Un recupero della memoria proiettata al futuro
GLI ULTIMI quarant’anni di storia di Manfredonia, prosecuzione degli oltre sette secoli e mezzo dalla sua fondazione e dei più di duemila anni da Siponto sua naturale progenitrice. Un fil rouge che si è andato sempre più irrobustendo e illuminando della conoscenza e della consacrazione alla memoria storica di popoli dinamici, ricchi di attivismo consegnato alla storia. Una storia che continua osservata, analizzata, raccontata, tramandata. Ad assumersi questo fondamentale compito di civiltà il “Centro di documentazione storica di Manfredonia” che appunto da quarant’anni, attraverso i suoi straordinari studiosi e ricercatori, sfogliano gli archivi per il recupero della documentazione storica delle testimonianze orali; divulgano il frutto delle indagini e delle ricerche; promuovono la conoscenza del patrimonio storico, linguistico, artistico e ambientale di Manfredonia e del suo territorio anche attraverso convegni, dibattiti, conferenze.
COME quest’ultimo, in ordine di temo, tenuto nell’auditorium “Cristanziano Serricchio” al Palazzo dei Celestini, nel quale è stato presentato il “Bollettino 12” (142 pagine, stampato dai “Tipografi Dauni di Manfredonia” con il contributo della Fondazione dei Monti Dauni di Foggia) che, assieme alle 47 pubblicazioni prodotte dai soci, raccoglie gli ultimi studi e ricerche «che hanno segnato una svolta nella ricerca storica locale – ha osservato Michele Ferri, presidente del Centro – per il valore intrinseco e l’analisi critica dei testi: non più libri nati da libri – ha spiegato – ma documenti originali e autentici».
UN SUPPORTO culturale di straordinario rilievo che valorizza il patrimonio di conoscenze. «Una comunità che non ha consapevolezza, comprensione del proprio passato è come una persona che non si ricorda del suo vissuto» ha commentato Stefano Picciaredda, docente di Storia contemporanea all’Università di Foggia. «C’è infatti un legame indissolubile – ha affermato – tra le dinamiche del proprio passato e la costruzione del futuro».
NEGLI ingranaggi di questo complesso assunto, la presenza e l’opera del sodalizio di documentazione storica si pone come un baluardo a difesa della memoria storica della città cui re Manfredi diede l’assetto di città fortificata in un contesto urbanistico di grande respiro purtroppo interrotto dalla prematura morte del figlio di Federico II. «Nel 2000 il Centro ha avvertito il bisogno – ha ricordato Ferri – di rinnovarsi e di potenziare il suo orizzonte di ricerca storica che pur riguardando la realtà locale, si inquadra in una storiografia di più ampio respiro». La “microstoria” che fa da supporto e integrazione alla “grande storia”, ha ricordato Tommaso Prencipe, con Michele Ferri e Lorenzo Pellegrino, redattore del Centro, che ha compiuto un breve excursus sui documenti rinvenuti nella Biblioteca Nazionale, negli archivi di Sponsa, di Dubrovnik, di Vienna, dell’archivio segreto del Vaticano, di Foggia: «un patrimonio di inestimabile valore il cui studio può aprire nuovi scenari della storia conosciuta».
STRAORDINARIE strutture culturali del genere con una loro precisa e alta collocazione operativa, non godono purtroppo della disponibilità di sedi che consentono di dare il giusto e doveroso rilievo ad una qualificante espressione della città.
Michele Apollonio