri di Salute Mentale foggiani sono rappresentati da tre Unità Operative Complesse (Foggia, Cerignola e San Severo), altrettante Unità Operative Semplici ed altre sedi ambulatoriali aggregate a queste per un totale di 13 strutture erogatrici di assistenza. In tutti questi presidi territoriali sono in servizio globalmente 11 psichiatri, 9 psicologi, 5 assistenti sociali, 32 infermieri e 5 OSS. Un Centro “tipo”, afferente ad una popolazione di 100.000 abitanti, prevede invece una dotazione organica di: 6 medici; 3 psicologi; 2 assistenti sociali; 10 infermieri; 3 educatori professionali; 2 terapisti riabilitativi psichiatrici, 2 OSS e 1 amministrativo per un totale di 29 figure professionali. Ne deriva che – evidenzia De Leonardis – per una popolazione di 600.000 abitanti, quanti sono quelli della provincia di Foggia, dovrebbero risultare 36 medici psichiatri, 18 psicologi, 12 assistenti sociali, 60 infermieri professionali, 12 OSS.
Di contro, invece, i Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura, che sono di attinenza ospedaliera, possono contare su organici anche superiori rispetto a quelli previsti in dotazione. Le unità operative CSM dovrebbero essere dimensionate in base all’esigenza di assicurare un’apertura di 12 ore per 6 giorni a settimana per i centri più popolosi per quanto concerne le sedi di Struttura Complessa (Foggia, Cerignola, San Severo) e un’apertura di 6 ore per gli ambulatori delle Strutture Semplici, “satelliti” delle Unità Operativa Complesse, (Manfredonia, Troia, Lucera, San Giovanni Rotondo-San Marco in Lamis, Rodi). Mentre nelle altre città, meno popolose, si dovrebbe assicurare la presenza di una equipe completa 2-3 giorni a settimana. Alla luce di questo quadro – aggiunge De Leonardis – è lecito chiedersi come può essere garantita l’erogazione dei LEA e la definizione, attuazione e verifica dei programmi terapeutico-riabilitativi e socio-riabilitativi personalizzati dedicati ai pazienti, gli interventi sulla rete sociale formale e informale, la consulenza specialistica e la collaborazione con i reparti ospedalieri e gli altri servizi distrettuali territoriali, semiresidenziali e residenziali, la collaborazione con i medici di medicina generale, la collaborazione ed integrazione con i servizi per le dipendenze patologiche (SERT), con particolare riferimento ai pazienti con comorbilità di abuso di sostanze, interventi psicoeducativi rivolti alla persona e alla famiglia, progettazione coordinata e condivisa del percorso di continuità assistenziale? Se gli obiettivi sanitari strategici sono quelli di ridurre la spesa farmaceutica e sanitaria in generale, perché inaridire l’assistenza territoriale, che limita il ricorso al ricovero, oltre che la spesa farmaceutica attraverso la dispensazione diretta dei farmaci? Emiliano e Palese devono quindi fornire risposte rispetto a queste contraddizioni e porre in essere tutte quelle azioni utili per sanare l’ennesimo vulnus della sanità in provincia di Foggia”.