Mercoledì 25 Dicembre 2024

Una donna per sindaca

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L’unica certezza al momento è che si andrà a votare per il rinnovo del consiglio comunale di Manfredonia nella prima decade di giugno prossimo assieme alle europee. Buio assoluto invece, tranne qualche “voce” da verificare, nella preparazione della campagna elettorale. Un surplace tra prudenza e incertezza sul da farsi. Un temporeggiamento dovuto alla gravità della situazione politico-amministrativa in cui Manfredonia si dibatte da fin troppo tempo. E le prossime elezioni amministrative si propongono come ultima chance per cercare di recuperare quanto meno un po’ di quella dignità di cittadinanza abbondantemente compromessa.Quel che trapela dai vari raggruppamenti che stanno tentando di costituirsi in prospettiva futuro breve, è che si incontrano numerose difficoltà di vario ordine a connotare quella che potrebbe presentarsi come proposta elettorale. In effetti le incognite e le variabili in una equazione politica sono tante, forse troppe perché produca un risultato accettabile dalla maggior parte dei cittadini. Il punto cruciale è questo: formulare una rappresentanza politica che risponda alle aspettative dei cittadini sempre più guardinghi e diffidenti dopo le tante fregature subite. La gente, l’elettorato, si aspetta di vedere proporsi per la guida della città, persone di rango, di riconosciuto prestigio, che abbiano la voglia e la propensione di occuparsi disinteressatamente delle questioni del governo della città latenti da fin troppo tempo sempre più sospinte in un groviglio inestricabile di tensioni roventi. Gente per bene, si dice comunemente, che sia uomo o donna. In modo particolare per il vertice amministrativo cittadino per il quale sempre più insistentemente si pensa ad una donna. E non certo per secondare una moda o una tendenza ormai molto diffusa tanto da non fare più notizia men che meno scalpore. Da tempo ormai le donne con specifica preparazione, sono presenti con prestigiose funzioni, in tutti i settori della vita pubblica e privata. Un plus valore ormai stabilizzatosi. Del resto proprio Manfredonia ha sperimentato quanta decisiva rilevanza hanno avuto le donne nella vicenda della caduta dell’ultima sia pur sconclusionata maggioranza amministrativa. E sono ancora le donne, tre commissarie vice prefetto, a governare la città. E allora perché non pensare seriamente a una donna sindaca di Manfredonia? Non fosse altro per rompere una routine invariabilmente maschile, ma anche e soprattutto per dare una visuale diversa alle prospettive di Manfredonia. Naturalmente anche per la scelta di una donna da proporre per lo scranno più alto di Palazzo san Domenico, le pregiudiziali sono pari a quelle accennate per un uomo. “Chi cerca trova”, consiglia un vecchio adagio. Occorre cercare, andando oltre i vecchi seminati, sondando nuovi ambiti senza preclusioni e condizionamenti da vecchia politica. Occorre rispolverare Diogene con la sua lanterna. Tra la gente c’è una forte presa di posizione per chi ha già dato (o avuto): avanza una irrefrenabile esigenza di nuovo, di incontaminato. Le minestre riscaldate non lusingano più. Le attese sono tante e motivate. Ci sono tanti treni in partenza. Qualcuno ha come meta Manfredonia. Il territorio manfredoniano è interessato ad iniziative che preconizzano segni di recupero e ripersa di un’area che ha già dato prova di poter supportare uno sviluppo solido e lungimirante. Un circondario industriale il cui valore strategico va ben oltre il localismo per essere una essenziale propaggine economica quanto meno di una provincia anch’essa alla ricerca di un sostanziale rilancio economico e sociale. Non è un caso che la spinta viene dal mare, dal porto in via di ricostruzione. A fronte del quale vi è un potenziale mondo imprenditoriale che dovrebbe approfittare delle tante opportunità messe in campo, dalle finanziarie come il PNRR alle strutturali come le Zes, per competere con il progresso che avanza da altri fronti. Spetta alla politica il compito di organizzare e indirizzare le legittime attese del territorio lambito dal golfo adriatico, politica alla disperata ricerca della propria identità.

di Michele Apollonio

 

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