Il vescovo Moscone: «prendiamo esempio da lui per seminare legalità, costrire modelli sani di economia»
SAN LORENZO Maiorano il vescovo venuto dall’oriente che la storia annovera quale primo patrono di Siponto e Manfredonia (440-545). Lo stemma della città lo raffigura a cavallo mentre sconfigge il dragone annidato sotto il ponte; sconfisse il barbaro Totila costringendolo ad abbandonare l’assedio di Siponto; consacrò il culto di San Michele Arcangelo nella grotta del Gargano. La chiesa cattolica lo venera il 7 febbraio, giorno della sua morte.
IL SECONDO patrono di Manfredonia è San Filippo Neri elevato il 26 maggio 1677 a protettore della città con tanto di bolla papale (l’unico ad avere il sigillo pontificio), dall’arcivescovo cardinale Vincenzo Maria Orsini poi Benedetto XIII. Maria santissima di Siponto è la terza compatrona della città a furor di popolo allorquando i frati di Tremiti nell’XI secolo donarono a Manfredonia una immagine della Madonna dipinta su legno di cedro che nella devozione popolare sostituì la Sipontina, una statua lignea raffigurante la Madonna col bambino Gesù.
AL CONTRARIO della chiesa che venera i tre compatroni con uguale intensità celebrativa, i manfredoniani dedicano alla Madonna di Siponto la “Festa grande” cittadina di fine agosto; privo di fasto è la ricorrenza di san Lorenzo designato come il “patrono dei forestieri”; pressoché trascurato infine san Filippo detto il “santo di cartone” in riferimento alla statua esposta in cattedrale realizzata in cartapesta dai maestri leccesi.
Il cerimoniale dei festeggiamenti prevedono, alle 10,30, presieduto il solenne pontificale dall’arcivescovo Padre Franco Moscone concelebrato dal clero diocesano, presenti le autorità civili e militari; al termine la processione per le vie principali della città con sosta in via Stella per la benedizione del mare. L’arcivescovo Moscone non ha mancato, nel messaggio ai fedeli e alla città, di rimarcare il difficile momento che Manfredonia sta attraversando. In qualche modo le stesse difficoltà del tempo di San Lorenzo che i sipontini chiamarono per superare i dissidi interni.
«IL NOSTRO Patrono – ricorda con forza – ha fondato Chiesa e Città proprio sul binario amore-servizio: prendiamo esempio da Lui e non abbiamo paura a coniugare i verbi amare e servire guardando all’insieme e al bene comune prima di ogni interesse individuale». Sulla scia di san Lorenzo e guardando al difficile momento politico-amministrativo della città, il presule Moscone ricorda come «anche nei contesti ardui e problematici come il nostro, è possibile costruire un futuro generativo, se seminiamo legalità, se rompiamo ogni tipologia di alleanza perversa che cerca di diventare sistema, se lottiamo per sconfiggere le “strutture di peccato” che sempre tentano di inquinare e approfittare di tutte le istituzioni». Il suo palpitante pensiero richiama quello del santo Patrono che sconfisse i barbari, per esortare «a sognare un futuro pieno di speranza per la nostra generazione e quelle che verranno facendoci carico della responsabilità del presente che stiamo vivendo» ammonendo come «la missione della politica è “arte di carità” volta a favorire la costruzione di modelli sani di economia sul territorio».
Michele Apollonio