Da anni gli agricoltori in Italia e nel resto dell’Europa denunciano i propri diritti lesi dalle conseguenze di un mercato globalizzato in cui imperversano i diktat delle multinazionali che fissano a ribasso il costo del prodotto agricolo. Ciò danneggia pesantemente gli agricoltori che non riescono a sostenere le spese di produzione, acuìte anche dall’aumento dei costi energetici e dalle leggi comunitarie che non tutelano i prodotti made in Italy, ottimi per la qualità e la sicurezza alimentare. Anche Manfredonia, stamattina, 20 febbraio ’24, è stata protagonista dell’ordinato corteo degli agricoltori che con i propri trattori hanno attraversato la città, partendo dall’arteria principale di V.le Di Vittorio. Una manifestazione particolarmente commovente perché ha ricordato l’identità del nostro territorio di Capitanata, vocata all’agricoltura e alla pesca. Il corteo ha un significato ancora più forte. Rappresenta la “democrazia” e la “lotta” di rivendicazione dei diritti dei lavoratori dimenticati da troppo tempo dalla politica nazionale e regionale. Dalle immagini riportate in calce, si evincono i cartelloni che denunciano “la morte dell’agricoltura”. Le loro dignitose rivendicazioni si uniscono all’unisono a quelle dei francesi e dei tedeschi di questi ultimi giorni: Urge preservare il prodotto agricolo europeo come quello di Capitanata che rispetta tutte le disposizioni di legge per garantire la salubrità del cibo che dovrebbe arrivare sulle tavole degli italiani. Purtroppo ciò non avviene. La concorrenza estera è sleale, racconta ai microfoni di Manfredonianews, Nicola titolare di un’azienda agricola di Manfredonia: “il nostro grano rispetta tutti gli standard di qualità perché segue il ciclo biologico di maturazione, invece quello canadese adotta il glifosato, dannoso alla salute perché cancerogeno”. Continua Nicola “noi agricoltori abbiamo prelevato dei campioni di grano, dalle navi canadesi, pervenute al porto industriale di Manfredonia, per poterlo testare. Purtroppo ce lo vietano e saremo costretti ad analizzarlo altrove, fuori dalla nostra regione”. Egli fa un appello a tutti di stare attenti a ciò che consumiamo e portiamo sulle nostre tavole. I prodotti agricoli esteri non seguono le stesse ferree norme italiane che preservano la salute del consumatore. Ciascuno di noi può, nel proprio piccolo, fare una “protesta” attraverso una scelta consapevole del prodotto acquistato nella grande distribuzione. Un altro accento posto dall’imprenditore Nicola è la svalutazione del lavoro agricolo da parte delle Istituzioni che non bloccano con adeguati provvedimenti i “ribassi” delle quotazioni poste dal mercato delle lobby delle multinazionali. Ciò è accaduto qualche giorno fa, quando hanno protestato alla Camera di Commercio di Foggia ed il costo del grano ha subìto un ulteriore ribasso di 50 centesimi. Al danno anche la beffa di non essere ascoltati da chi avrebbe dovuto garantire la corretta valutazione del prodotto, considerando gli elevati costi che gli imprenditori agricoli sono costretti a sostenere in questo grave periodo di congiuntura economica. Né il mercato né la commercializzazione garantisce l’equa remunerazione dell’agricoltore. Quindi cosa fanno la “politica” e le Istituzioni? Auspichiamo che i sacrifici e il grido disperato di aiuto delle nuove generazioni di agricoltori possa scuotere le coscienze di quanti possono cambiare le regole del gioco.
Grazia Amoruso