Venerdì 22 Novembre 2024

Un Castello e la tragica vicenda di una vera regina

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Di  Aldo Caroleo

La leggenda di Bianca Lancia una donna che diede una lezione di amore, fierezza e coraggio  a Federico II

Qualche  anno fa sono stato a Gioia del Colle e ne ho visitato il castello Federiciano. E ho appreso che in quel Castello si è consumato il dramma di una donna, amata, amante ed infine  regina: Bianca Lancia. Ho visitato una delle stanze di quel castello dove sono scolpiti due seni a  ricordo di un fatto realmente accaduto.

Secondo la leggenda (o la storia?) tramandata da padre Bonaventura e ripresa dallo storico  Pantaleo, e anche secondo  la storica Federiciana, Bianca Tragni, autrice di diversi testi sull’Imperatore, Federico II di Svevia fece rinchiudere all’interno del castello di Gioia una donna  che egli amava fino alla follia e da essa era amato: la Dama  piemontese Bianca Lancia. L’unica tra le tante donne della vita di Federico che davvero aveva fatto breccia nel cuore dell’Imperatore, lo “stupor mundi”.

Tra le mura di quel castello , la povera Bianca fu rinchiusa e morì, dopo essersi  recisa entrambi i  candidi seni  che   inviò su un vassoio d’argento all’Imperatore insieme al suo bambino, Manfredi (che sarà il fondatore della “novellum Sipontum” e che in seguito, in suo onore sarà chiamata Manfredonia).

Si vuole infatti che Federico II  , accortosi della gravidanza, sospettandone il tradimento con un paggio (che fece uccidere)  e roso dalla gelosia fece gettare la giovane dama in una prigione ricavata nella torre del castello  detta appunto “torre della regina”.

In quella cella umida e buia,  Bianca mise al mondo Manfredi  che somigliava a Federico . Anche perché quel bimbo, come l’Imperatore, aveva un inconfondibile neo sulla spalla sinistra.

E Federico si dovette pentire amaramente e si sarà sentito umiliato, lui, l’Imperatore, la “luce del mondo”, lo “stupor mundi” di fronte a tanta  orgogliosa fierezza  ma anche dall’amore  da parte di quella donna che lui aveva conosciuta all’età di 15 anni e che era stata la sua concubina, amandolo in silenzio e dandogli tre figli. (Tragni)

E si precipitò, Federico, dalla sua residenza di Foggia fino a Gioia del Colle  per assistere all’agonia della donna che più di tutte aveva amato.

E  si decise a sposare con nozze morganatiche la sua amante di una vita, facendola così Imperatrice  anche se per pochi istanti.

E dire che Federico fu così innamorato di Bianca da dedicarle intense poesie d’amore: in una di queste definisce Bianca :” fior sor l’altre donne”, anche se la più famosa  fu: “Poi che ti piace amore” dove l’innamorato Sovrano  dice alla sua donna di volerla fare sua e di  farla diventare regina.

L’ultimo degli   Hostenhaufen   non sopravvisse per molto a Bianca. Sul finire del dicembre del 1250, mentre era a Castelfiorentino (Torremaggiore)  morì e ,a quanto fu detto dai suoi fedeli che assistettero alla sua morte, declamava morendo i versi per la sua amata Bianca.

E quando il corpo del grande Imperatore  stava per essere portato a Taranto ed in seguito  a Palermo, dove tutt’ora riposa, il corteo funebre fece sosta davanti al Castello di Gioia per dare l’ultimo addio a quella che, se pur per pochissimi istanti  era stata  “l’Imperatrice”.

Manfredi, secondo lo storico  di Casa Sveva, Nicolò Jasmilla : (“Le  gesta di Federico II Imperatore e dei suoi figli Corrado e Manfredi”) fu  il più caro dei figli  all’imperatore, allevato nella sua Reggia ed ammaestrato con i suoi insegnamenti, assegnandogli diversi territori  ed essere in essi come signore in quanto il padre aveva previsto,in base alle sue qualità,, quale principe sarebbe stato.

Sempre secondo lo Jasmilla, “la natura lo creò capace di accogliere tutte le  grazie  ed armonizzò tutte la parti del suo corpo con una bellezza così uniforme ,che in lui non c’era nulla che potesse essere migliore”

D’altronde Manfredi racchiudeva tutte le doti paterne ,per cui gli fu dato il nome di Manfredi, quasi un “Federico in permanenza,nel quale vi era impersonata  la paterna virtu’.”(Jasm. Ctz.)

Manfredi starebbe a significare Manus Frederici, come colui che è in grado di tenere lo scettro già tenuto in mano da Federico; oppure Menfredi , (Mens Frederici) che sta a significare mente e memoria di Federico  quasi che in lui continuassero a vivere la memoria e la mente di Federico; oppure Minfredi  (Minus Frederici ),ossia cresciuto inferiore a Federico  che significa  presentato come il maggiore; oppure Monfredi che sta a significare  monte o fortezza di Federico .(Jasmilla, citz.)

In qualunque modo si chiami,tutte le vocali nella loro diversità si adattano all’etimologia di un nome cosi’ illustre… (Jasm.)

Manfredi è ricordato da  Dante  nel  “De vulgari eloquentia” e anche nel  III Canto del “Purgatorio”

nel  famoso versetto “Biondo era bello e di gentile aspetto”

 

Aldo Caroleo

 

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